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L’ITALIA DI C’E’ POSTA PER TE

Mattia Buonocore

di Mattia Buonocore

16/10/2008 - 12:42

L’ITALIA DI C’E’ POSTA PER TE

Maria De Filippi - C’è Posta per Te @ Davide Maggio .itDa otto anni imperversa sui nostri teleschermi con successo C’è posta per te, inespugnabile roccaforte del palinsesto di Canale5 (28.82% di share è la media delle prime quattro puntate) capace di sopraffare la più temibile concorrenza. Fiorello, Panariello, Ferilli e Dalla, Carlucci, Morandi, Clerici, Pupo e la Nazionale italiana di Calcio sono le vittime che il programma della “Sanguinaria” ha mietuto. Il format è  stato persino esportato, con successo, da Magnolia (in Italia produce Ça va sans dire Fascino) in giro per il mondo (solo per citare alcuni paesi: Germania, Spagna, Bulgaria, Francia, Libano).

Bollato da alcuni come tv spazzatura. Considerato l’emblema della tv del dolore, il programma si basa sulla spettacolarizzazione dell’uomo della strada che diventa inconsapevolmente carne da macello poichè costretto a mettersi a nudo dinnanzi a una telecamera, a mostrare i suoi sentimenti più profondi e le sue lacrime sottolineate da impudici primi piani.

Ma se si guardasse oltre quello che è il meccanismo del programma, abbandonando populiste considerazioni etiche, e ci si focalizzasse sulle storie della gente comune apparirebbe lampante come C’è posta per te, che piaccia oppure no, offre uno straordinario spaccato della realtà italiana, migliore di un qualsiasi manuale di sociologia.

Una realtà di provincia, d’altri tempi, per chi erroneamente ignora che il Paese è fatto da piccoli centri, non da metropoli, forse bigotta ma autentica e accorata. Realtà che per quanto ci sforziamo di essere “moderni” fa parte del nostro Dna ed è fatta di valori come la famiglia e l’orgoglio.

C’è posta è una fotografia neorealista del ventunesimo secolo italiano. Neorealismo che non proviene più dal cinema che troppo spesso strizza l’occhio alla lontana e dissimile America, nè tantomeno dalla fiction rinchiusa in banali cliché postmoderni.

Le storie raccontate hanno il fascino di tanti piccoli romanzi popolari capaci di appassionare lo spettatore giovane e meno giovane, anche quello più “sgamato”, che in una sorta di catarsi mediatica riesce ad immedesimarsi e a provare empatia dinanzi al palesarsi di sentimenti universalmente condivisi. Passioni ed emozioni viscerali, dunque, si mescolano in uno show che fa del pathos la sua ragione d’essere.

Spettatore che, poi, si sente partecipe attraverso il sadico meccanismo della busta che incuriosisce e fa parteggiare con lo stesso ardore di un tifoso allo stadio. Fenomenale meccanismo che solo un “genio del male” come Maria de Filippi poteva creare. Colei che tutto può e tutto muove, sancta sanctorum della televisione italiana, oltre a essere conduttrice è autrice dello show. Algida, come solo lei sa essere, si aggira per lo studio a raccontare le sue storie con semplicità e pacatezza incurante dei canonici tempi televisivi (“La signora sa mettere in scena, in maniera drammaturgica, il silenzio “ scrive Aldo Grasso). Gli ospiti “normali” cercano in lei conforto, le si rivolgono, come se la conoscessero da sempre, per un consiglio, per ringraziarla o semplicemente per invocare il suo nome..

“(…) Say it loud and there’s music playing, Say it soft and it’s almost like praying. MARIA, I’ll never stop saying MARIA!
The most beautiful sound I ever heard.
MARIA”

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29 commenti su "L’ITALIA DI C’E’ POSTA PER TE"

  1. vorrei l'indirizzo email di ce posta per te grazie

  2. ce posta x te fa cacare è una cazzata lo odio

  3. Io personalmente non ci andrei mai.Se è giusto o no speculare sulle emozioni altrui?La risposta mia è ovvia,no.Io partecipo come telespettatore,come persona e mi fa piacere quando ci sono ricongiungimenti,ma non mi senitirei di consigliare alla gente,vai lÃ.Però c’‘è la De Filippi,fa questo lavoro,la gente ci va,ci crede e si ricongiunge,prendo atto di questo.

  4. Gordon Gekko dice:

    @ANnuccia:scusami,ma tu stai dicendo che io sto esprimendo le mie idee in modo snob,e poi dici nell'ordine:che i film ""giusti"" (dove per giusti non intendo culturalmente elevati ma semplicemente film che abbiano una potenza espressiva molto realistica) n

  5. Bè Gordon Gekko siamo di due opinioni differenti e sicuramente proveniamo da due realtà molto dverse...

  6. @Gordon Gekko io non ce l'ho con te,ma il modo di esprimere le tue idee mi sa un pò di snob.I film giusti di cui parli non sono quelli che la maggior parte della gente di C'è posta guarda.A me non piace il programma,guardarlo per me è sprecare tempo.

  7. Gordon Gekko dice:

    @ANnuccia:Non ho mostrato alcuna erudizione,ho semplicemente dissentito dall'utilizzare il termine ""neorealismo"" con il programma della De Filippi.E ovviamente dovevo spiegare il perchè,altrimenti non avrebbe avuto senso.Mi sono state poste delle obiezi

  8. Cosa sia il neoralismo non sta a noi spiegarlo ,non credo che l'autore del post volesse paragonare C'è posta a un capolavoro di De Sica o Rossellini,penso che si capisce che intendesse dire che racconti un pezzo d'Italia,che c'è e forse la conosciamo poco.La gente che guarda e che partecipa al programma per la maggior parte è gente umile,spesso anche anziana,e anche s ele storie fossero inventate è una realtà che esiste e non ricostruita e patinata come quella delle fiction e del cinema odierno. @Gordon Gekko non c'è bisogno di mostrare la tua erudizione,qui si parla di tv e non dobbiamo fare per forza gli intellettuali.

  9. Questa recensione rispecchia il programma,anche se nessuno costringe le persone ad andare lÃ,è la formula del programma che lo rende cosÃ,poi si possono aprire tutti i discorsi su quanto sia apprezzabile o no quello che succede lÃ.La De Filippi sembra algida,ma non lo è affatto dentro e ,mi si può dire di tutto su di lei,ma lei è adatta come persona,a questo tipo di programma proprio per come interagisce con le persone.Comuque è un programma di emozioni,si spiattellate in pubblico,ma di emozioni.