“Ho inaugurato la tv italiana, la tv commerciale, mi avvio a battezzare la tv interattiva. Una rivoluzione. Il Quizzy è uno strumento magico. Crea un contatto diretto con la “base televisiva”. Per ora lo utilizzeremo solo sui quiz!”
E’ il 1993, e a rilasciare queste dichiarazioni al Corriere della Sera non poteva che essere Mike Bongiorno. Il re dei presentatori si lanciava in una a dir poco entusiasta sponsorizzazione di un nuovo e rivoluzionario telecomando.
“Chi possiederà Quizzy si sentirà cittadino di un inedito villaggio globale… il telecomando personalizzato annulla le barriere del tempo e dello spazio. In futuro… si potrà conoscere il parere immediato degli italiani su qualsiasi argomento. Basterà proporre la scelta tra due personaggi… in teoria è possibile fare anche le elezioni con questo apparecchio.”
Sulle potenzialità del Quizzy si mostrarono da subito tiepidi numerosi semiologi e sociologi come Omar Calabrese e Franco Ferrarotti. Quest’ultimo dichiarò nello stesso anno all’Adnkronos:
”Tecnicamente questo telecomando può essere interessante perché una delle critiche fondamentali rivolte alla televisione è che impedisce la partecipazione; il telespettatore diventa sempre più un voyeur, dato che, a differenza del giornale, non può neanche tornare e rileggere criticamente un articolo. C’è dunque un grado di passività e questi sistemi consentono in qualche modo una partecipazione che resta tuttavia dimidiata e comunque non effettiva. Certo che bisogna stare attenti al loro utilizzo. Non vanno affidate a questi apparecchi decisioni importanti, di carattere sociale, economico e così via, ma bisogna fare attenzione perché’ questa partecipazione è addomesticata, si svolge cioè in un contesto determinato dall’emittente.”
Ma che cos’era e a cosa serviva nello specifico il tanto osannato apparecchietto sponsorizzato dal buon Mike?
Quizzy era un piccolo telecomando, venduto alla Standa e nelle edicole alla modica cifra di 39.800 lire, che permetteva al pubblico di “interagire” con la tv. A partire dall’autunno del 1993 all’interno dei quiz La Ruota della fortuna (in onda dal lunedì al sabato alle 19,00 su Canale5) e Tutti per uno (in onda in prima serata al giovedì sempre su Canale5), Mike Bongiorno, dopo aver comunicato un codice d’accesso, proponeva al pubblico una serie di quesiti a risposta multipla. Il pubblico a casa doveva rispondere premendo i tasti corrispondenti alla risposta esatta. Se tutto era stato digitato correttamente, lampeggiavano delle spie e l’altoparlante incorporato nel telecomando suonava l’Inno alla Gioia di Beethoven. Avuta la conferma di aver risposto correttamente alle domande, si poteva proseguire il gioco inviando la soluzione ad un numero di telefono. A rispondere al telefono era una segreteria telefonica con la voce di Mike. Bisognava, poi, avvicinare il Quizzy al ricevitore e premere un tasto del telecomando, trasmettendo così una stringa audio contenente i dati. Il chip registrava l’orario in cui erano state date le risposte e il numero di matricola del telecomando. Se si riusciva ad entrare nella classifica dei più veloci a rispondere correttamente, si potevano vincere diversi premi, il cui valore variava in base ai tempi di risposta.
In contemporanea, in edicola, la rivista Tutto Quizzy offriva altre possibilità di gioco e dava le risposte ai quesiti proposti in tv. Oltre a La Ruota della fortuna e Tutti per Uno, il quiz venne inserito, infatti, anche all’interno de La Ruota d’oro, Anteprima e i Bellissimi di Rete4. Nonostante i grandi sforzi di Bongiorno nel dipingerlo come un telecomando rivoluzionario in grado di dare l’avvio della tv interattiva, Quizzy in realtà di rivoluzionario aveva ben poco: nel circuito interno dell’apparecchio, infatti, erano state semplicemente memorizzate delle combinazioni in base alle quali si preparavano le domande, in modo da far corrispondere le risposte corrette ai codici memorizzati.
Complice l’entusiasmo di Mike, il Quizzy riuscì ad incuriosire parecchi spettatori, pronti a sfidare la fortuna a colpi di telecomando; vennero venduti numerosi apparecchi, ma ben presto arrivarono i primi problemi. A scatenare il maggiore malumore e disappunto dei telespettatori furono soprattutto il costo e la mancata trasparenza del gioco. Era, infatti, impossibile verificare i tempi di risposta di ciascun concorrente, e per dare le risposte bisognava telefonare ad un numero del costoso 144. Diversi concorrenti inoltre si lamentarono del ritardato o addirittura mancato recapito dei premi vinti. Insomma il rivoluzionario Quizzy si rivelò un vero flop e scomparve da un giorno all’altro dagli schermi tv.
A distanza di vent’anni, nell’era di internet, dei social network, dell’interazione tra spettatori e personaggi tv, dei blog e dell’informazione in tempo reale, il “telecomando di Mike” non può che apparire come qualcosa di preistorico. Un apparecchietto in grado di far sorridere per il suo tanto semplice quanto furbo meccanismo, ma che già all’epoca nascondeva qualcosa di più. L’interattività del Quizzy, infatti, non era altro che un’anticipazione di quella che oggi è diventata una delle principali missioni della tv. Una tv quotidianamente impegnata, con sistemi più o meno riusciti, a contrastare la fuga del pubblico trasformando gli stessi telespettatori, un tempo definiti dai sociologi passivi e un po’ voyeur, sempre più in protagonisti non solo davanti, ma anche dietro e soprattutto dentro il piccolo schermo.
1. MisterGrr ha scritto:
3 aprile 2013 alle 18:07