15
dicembre

Norma ’salva-Mediaset’, la Commissione Europea scrive all’Italia. Ma il governo tira dritto

Commissione Europea

La cosiddetta norma «salva-Mediaset» non convince la Commissione Europea. E dalle parti di Vivendi un po’ sorridono. Da Bruxelles arriva infatti la conferma di quanto era trapelato da alcuni organi di stampa: la Commissione ha scritto nuovamente al governo italiano in merito all’emendamento “anti scalata” per le società che operano nel settore delle telecomunicazioni. Secondo l’Europa, la norma potrebbe essere incoerente con i trattati comunitari.

L’emendamento in questione era stato inserito nel Decreto Ristori dopo che la Corte di Giustizia Ue aveva bocciato la Legge Gasparri in merito alla querelle tra Mediaset ed il gruppo francese Vivendi. La norma italiana, adottata in attesa di una riforma più articolata del settore, affida all’Agcom il compito di avviare un’istruttoria da concludere in sei mesi sui soggetti che operino “contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e in un mercato diverso, ricadente nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic), anche attraverso partecipazioni in grado di determinare un’influenza notevole“.

Dopo l’approvazione dell’emendamento, i servizi della Commissione Europea si sono messi nuovamente in contatto con le autorità italiane. E il motivo è presto detto. Come riferito ad Adnkronos da un portavoce della Commissione stessa, Bruxelles attribuisce infatti “la massima importanza alla protezione del pluralismo dei media” ma ribadisce che “le misure nazionali devono essere proporzionate a questo obiettivo e non devono andare oltre quanto è necessario ad ottenerlo, anche tenendo conto della libertà di fare affari nel mercato unico“.

Il messaggio è chiaro: la Commissione vuole assicurarsi che le regole nostrane non confliggano con quelle europee. Le autorità italiane – spiega infatti la medesima portavoce – devono assicurare che “le leggi nazionali a protezione del pluralismo dei media rispettino le libertà del Trattato economico come interpretate dalla Corte di Giustizia, anche nella recente sentenza su Vivendi“.

Le puntualizzazioni arrivate a Roma da Bruxelles fanno ben sperare quelli di Vivendi, che nel frattempo hanno fatto ricorso proprio alla Commissione europea contro la norma italica. Il tutto, a pochi giorni dall’appuntamento col Tar del Lazio, che il 16 dicembre dovrà esprimersi sulla delibera dell’Agcom che aveva imposto a Vivendi di sterilizzare il 19,19% della società della famiglia Berlusconi. Appuntamento, quest’ultimo, che potrebbe tuttavia slittare: l’avvocatura di Stato ha infatti chiesto al Tar di rinviare la questione fino a che l’Agcom non avrà terminato il suo procedimento (ci sono sei mesi di tempo) sul caso che andrà a essere avviato in virtù della norma “salva Mediaset”.

E anche il governo italiano sarebbe intenzionato a tirare dritto nonostante il monito della Commissione. Fonti governative hanno infatti riferito all’Adnkronos che l’esecutivo sarebbe deciso a mantenere la norma, ritenendo sostanzialmente infondate le osservazioni mosse da Bruxelles. Dunque l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, come previsto dalla stessa «salva-Mediaset», aprirà senza rinvii l’istruttoria sulla scalata del gruppo francese.

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