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ZIO GIANNI: LA NUOVA SERIE CHE NON HA NULLA DI NUOVO
di Brando Improta
23/12/2014 - 11:01

La nuova serie Zio Gianni – da ieri nell’access prime time di Rai2 – è l’esempio di come prendere talenti dal web non sia per forza sinonimo di novità e freschezza. Non una sola idea sembra essere originale e di fatto le risate al debutto, pur trattandosi di un prodotto comico e leggero, non arrivano quasi mai.
Zio Gianni: prima puntata all’insegna del riciclo
La prima puntata detta subito le regole: uno stile concitato, demenziale, abbastanza volgare per gli standard Rai e con una blanda satira di costume in sottofondo. Peccato che tutto, involontariamente o no, sappia di già visto. L’idea di partenza, un 50enne cacciato di casa dalla moglie che va a vivere in una casa di studenti, ricorda pesantemente l’ultimo film natalizio di Leonardo Pieraccioni, ovvero “Un fantastico via vai”, che presentava proprio lo stesso incipit.
Gli autori della serie sono ben sette: i The Pills (Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini) provenienti dal mondo del web e già approdati in passato su Italia 1, Luca Ravenna, i giovani ma ancora misconosciuti registi Daniele Grassetti e Matteo Rovere, e infine Sydney Sibilia che tanto successo ha avuto ad inizio anno con il film “Smetto quando voglio”. Gli stilemi, le battute e la regia di questa serie ricordano molto quelli di “Boris”, a cui lo stesso Sibilia aveva guardato (ma con ben altri risultati) per il suo primo lungometraggio. Non sarà un caso quindi che il ruolo di protagonista sia affidato a Paolo Calabresi, divenuto celebre con il personaggio di Biascica, e che qui è l’unico a sfoggiare una recitazione dignitosa con una mimica facciale che potrebbe anche suscitare qualche sorriso. I suoi tre giovani coinquilini sono invece piuttosto antipatici e troppo sopra le righe per convincere, mal serviti anche da un copione che li caratterizza come macchiette stereotipate.
Anche i singoli sketch ricordano altro, come il breve siparietto che vede Gianni a casa degli anziani genitori che non vedono l’ora di cacciarlo per riacquistare la loro intimità. Un po’ come accadeva al Ricky Memphis del film “Immaturi”. Non va meglio quando le idee sembrano nuove di zecca, come la tremenda sfida finale ad aprire la birra con l’accendino (accenni di uno scontro generazionale ?).
Le puntate saranno in tutto 27, ma se il buongiorno si vede dal mattino, allora ci sarà poco da stare allegri.
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Marco dice:
Commento solo per pena. Sì per pena perché la tua recensione mi ha fatto pena. Non è un offesa, è un consiglio. Scendi dal tuo piedistallo e mettiti sullo stesso piano delle persone che critichi. Facile sorvolare la serie con due tre citazioni decisamente inutili e con quella vena di ironia che ricorda il "tanto è una serie italiana che passa sulla rai". Queste parole le ho aggiunte io, ma l'impressione che dai è quella. Io la serie la trovo interessante perché affronta il tema del mondo giovanile toccando i punti giusti. Lo fa con leggerezza ed estremizzando i suoi personaggi, ma è chiaro che in una puntata di 7 minuti, fatta per riempire lo spazio tra il tg e la prima serata quello ci deve essere. Io sono felice di vedere lavorare dei ragazzi italiani che fanno le cose in un modo carino e con una punta di novità.