5
novembre

Massimo Giletti bacchetta la D’urso ma forse dimentica qualcosa…

Massimo Giletti, Fabrizio Corona

Attenzione, bisogna essere molto cauti quando si fanno determinate cose“. Così sentenziava Massimo Giletti domenica sera, riferendosi al racconto televisivo del matrimonio di Tony Colombo e bacchettando Barbara D’Urso. Mentre distribuiva patenti sulla corretta informazione, tuttavia, il conduttore dimenticava forse di essere finito lui stesso a sfiorare inavvertitamente quel campo minato di cui si stava facendo segnalatore.

Nell’inchiesta di Fanpage.it portata all’attenzione dal conduttore di La7, infatti, spunta anche il nome di Agostino Iacovo, 40enne di Cetraro (Cosenza), noto per essere a capo della Genesis Group, società che ha curato il management di Tony Colombo e Fabrizio Corona.

Il soggetto in questione, come riporta la testata online diretta da Francesco Piccinini, è stato condannato in primo grado (ma poi assolto in Secondo grado e Cassazione) per associazione a delinquere, riciclaggio e condannato in via definitiva per reati di percosse, minaccia grave e reati di calunnia. Attualmente è anche imputato, insieme ad altre 15 persone, per false fatturazioni in una maxi inchiesta della Procura di Paola denominata Camaleonte, per aver costruito un castello di 14 società intestato a prestanome con cui riciclava denaro.

Ci domandiamo se Massimo Giletti lo avesse mai sentito nominare, ma sembra difficile escluderlo a priori, visto che Iacovo – oltre che agente di Tony Colombo – era manager di Fabrizio Corona, il quale fu più volte ospite di Non è L’Arena. Il conduttore però non si faceva scrupoli ad ospitare il ‘re dei Paparazzi’, che con Iacovo era in stretti contatti e che, su La7, fu anche assurto al ruolo di inviato speciale per un reportage nel Boschetto della droga di Rogoredo.

Forse il giornalista riccioluto ha peccato di ingenuità? Forse non sapeva? Restiamo in attesa di sue delucidazioni. Sicuramente, in un’altra occasione, avrebbe potuto evitare di farsi ritrarre assieme a Corona con indosso una maglietta del brand di cui Iacovo – assieme a Fabrizio – è stato socio. Perché, come giustamente ha spiegato lui stesso ieri su La7, l’immagine ha un suo potere di legittimazione e veicola dei messaggi. Talvolta sbagliati o addirittura pericolosi.



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