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RAI STORIA: UN ASSET STRATEGICO DEL DIGITALE TERRESTRE, MA MINOLI RICORDA: “NON ABBIAMO UN CENTESIMO”
di Pasquale Orlando
30/10/2009 - 14:53

Il futuro della Rai, è sempre più nella sua storia. Continua infatti il “crescendo” dell’offerta di Rai Storia (in onda sul digitale terrestre e satellite Free) che è riuscita nel mese di settembre a raggiungere uno share medio pari allo 0,11% e oltre lo 0,12% durante il prime time. Oltre 26.000 spettatori, quindi, misurano il successo di un progetto valido e con ottime potenzialità (solo 11.000 quelli di History Channel, in onda su Sky, a pagamento).
Il vicedirettore Rai Antonio Marano si “sfrega le mani” e conferma che “Rai Storia è uno degli asset strategici del digitale terrestre che stiamo per completare e che sarà al cda entro il prossimo mese“. Ed è sempre Marano ad elogiare il direttore di Rai Storia e Rai Educational Giovanni Minoli e sottolinea: “L’attenzione che ci dedica il pubblico dimostra che c’è in giro una voglia pazzesca di sapere, di conoscere, soprattutto da parte dei giovani“.
Tutti felici e contenti quindi? Non proprio. In un periodo di forte razionalizzazione dei costi, la maggior parte delle risorse vengono comunque assorbite dalle grandi (e spesso “floppanti”) produzioni e, per la serie “poveri ma belli”, per Rai Storia, al momento, non esiste un budget da poter investire.
“I risultati sono buoni, ma non abbiamo un centesimo” sottolinea Minoli dalle colonne del “Messaggero”. Al momento infatti i programmi di Rai Storia vengono finanziati con il budget (già risicato) di Rai Educational, il che vuol dire, usando una metafora culinaria, “non che la torta è diventata più grande, ma che la stessa torta va divisa in più fette“.
Marano annuncia l’alba di una rivoluzione, Minoli gli ricorda che anche le più importanti rivoluzioni hanno bisogno di denaro, oltre che di idee.E di idee pare ce ne sianoparecchie, tant’è che la produzione di Rai Storia non si ferma e continua a macinare nuovi format. Sono pronti a partire: “Dixit-qualcosa da dire” (5 serate di approfondimento in prime time), “Come eravamo“, “100 secondi con...” (speciali affidati agli storici), “Arte e letteratura” (che si occuperà delle grandi biografie) e “Rewind“.
L’avventura è promettente, ma per proseguire ora c’è bisogno dell’appoggio del CdA.
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sugar dice:
da qualche parte ho visto la lunghissima lista degli stipendiati in rai educational, mi domando che ruolo abbiano li dentro tutte quelle persone, sono circa 200 ..... i soldi per gli investimenti salterebbero fuori se si alleggerisse un po' il personale.... non crede sig. minoli??
ginger dice:
speriamo che la programmazione di raistoria cambi un po' perche cosi' com'e' non mi piace. le trasmissioni sono difficili da seguire, troppo framnmentate, disordinate, pasticciate, alla fine mi stufo e cambio canale. una volta c'era 'rewind' di gran lunga piu' interessante anche se ripetitivo.
sabina dice:
sono in prov di torino e sul dig terr non si vede il canale, la cosa dispiace perchè è un bel servizio culturale.
stefano66 dice:
Di strategico la rai dovrebbe avere le frequenze che funzionano. Due mesi fa sono andato in Piemonte e vedevo i generalisti rai in digitale. Ora son tornato e ho scoperto che quel segnale in digitale non c'è più..i canali rai in digitale non si vedono più. Hanno spento il segnale. Adesso ho capito i disagi di cui si lamentavano alcuni Piemontesi. Che spettacolo.
bista92 dice:
un paio di volte lo visto la rai dovrebbe sfuttare di più il suo grande repertorio
Ignazio dice:
Beh era ora che la Rai iniziasse ad investire su questo tipo di prodotti.. se non lo fa il servizio pubblico, chi lo fa..