La nuova serie Zio Gianni – da ieri nell’access prime time di Rai2 – è l’esempio di come prendere talenti dal web non sia per forza sinonimo di novità e freschezza. Non una sola idea sembra essere originale e di fatto le risate al debutto, pur trattandosi di un prodotto comico e leggero, non arrivano quasi mai.
Zio Gianni: prima puntata all’insegna del riciclo
La prima puntata detta subito le regole: uno stile concitato, demenziale, abbastanza volgare per gli standard Rai e con una blanda satira di costume in sottofondo. Peccato che tutto, involontariamente o no, sappia di già visto. L’idea di partenza, un 50enne cacciato di casa dalla moglie che va a vivere in una casa di studenti, ricorda pesantemente l’ultimo film natalizio di Leonardo Pieraccioni, ovvero “Un fantastico via vai”, che presentava proprio lo stesso incipit.
Gli autori della serie sono ben sette: i The Pills (Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini) provenienti dal mondo del web e già approdati in passato su Italia 1, Luca Ravenna, i giovani ma ancora misconosciuti registi Daniele Grassetti e Matteo Rovere, e infine Sydney Sibilia che tanto successo ha avuto ad inizio anno con il film “Smetto quando voglio”. Gli stilemi, le battute e la regia di questa serie ricordano molto quelli di “Boris”, a cui lo stesso Sibilia aveva guardato (ma con ben altri risultati) per il suo primo lungometraggio. Non sarà un caso quindi che il ruolo di protagonista sia affidato a Paolo Calabresi, divenuto celebre con il personaggio di Biascica, e che qui è l’unico a sfoggiare una recitazione dignitosa con una mimica facciale che potrebbe anche suscitare qualche sorriso. I suoi tre giovani coinquilini sono invece piuttosto antipatici e troppo sopra le righe per convincere, mal serviti anche da un copione che li caratterizza come macchiette stereotipate.