Aggiornamento di martedì 11 novembre 2014: Il Consiglio dei Ministri ha prorogato i termini di scadenza per l’adeguamento tecnico delle armi di scena sui set al 31 dicembre 2015.
Salvo Montalbano usa la pistola solo se necessario e il vicequestore Domenico Calcaterra ha trovato modi più piacevoli e meno cruenti per fronteggiare la malavita, ovvero andare a letto con tutte le sue esponenti. Ma che Tonio Fortebracci possa affrontare i suoi tanti nemici sparandogli contro bolle di sapone è un’ipotesi alquanto improbabile. Eppure, potrebbe non restargli molta scelta.
Blocco dei set in Italia
Come comunica l’Anica – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali – una direttiva del Ministero degli Interni vieta infatti l’uso di armi di scena sui set cinematografici italiani, sui quali non sarà dunque più possibile girare scene d’azione poliziesche o violente a meno di omettere le armi e, dunque, cadere nel ridicolo. Cosa, questa, che crea un grosso problema ai tanti set attualmente attivi nel nostro paese.
“A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione. Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti. Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate. Tutto ciò a causa della Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori giunti oggi a scadenza. Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo. Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività. Il passo del gambero”.
I motivi del “blocco delle armi” sui set italiani
La notizia coinvolge alcune delle case di produzione più importanti per la serialità italiana che, se escludiamo il “fronte religioso” composto da Don Matteo e Che Dio ci aiuti, vive in gran parte di titoli polizieschi - vedi Squadra antimafia o Il Commissario Montalbano, giusto per citarne un paio – e di racconti di malavita come Gomorra – La Serie e i prodotti a marchio Ares, nei quali le armi la fanno da padrone.
Ma da cosa nasce questo stop? A spiegarlo dalle pagine del Corriere è Pietro Valsecchi, numero uno di Taodue.
“Come accade in tutta Europa (sui set, ndDM) si spara con armi vere, modificate ovviamente. Le stesse fabbriche d’armi applicavano le modifiche necessarie affinché le pallottole non potessero uscire dalla canna. E certificavano che la pistola sparava a salve. Da qualche tempo una commissione del Ministero degli Interni stava lavorando per cambiare le cose. Che sono appunto cambiate da venerdì. Ma secondo le armerie queste nuove modifiche non vanno bene e dunque le armi non possono essere certificate. Da qui il blocco totale”.
Stop alle armi sui set: si dovrà girare all’estero?
Né Mediaset né Rai possono però fare a meno delle fiction d’azione, foriere di grandi successi auditel. E dunque, se le cose non dovessero cambiare, bisognerà spostare i set all’estero, il che significherebbe perdita di denaro e indotto per il nostro Paese e per il settore dello spettacolo che è già in affanno. Oppure, per semplificare le cose, si potrebbero usare armi giocattolo, a discapito però della verosimiglianza e dell’intensità delle scene, come spiega sempre Valsecchi affermando che è “una questione anche di peso, del rapporto che l’attore/gangster/killer instaura in quel momento con l’arma. Con il giocattolo non si crea”.
1. Marco89 ha scritto:
10 novembre 2014 alle 12:09