Abuso di posizione dominante, è questa l’accusa con cui News Corp vuole demandare ad organi terzi la valutazione del comportamento di Rti e Publitalia, diatriba che infuoca ancora di più il clima già rovente che si respirava negli ultimi tempi tra Sky e Mediaset e tra i magnati che in qualche modo sono alle loro spalle.
Facendo riferimento all’articolo 82 del Trattato Europeo che disciplina la concorrenza a tutela dei consumatori, la News Corporation di Murdoch accusa Mediaset di avere impedito l’accesso alla pubblicità nelle sue reti sfruttando abusando, per certi aspetti, di posizione dominante. La normativa fa infatti esplicito riferimento al divieto per le società integrate verticalmente, che quindi detengono contemporaneamente i circuiti di produzione e distribuzione, di creare barriere di accesso ai competitor di mercato.
Rti e Publitalia avrebbero dunque, secondo la società murdochiana, messo in atto una politica di concorrenza sleale favorendo di fatto Mediaset Premium e andando contro ogni tutela al pluralismo del mercato stabilito dalle normative antritrust. La querelle in questione però è solo l’ultimo episodio di una serie di battaglie e accuse reciproche scatenatesi dopo la decisione del governo di ritoccare le aliquote Iva, andando così a influire di riflesso sulla politica di mercato di Sky.
La reazione dell’azienda di Cologno Monzese non si è fatta attendere e risulta molto dettagliata; Mediaset ritiene assurdo che Sky, con il suo monopolio satellitare, parli di antitrust dopo che sul satellite non sono state mai accettati spot di Mediaset Premium, mentre l’azienda di Confalonieri avrebbe dalla sua garantito 3107 passaggi nelle sue reti in chiaro alle pubblicità di Sky.
Spetterà ovviamente alla magistratura competente stabilire se ci siano stati abusi e illegalità, ma resta il fatto che la situazione del mercato delle industrie culturali italiane si fa giorno dopo giorno più complessa ed ogni decisione in materia di editoria e comunicazione diventa sempre un motivo di lamentele diffuse, che nascono tutte dall’obiezione fondamentale rispetto all’anomalia, tutta italiana, dei diffusi conflitti d’interesse.
Le prospettive per il futuro non prevedono distensioni e serenità competitiva, dato che difficilmente la principale pay tv italiana accetterà un ridimensionamento degli affari e valuterà ogni contingenza che si verrà a creare come un risultato di intrecci poco limpidi. Quello che però interessa più direttamente gli spettatori è il lato positivo di questo mercato selvaggiamente concorrenziale che ha portato negli ultimi mesi ad un aumento qualitativo e quantitativo dell’offerta di intrattenimento televisivo, fino a pochi anni fa impensabile.
1. warrior ha scritto:
18 settembre 2009 alle 00:59