Dopo il disastroso risultato della nuova Cultura Moderna, per Teo Mammucari era pressoché impossibile fare di peggio. E meno male, anche se Lo Scherzo Perfetto, in onda ieri sera su Italia 1 con la sua prima puntata (clicca qui per gli ascolti), stava quasi per compiere l’impresa. È riuscito però a salvarsi in corner, grazie ad una materia prima - lo scherzo – che bene o male in TV funziona sempre e sempre si lascia guardare. Il problema però è che tutto il contorno si è rivelato completamente inadeguato, oltre che inutile.
L’idea, insomma, poteva essere carina. In ogni puntata vengono proposti degli scherzi pre-registrati, che poi i giurati in studio (e che giurati!) commentano. Al termine di ogni appuntamento vengono scelti due “scherzatori” vincitori che sono ammessi alla finale. Ma la conduzione, sempre irriverente – forse troppo – di Mammucari non è riuscita a mescolarsi bene con la presenza di Gene Gnocchi e Alessia Macari, e l’effetto è stato quello di qualcosa di monco, di non concluso. Per assurdo il programma sarebbe stato più scorrevole se gli scherzi si fossero avvicendati l’uno dopo l’altro, senza il bisogno di commentare e allungare il brodo in studio, peraltro con una gara di cui si poteva tranquillamente fare a meno.
In tanti, soprattutto sui social, hanno fatto notare che Lo Scherzo Perfetto sembrava una versione 2017 dello storico Scherzi a Parte (d’altronde porta la firma di Marco Balestri). La sensazione, piuttosto, è stata quella di un tentativo di adattamento a quei programmi che stanno riscuotendo tanto successo un po’ in tutto il mondo da due o tre anni a questa parte e che in Italia sono arrivati con la trasposizione di Ridiculousness (già in onda su Mtv con il duo Corti-Onnis e Giulia Salemi). In uno studio venivano mostrati video bizzarri dal web, poi commentati con la bella e scema della situazione. Come dire, il nulla. Ma in quel caso, quantomeno, la realizzazione era buona.
Per mettere la ciliegina sulla torta, infatti, Lo Scherzo Perfetto è stato caratterizzato da un livello generale troppo basso. Teo Mammucari deve aver fatto l’abbonamento agli show che vengono trasmessi con una qualità dell’immagine pessima (vedasi, di nuovo, Cultura Moderna). Roba che al confronto, le polverose videocassette su cui si registravano i nostri programmi preferiti negli anni ‘90, erano in 4K. Per lo meno non era fuori sync, mettiamola così, ma questo non deve assolutamente rincuorare.
1. Filippo ha scritto:
10 marzo 2017 alle 15:59