9
maggio

Francesco Renga a DM: «Altro che paraculo. A The Voice 2018 sono stato finalmente me stesso»

Francesco Renga

Sono stato talmente libero da essere riuscito a essere me stesso“. ammette che, a The Voice 2018, qualcosa è cambiato. A differenza di quanto accaduto in altre sue esperienze televisive, stavolta il riccioluto cantautore ci ha confidato di essersi presentato senza maschere. Coi propri aneddoti e anche con quelle piccole ‘manie’ sulle quali ci si ride su. E chissà che questo atteggiamento non lo abbia guidato bene anche nella scelta della giovane finalista, Asia Sagripanti, con cui si presenterà alla serata conclusiva del talent di Rai2.

Quella di portare Asia Sagripanti in finale è stata una scelta un po’ spiazzante. Mirco sembrava favorito.

È stata una scelta che ho fatto, come in tutto il percorso, col cuore e con l’istinto. Probabilmente se avessi scelto Mirco avrei avuto vita più semplice, ma in realtà non ho mai ragionato in funzione della vittoria di questo meraviglioso talent. Cercavo esattamente quello che ho trovato in Asia, volevo un artista che non fosse semplicemente una bella voce ma che avesse questa urgenza di raccontarmi quello che stava dietro la sua voce. E Asia è tutto questo. Ha una vocalità molto contemporanea, moderna, e credo che se la giocherà molto bene in finale.

Secondo te rispetto agli altri coach come stai messo con questa tua scelta?

Non lo so, nel senso che non è mai stato il mio obiettivo vincere il talent. Io volevo un artista che avesse consapevolezza che questo è un punto di partenza e che avesse soprattutto delle possibilità una volta che i riflettori si fossero spenti. Sicuramente Asia ce l’ha. Ho scoperto che è anche una autrice, la canzone Gravità è stata scritta da lei e questa è stata sicuramente la ciliegina sulla torta.

Visto che durante il talent hai dispensato aneddoti, ne hai uno anche per noi?

(ride, ndDM) Adesso no, sono pieno di aneddoti ma mi devo preparare…

E quello sulla tua mania per la pulizia delle superfici?

Non è una mania. Se ci sono delle superfici opache, lisce, o comunque uniformi, vorrei che rimanessero tali.

Dai, una mania un po’ lo è…

È un po’ una mania, sì (sorride, ndDM). Ma ce ne sono altre, tipo lavarmi le mani…

Nelle Battle Cristina ti ha definito un po’ «paraculo»: ti ci riconosci?

Non mi ricordo se ha detto così. Forse era vero il contrario, mi sa. In realtà la cosa bella di questo percorso è anche quella di essere stato così concentrato sul lavoro che dovevo fare da essere stato finalmente me stesso in televisione, cosa che raramente era capitata per problemi miei probabilmente. Invece questa volta, nel bene e nel male, sono stato quello che sono davvero, cioè me stesso senza maschere.

In altre situazioni ti eri sentito meno a tuo agio?

No, non è questione di sentirmi o meno a mio agio. Era questione di attitudine, di come tu riesci a proporti in una situazione. Ecco, in questa situazione sono stato talmente libero da essere riuscito a essere me stesso.

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