“Noi andremo avanti comunque. Vogliamo costruire il polo paneuropeo della tv gratuita“. Europa o morte. Pier Silvio Berlusconi non molla l’obiettivo. Anzi, gli ostacoli posti dai francesi di Vivendi con l’ormai nota battaglia legale lo hanno convinto ad insistere nella direzione intrapresa. E nella consapevolezza che il futuro del Biscione – e, in generale, del settore audiovisivo – non si potrà giocare (solo) in Italia.
“Serve un player di dimensioni sufficienti per rimanere in partita con i giganti americani: da solo, nessuno in Europa ce la farà. E se Vivendi non ci avesse bloccato, avremmo già realizzato la fusione con la Spagna e inserito anche la partecipazione di ProsiebenSat1. Ma la cosa certa è che non vogliamo e non possiamo più perdere tempo“
ha dichiarato il Ceo del Gruppo Mediaset in un’intervista al Corriere. Il progetto di sviluppo europeo per l’emittente italiana era e resta una priorità, nonostante i “danni enormi” causati dai francesi con una serie di ricorsi giudiziari.
“Se troveremo un accordo con loro bene, altrimenti seguiremo un’altra strada. Si dichiarano favorevoli a ogni nostro progetto di sviluppo, ma poi in concreto le nostre proposte industriali cadono nel nulla. Non mi pare che sia questo l’atteggiamento. Di certo un danno c’è stato…“
ha aggiunto Berlusconi, mandando un messaggio chiaro: nonostante “l’ostracismo dei francesi” renda complicato l’agire, il gruppo del Biscione sta lavorando al proprio progetto, anche interloquendo con una serie di contatti – non solo europei – interessati a stringere accordi. Intanto, sul fronte italiano, Mediaset ha ricevuto il beneficio dell’emendamento che di fatto frena la scalata di Vivendi. Una norma che non ha convinto del tutto la Commissione Europea, ma che Pier Silvio chiaramente difende, anche rispetto alle accuse di chi la considera un aiutino ad hoc.
“Il Parlamento si preoccupa di tutelare il sistema dei media e delle tlc nazionali come si fa in tutto il mondo ed è inaccettabile che quelle preoccupazioni vengano marchiate, strumentalizzate, per motivi solo di propaganda politica. Lo Stato ha solo acceso un faro perché si possono innescare posizioni dominanti estereoscalate illecite, e si grida allo scandalo?“.
Nel suo intervento, il top manager è poi tornato nuovamente a puntare il dito contro “i mostri del web, che sfuggono ai controlli fiscali e di trasparenza“. Facebook, Google e gli altri social, che “raccolgono pubblicità a tappeto ma non rendono pubblici i loro dati“, danneggiando tutti i media. “Vorremmo solo che fossero uguali a noi o noi uguali a loro” ha aggiunto.
Netto il suo giudizio sui colossi dello streaming, come Netflix, che erroneamente continuano ed essere considerati come coloro che rimpiazzeranno la tv generalista.
“Loro non raccolgono pubblicità, hanno un modello di business diverso da quello di noi editori classici. Li vediamo come complementari. Con la loro offerta toglieranno certamente un po’ di attenzione ai giornali, alle tv, ai libri… Ma la tv generalista serve piatti caldi da consumare in diretta. Loro sono una dispensa con prodotti preconfezionati, sempre disponibili“.
ha detto Berlusconi, ribadendo come la tv generalista abbia sempre avuto – “e anzi ha aumentato” - la sua centralità. A riprova delle proprie convinzioni e del proprio progetto, il top manager ha anche sciorinato una serie di dati che attestano la buona condotta della sua azienda anche nel momento di generale difficoltà.
“Nel secondo semestre cresceremo in Italia del +4% rispetto al 2019, con un’accelerazione al +6-7% negli ultimi due mesi. Grazie alle nostre scelte di programmazione, da soli riusciamo a generare oltre la metà dei contatti pubblicitari prodotti da tutte le televisioni (…) Potremmo chiudere l’anno addirittura con un utile importante, forse sorprendente. Abbiamo migliorato di oltre 260 milioni di euro le previsioni del budget costi del Gruppo” ha affermato Pier Silvio.