5
marzo

Coronavirus, Giancarlo Leone (Presidente APA) a DM: «Molti programmi daily a rischio. Entro pochi giorni danni sul 50% delle produzioni»

Giancarlo Leone

Il Coronavirus ha contagiato la tv. I primi sintomi si sono già manifestati con evidenza (La Corrida è la prima ‘vittima’ del virus) e la situazione sta diventando calamitosa. Entro pochi giorni, infatti, oltre la metà delle produzioni nel campo dell’intrattenimento sarà colpita dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria, con importanti ricadute negative sui palinsesti. Poi sarà la volta delle serie tv. Una drammatica reazione a catena, di cui si conosce l’inizio ma non la fine. A lanciare l’allarme è , Presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi (APA), che in queste ore ha espresso preoccupazione per gli effetti (in)diretti del Covid-19 sull’intero settore. Ci siamo confrontati con lui per capire meglio – e concretamente – cosa sta succedendo al piccolo schermo e cosa dovremo aspettarci in questa fase inedita e delicata. 

Giancarlo, quale aspetto più ti preoccupa di questa inaspettata emergenza?

Ci sono vari livelli di crisi. Il primo, quello più evidente, riguarda il cinema per la crisi nelle sale e, adesso, per la loro chiusura. Questo è drammaticamente assodato. Poi c’è l’intrattenimento televisivo: i prodotti sia quotidiani sia settimanali sono ad alto rischio per motivi di sicurezza e per gli effetti sulle produzioni. Nel giro di pochi giorni si potrebbe verificare una riduzione del 50% delle consegne del materiale solitamente registrato a ridosso della messa in onda. Soprattutto per i programmi daily e per alcune prime serate, questa fornitura rischia di essere deficitaria entro pochissimi giorni o addirittura ore, con conseguenze sui palinsesti che potete ben immaginare.

Gli effetti sulla serialità, invece, potranno creare problemi per la prossima stagione…

La serialità televisiva non subirà subito questo impatto, perché sapete che le serie trasmesse sono state già prodotte e consegnate almeno fino a maggio. Ma quelle in via di completamento, per non parlare di quelle che devono ancora cominciare e che dovrebbero essere pronte per fine anno, rischiano molto. La possibilità che si interrompano o possano bloccarsi ancora prima della lavorazione, fa sì che il produttore debba avere una serie di garanzie, assicurative innanzitutto. Perché basta un episodio di Coronavirus sul set o nell’albergo dove sta la troupe per creare un problema: le assicurazioni infatti non coprono gli aventi Coronavirus né intendono farlo, al momento. Dunque c’è un reale rischio di interruzione o di slittamento e, in questo caso, per i palinsesti gli effetti potrebbero vedersi a partire dall’autunno. Parliamo di tempi abbastanza rapidi, purtroppo.

“La Corrida” è stata cancellata. Nei giorni scorsi le registrazioni di “Soliti Ignoti” hanno rischiato di saltare come conseguenza dell’allerta virus. Anche “Amici” ha fatto i conti con l’emergenza. Hai notizia di altri casi analoghi?

Come associazione non possiamo ancora dare, nel dettaglio, le produzioni a rischio, almeno finché il produttore non ci autorizza o non lo segnala ufficialmente. Sappiamo che sono davvero molte le produzioni in corso che rischiano. Parliamo di intrattenimento in tutta l’area del daytime, del preserale e dell’access prime time. Mi riferisco ai produttori che lavorano per la Rai, per Mediaset, per Sky, per La7. Dai grandi – come Endemol, Magnolia e Fremantle Italia – ai medi e ai piccoli. Ognuno di loro è impegnato in forniture a rischio. Tra qualche giorno, purtroppo, sarà drammaticamente più facile fare l’elenco di questi programmi. Oggi possiamo segnalare questo allarme, che comincia ad essere ben noto anche ai broadcaster.

Sul fronte delle serie tv, ci sono produzioni a rischio?

Non posso dare titoli. Partiamo da un auspicio ottimistico, cioè che le serie in lavorazione con le ultime puntate da ultimare non debbano subire conseguenze. Però tutte le serie che non hanno cominciato la produzione, oggi si stanno chiedendo se e in che modo partire. Tutte, nessuna esclusa. In assenza di parametri di sicurezza sanitaria o di tutele da parte dei broadcaster, che però neppure possono dare garanzie, ogni produttore valuta se è in grado o meno di correre il rischio. In caso di interruzione, stiamo parlando di un danno da svariati milioni di euro, che neanche il più grande produttore potrebbe accollarsi.

Intanto, anche se potrebbe sembrare un paradosso, in questi giorni il pubblico televisivo è aumentato…

Certo, è un fenomeno comprensibile. Nel momento in cui viene meno una fruizione alternativa a quella televisiva, che possa essere quella cinematografica o il calcio, è naturale che l’uditorio aumenti. Ed è altrettanto paradossale il fatto che aumenterà comunque, indipendentemente dalla qualità dei palinsesti, che invece tenderà a scadere. A fronte di una ridotta fornitura dei prodotti, le tv dovranno correre ai ripari trasmettendo contenuti di altra natura rispetto a quelli previsti. Questo potrebbe non impattare sugli ascolti ma potrebbe farlo sulla vita delle società di produzione e delle decine di migliaia di lavoratori impegnati in questo settore.

Nel complesso, riusciresti a quantificare il danno che l’emergenza Coronavirus potrebbe procurare al settore audiovisivo?

No, è impossibile al momento. Ricordo che l’intero settore audiovisivo ha un valore annuo di circa 1 miliardo di euro. Di questi, 250 milioni sono rappresentati dalla produzione cinematografica, circa 370-380 dalla serialità e oltre 300 milioni dall’intrattenimento. L’effetto Coronavirus potrebbe essere importante, ma non è dato sapere se impatterà per 100, 200, 300 milioni o più.

In queste ore hai ricevuto telefonate allarmate da parte degli addetti ai lavori?

Sto parlando soprattutto con i broadcaster. Ci stiamo scambiando le preoccupazioni derivanti dal fatto che in questo momento non si vede come si possa arginare il fenomeno, che è ancora nella sua fase evolutiva.

L’Associazione Produttori Audiovisivi “confida nell’intervento del governo“, hai scritto su Twitter. Cosa vi aspettate?

Innanzitutto una grande attenzione al nostro settore, perché tutta la filiera è coinvolta dall’emergenza. Non mi schiero tra quelli che criticano il MiBACT, che sta facendo un buon lavoro. Confido sul fatto che accelereranno il decreto sul Tax credit, ad esempio. Un aspetto nuovo, che posso proporre, è quello di stralciare la norma sullo Split payment, che da due anni vale anche per il settore del cinema e dell’audiovisivo, in modo da garantire alle società di produzione un maggiore polmone di garanzie e di sicurezze sul tornaconto economico. E poi verificheremo una serie di ammortizzatori per tutti coloro che potrebbero trovarsi nell’impossibilità di lavorare.

In questi giorni avete già avviato un contatto con le istituzioni?

Abbiamo avuto un incontro, venerdì scorso, con la Sottosegretaria Orrico. Siamo in contatto con il MiBACT; sono allertati e confidiamo sulla loro sensibilità. Non stiamo lamentando di non avere attenzione, sappiamo che questo è un tema nuovo che ci trova tutti impreparati nella sua risoluzione.

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