“Un affollamento mediatico di esperti e virologi” ha creato confusione e alimentato il ‘fai da te’ dei cittadini. La denuncia della Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, è arrivata durante l’odierna inaugurazione del Prix Italia 2021. Dai microfoni della manifestazione organizzata dal servizio pubblico, la seconda carica dello Stato ha lanciato un richiamo forte, che ci saremmo aspettati di sentire già nei mesi scorsi, prima che il fenomeno dei tele-virologi esplodesse con picchi di protagonismo e di presenzialismo insostenibili.
Prix Italia
Prix Italia: a Capri va in scena l’edizione numero 70 del Premio
Cinquanta emittenti, 250 programmi da valutare, dieci giurie internazionali per otto premi e due riconoscimenti speciali. Sono solo alcuni dei numeri dell’edizione di quest’anno del Prix Italia, il concorso internazionale fondato a Capri 70 anni fa che, tra oggi e il prossimo 29 settembre, torna per premiare ancora una volta i migliori programmi radio, TV e web.
ANTONIO MARANO, VICE DG RAI: NOSTRO MODELLO EDITORIALE IMPROPONIBILE. SI ALLA RIDUZIONE DEI TG, MA NON LA FAREMO
Zitti tutti, parla Antonio Marano. Il Vice Direttore Generale della Rai era da diverso tempo che effettivamente non diceva la sua in pubblico: quale migliore occasione del Prix Italia, storico concorso internazionale organizzato dall’azienda pubblica? Al Prix, a dire il vero, ogni anno i vertici di viale Mazzini partecipano a conferenze ed espongono le proprie riflessioni sull’azienda e sul futuro della stessa.
Al centro della chiacchierata con Marano il modello editoriale della Rai, un modello da lui stesso definito politico, che come ben noto prevede quattro telegiornali nazionali (con relative redazioni e inviati), un telegiornale regionale (con 20 redazioni locali), una redazione sportiva e una parlamentare. Un modello fortemente criticato da Luisa Todini, neoconsigliera di amministrazione, ma anche dall’esterno da Michele Santoro, che ha ribadito l’idea di ridurre il numero dei telegiornali per abbattere i costi.
Marano, incalzato, ha colto la palla al balzo per annunciare la presentazione di un’apposita analisi alla nuova governance della Rai, in cui è emerso che “il modello europeo prevede una struttura più snella e si propone come modello industriale, al di là della libertà di espressione”. Il modello politico della Rai è invece, come facilmente ipotizzabile, “improponibile a livello europeo perché non è competitivo”.