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marzo

Sanremo 2021: le pagelle della quarta serata

fiorello pagelle

Fiorello

9 a Beatrice Venezi. Bella come poche; non fa parte del mondo della tv, eppure se la cava più che bene nel presentare le canzoni. Ribadisce di voler esser chiamata “direttore d’orchestra” e non direttrice, evitando l’imperante politically correct. Dopotutto, è il suo mestiere (e non il modo in cui viene chiamata) a renderla un esempio di donna, un modello da seguire. Brava, bravissima.

8 a Colapesce e Di Martino. Una musica leggera anzichè leggerissima che ti entra in testa con le sue sonorità anni 80 e un testo che poi così superficiale non è. Parole che rispecchiano appieno gli interpreti, sottilmente tormentati e superficialmente disincantati. L’insostenibile leggerezza dell’essere.

8 – a Gaudiano, vincitore delle Nuove Proposte. Pur senza graffiare, il cantautore di Foggia trionfa con una canzone dedicata al padre scomparso che già dal titolo Polvere da Sparo indica una trattazione del tema del lutto diversa dal solito, sia come testo che come sound. Promessa.

7 ai Coma_Cose. Chi ha detto che indie e Sanremo non possono coesistere? Qualche concessione più smaccatamente pop non tradisce l’anima indie della coppia che sembra desiderosa di fare il grande salto. Fiammanti.

6 + alla quarta serata del Festival di Sanremo. Complice il ricco menù di canzoni in gara, Amadeus si dà una mossa e la serata scorre in maniera fluida e dritta senza inutili lungaggini. Peccato che la fretta si riverberi anche sulla proclamazione dei Giovani, avvenuta senza troppo pathos. Mahmood e Amoroso si inseriscono bene nel flusso, sebbene siano troppo giovani per conferire lustro alla serata. Piccoli passi.

6 - a Barbara Palombelli. L’unica cosa con cui la giornalista ha legato stasera è la scenografia a forma di astronave. Perchè Barbara Palombelli ha l’aria di una marziana, capitata a Sanremo per caso e per questo incuriosisce. Sbaglia perennemente la camera e non abbandona il tono da telegiornale nemmeno quando si tratta di presentare Fiorello e Amadeus in versione Salerno e Squillo. Perplessità su un monologo (voto 4) autoreferenziale, raccontato senza empatia (malgrado si raccontasse la sua vita) e condito di luoghi comuni triti e ritriti. Cringe.

5 + al momento Siamo Donne con Fiorello e Amadeus. Al di là delle considerazione sulla goliardia di altri tempi, è sembrato un po’ tutto buttato a caso, tanto per mettersi due parrucche in testa. Trovate almeno un pretesto ludico. Villaggio vacanze.

4 a Fiorello nel quadro di Achille Lauro. A livello di spettacolo ci siamo, peccato che la presenza del “comico travestito” smitizzi quell’allure artistico tanto caro ad Achille Lauro. Delle due l’una.

3 a Francesco Renga. Non solo il brano Quando Trovo Te è debole ma poco si adatta al cantautore che ha offerto dimenticabili performance. Non ti trovo.

1 ai problemi d’audio. Quella che dovrebbe essere un’eccezione, sta diventando una regola. E’ il Festival della Canzone, l’evento per eccellenza della musica e della tv, non si può sentire così male da casa (e i cantanti non possono avere perennemente difficoltà in sala). Fatti sentire.



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4 Commenti dei lettori »

1. Manuel ha scritto:

6 marzo 2021 alle 08:34

“Ribadisce di voler esser chiamata “direttore d’orchestra” e non direttrice, evitando l’imperante politically correct. Dopotutto, è il suo mestiere (e non il modo in cui viene chiamata)”

Questo dimostra di non aver capito niente della questione femminili professionali. Cosa ci sarebbe di politically correct nel farsi chiamare direttrice? Voi la maestra la chiamavate maestro? L’infermiera infermiere? La donna delle pulizie uomo delle pulizie? Chissà perché per certe professioni il femminile esiste. Leggetevi “Femminili Singolari” di Vera Gheno, bravissima sociolinguista, e imparate un po’ di più sulla questione.



2. Andrew ha scritto:

6 marzo 2021 alle 10:45

Sono perfettamente d’accordo con Manuel.
Consiglio, anch’io, a chi ha scritto questo pezzo di fare un ripasso sulla questione di genere; a partire dalla prima riga v’è un maschilismo imperante. La prima cosa che si scrive della direttrice d’orchestra è “Bella come poche”. Come se per essere direttrice d’orchestra fosse necessaria od un must la bellezza. Vergogna.



3. Nina ha scritto:

6 marzo 2021 alle 13:03

Concordo con Mattia, eh sì Beatrice Venezi è pure bellissima. E si può dire tranquillamente. Il politicamente corretto per me può andare nell’unico posto possibile: nella spazzatura. D’accordo sui Coma Cose, bravi bravi e belli belli, di una purezza assoluta.



4. Non ho parole ha scritto:

6 marzo 2021 alle 13:06

Benissimo Beatrice Venezi, con buona pace delle zecche femministe.

Giusto il 4 a fiorello, ormai a fine carriera, ma non ho capito perchè non abbiate conseguentemente dato il voto anche al fenomeno da baraccone achille lauro: ZERO. Il peggio che si sia mai visto nella storia del Festival. Volgare, osceno, e ha anche vilipendiato la bandiera nazionale.



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