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SERVIZIO PUBBLICO, SANTORO AMMONISCE IL SUO PUBBLICO: MAI USATO LA TV COME ARMA POLITICA

di Marco Leardi

05/04/2013 - 00:08

SERVIZIO PUBBLICO, SANTORO AMMONISCE IL SUO PUBBLICO: MAI USATO LA TV COME ARMA POLITICA

Michele Santoro

A Servizio Pubblico parlano tutti ma, piaccia o no, l’ultima parola spetta sempre a Michele Santoro. E’ una regola non scritta, ma vigente. Ieri sera, ad esempio, il giornalista ha aperto il programma bacchettando i suoi simpatizzanti, che sui social network lo avevano criticato per la scelta di invitare tra gli ospiti Daniela Santanchè. Prima, tuttavia, il giornalista si è soffermato sulla partecipazione di Matteo Renzi ad Amici. “Avrebbe dovuto partire dalla gente e non dalla tv” ha detto.

Poi ha tirato una stoccata al guru Casaleggio, il quale – ha spiegato – “usa la rete per criminalizzare le trasmissioni che non gli stanno simpatiche“. Con un climax ascendente, Santoro ha parlato dei social network come “terreno di scorribande e di propaganda“, per poi affrontare il tema a lui più caro: le critiche scaraventategli addosso da alcuni telespettatori.

“Mi preoccupa che nel nostro pubblico e anche tra i miei amici stia montando uno spirito di intolleranza. E io voglio dire che non corrisponde alla mia idea di televisione che Berlusconi e il Pdl debbano essere ignorati (…) Non corrisponde alla mia idea di televisione, né alla mia idea di democrazia e di vita, per cui vi dovere rassegnare. Io non credo di aver mai usato la tv come un’arma politica contro nessuno…” ha detto Santoro.

Il giornalista ha di seguito assicurato che non racconterà mai i fatti con “film dove i buoni vincono sempre, perché quelli li facevano in Unione Sovietica e a me non sono mai piaciuti“. In realtà, al telespettatore medio vengono in mente intere trasmissioni declinate a mo’ di processo, con tesi da confutare e ricostruzioni dei fatti talvolta opinabili…

Il conduttore di Servizio Pubblico, comunque, ha auspicato un processo di “inseguimento della verità” in contrapposizione al manicheo “principio di identità e non contraddizione” che sta dilagando in rete dove, va detto, troppo spesso si esagera. Poi un ammonimento finale ai suoi ascoltatori, prima dell’assoluzione.

Penso che non ci sia nessuno così diverso e così distante da me da non meritare di essere ascoltato da me“.

Così parlò Santoro. Amen.

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7 commenti su "SERVIZIO PUBBLICO, SANTORO AMMONISCE IL SUO PUBBLICO: MAI USATO LA TV COME ARMA POLITICA"

  1. Santoro ha sempre accolto nelle sue trasmissioni gente che potesse essere utile a portare avanti il "teorema" su cui era incentrata la trasmissione. In passato per esempio era ospite quasi fisso Tremonti (specialmente quando era in disaccordo con le scelte di Berlusconi) In questo periodo in cui i messimi nemici del giornalista sono i ministri tecnici, la vecchia dirigenza Pd e il Presidente della Repubblica, la Santanché o Sgarbi sono perfetti.

  2. E' un discorso che va al di là della rete. Anche in carne ed ossa sta gente esiste...conosco preti che vorrebbero celebrare il funerale a Berlusconi. E' strana la democrazia di sinistra e anche quella cattocomunista...la ragione è solo loro, la cultura è solo loro, il dibattito è solo loro, la giustizia è solo loro...pure la sconfitta è solo loro però. Predicano il bene e la tolleranza ma sono i primi ad augurare male agli altri. La sinistra che c' è in Italia, per fortuna in Europa non c' è. Peccato dover subirla noi.

  3. ps: ho usato un eufemismo.

  4. Ohhhh si è svegliato Santoro! Io capisco che una persona come lui sia un po' fuori dal mondo della gente comune, però bastava leggere qualche blog per capire che i "suoi" non hanno piacere nel vedere nelle sue tramissioni gente del Pdl.

  5. Santoro non ha tutti i torti, specie in riferimento ai nuovi protagonisti della attuale tragica situazione politica italiana. Per il resto, cose come l'inseguimento della verità sono abbastanza scontate come la gran parte delle sue trasmissioni negli ultimi tempi. Ma è un male che condivide con tutti i suoi colleghi e che forse è il riflesso della situazione di cui sopra.