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POVIA A DM: SE CANTASSI ‘LUCA E’ TORNATO GAY’ DIREBBERO CHE HO SCRITTO UNA CANZONE BELLISSIMA

di Valeria Carola

01/02/2013 - 12:00

POVIA A DM: SE CANTASSI ‘LUCA E’ TORNATO GAY’ DIREBBERO CHE HO SCRITTO UNA CANZONE BELLISSIMA

Giuseppe Povia
Con le sue canzoni ha fatto parlare spesso di sè negli ultimi anni. Prima “I bambini fanno oh” poi “Luca era Gay”, passando per “Vorrei avere il becco”, Giuseppe Povia è un cantautore che sa come colpire l’opinione pubblica. In occasione del suo impegno a I Migliori Anni,  abbiamo fatto una lunga chiacchierata con lui e ne è uscita fuori l’immagine di un cantautore con le idee chiare, che crede molto nel suo lavoro, consapevole del fatto che le critiche siano parte del gioco. L’importante, dice, è essere intellettualmente onesti.

Stai ricevendo consensi di pubblico a I Migliori Anni. Essere popolare ti lusinga o ti infastidisce perché allontana la tua immagine da quella del cantautore di nicchia?

Quando hai qualcosa da dire devi essere popolare, perché a più persone arrivi e più puoi aiutare, altrimenti è inutile che fai arte, inutile che fai musica. Ci sono invece personaggi di nicchia che vogliono rimanere nella nicchia… ma se la raccontano. Io guardo fissa la telecamera perché la gente deve riconoscere in me uno che canta delle canzoni che possono aiutare a vivere meglio. La musica può cambiare tantissime cose. I bambini fanno oh ha aiutato dei bambini a uscire dal coma.

In Italia esistono dei cantautori di serie A e di serie B?

Sono gli addetti ai lavori che ti accreditano o screditano. Ogni artista ha un consenso da una parte e poco consenso dall’altra. Io, per esempio, vengo attaccato da varie fazioni per le tematiche che tocco, da altre invece vengo acclamato. E’ chiaro però che mi sento cantautore a 360 gradi e non posso parlare solo d’amore. De Gregori fu attaccato dalla critica velatamente perché lo accusarono di aver offeso le persone obese con La Donna Cannone, oppure De Andrè fu criticato perché istigava alla prostituzione con Bocca di Rosa. Non mi sto paragonando a loro, dico solo che la strada che seguo nella musica è quella del cantautore. Se scrivo “Luca era gay” o “La verità”, ispirata alla storia di Eluana Englaro, ci sono dei motivi che vanno oltre la furbizia per far parlare di me. Ma poi chi non è furbo in questo ambiente? (ride, ndDM) E meglio esserlo su argomenti intellettualmente onesti che per le movenze o per i vestiti.

Conosci Pierdavide Carone?

Si, l’ho sentito a Sanremo dove ha portato un pezzo che mi piaceva con Dalla e poi ha cantato “Di Notte”, una canzone che andava su parecchie radio. So che è un autore giovane e gli autori giovani servono in Italia. E poi è uno dei pochi che scrive pure per gli altri e non solo per sé.

Il tuo rapporto con i talent, dunque?

Non ce l’ho con i talent. Da una parte è positivo perché parla di musica e dall’altra parte è deleterio perchè  su 40 persone che partecipano non ce la possono fare tutti. Se hai una squadra di persone che ti stanno dietro e che fanno un progetto per te come è stato fatto per la Amoroso, Giusy Ferreri o Marco Mengoni può funzionare. Se fai il primo singolo che magari non va tanto bene e ti abbandonano, vai in crisi psicologica.

Sottolinei spesso l’importanza del cantautorato.

I cantautori, dal dopoguerra in poi, hanno fatto la storia della musica italiana attraverso filosofie di pensiero e emozioni nuove. Attraverso le loro canzoni hanno parlato di satira, di politica e di tante tematiche sociali. La figura del cantautore dovrebbe tornare a essere qualificata perché negli ultimi dieci anni è stata un po’ sorpassata.  Oggi si tende più ad omologare la musica a un unico genere, a un unico suono. Io ho la sensazione di sentire sempre la stessa canzone cantata da cantanti diversi. Il suono deve essere quello, altrimenti radiofonicamente sei penalizzato. Voglio togliermi dalla testa la parola radiofonico.

Hai inaugurato anche una scuola per cantautori.

Sì, la scuola è il CMM di Grosseto che è aperta dal 1994 e si occupa di musica a 360 gradi. Al suo interno ho aperto la sezione cantautori che non ha la presunzione di insegnare a scrivere le canzoni, perché le emozioni non si insegnano da nessuna parte. Arrivano molti ragazzi giovani che hanno del talento insegno loro quello che Giancarlo Bigazzi, che per tre anni è stato il mio maestro, ha insegnato a me.

Nel tuo inedito, Siamo Italiani, presentato a I Migliori Anni, avresti potuto essere più cattivo con la nostra descrizione. C’è una strofa che avresti voluto inserire ma poi hai preferito tagliare?

A essere cattivi ci pensano agli altri, io sono il buonista. Dicono che “siamo italiani è populista”.  Populista è un termine nobile, a parte che finisce per ista. Dovrebbe essere populesimo che è ancora più bello. E’ un termine patriottico, popolare e poi in questo caso è un termine che parla al cuore degli italiani. “Siamo italiani” è una canzone che parla dei nostri pregi e dei difetti. Siamo uno stivale al centro del mondo e tutti ci vogliono mettere i piedi dentro, anche se ci criticano.

Una strofa della tua canzone dice: “siamo italiani, ed è ora di cambiare questa storia. ci meritiamo di vivere in un mondo che abbiamo inventato noi”.

Gli italiani sono positivi, sono quelli che si rialzano. Non è una canzone cattiva, ma positiva.  Sono tutti bravi  a fare gli oratori, ma alla fine l’ipocrisia non paga. Se uno riesce a dire le cose che pensa veramente fa più bella figura anche se ci si brucia una parte di pubblico. Quindi “siamo italiani… su le mani”.

Su le mani, perché?

Qualcuno intende su le mani perché ci stanno puntando una pistola, invece qualcun altro intende su le mani perché possiamo conquistare pure il cielo. E questo è vero.

Già deciso per chi votare?

Non ancora, non c’è una faccia nuova. Mi piaceva molto Renzi, l’ho conosciuto e avrà tempo per farsi strada. Non è che io sia politicamente disilluso, perché un pensiero ce l’ho, che è quello che va a favore di famiglia, di ricerca, sanità, strutture, di cultura, però alla fine dentro un partito ci sono tre leader che litigano… ti sembra una cosa un po’ una comica e la prendi a ridere. Probabilmente, credo che non andrò a votare perché non mi sento stimolato.

Luca era gay è del 2009.  A cantarla oggi le polemiche sarebbero state le stesse di allora?

Si, certo. Se cantassi: “Luca non sta più con lei ed è tornato gay” tutti direbbero che ho scritto una canzone bellissima. Io ho cantato “Luca era gay e adesso sta con lei” e sono stato accusato di aver detto che un gay è malato. Io ho rispetto per la parola malattia che credo sia una parola con cui nessuno voglia avere a che fare: nella canzone c’è una strofa che dice “Questa è la mia storia, solo la mia storia, nessuna malattia, nessuna guarigione”. Parlavo della storia di una persona che se non si trova in una condizione può cambiare perché – al di là del fatto che la storia sia vera – è vero che si può.  Non ho cantato la parte che avrebbero voluto sentire quelli che fanno i finti paladini difensori. Ho raccontato una storia e non pensavo che succedesse tanto casino. La racconterò tutta la vita. Ad avercene di “Luca era gay”, anche perché è una canzone intellettualmente onesta.

Cosa ne pensi delle adozioni gay?

Secondo me, un bambino dovrebbe avere una figura paterna e una materna. Questa è pedagogia. Poi da una parte ci sarà la gente che ritiene che sia meglio affidare i bambini a una coppia omosessuale che si vuole bene piuttosto che abbandonarli in un bidone o affidarli ad una casa famiglia. Secondo il mio pensiero personale, e quindi condivisibile o meno, nelle case famiglia lavorano persone preparate e che conoscono i bambini e poi ci sono tantissime coppie eterosessuali in attesa inutilmente che gli venga affidato un bambino.

A differenza che in quello della musica, nel mondo del calcio, l’omosessualità è ancora un argomento tabù.

Si arriverà anche nel calcio a parlarne. perché il mondo sta andando in quella direzione. Bisogna riuscire ad accettare una persona nella condizione in cui sta bene. Io sono stato scambiato per quello che ce l’ha con i gay, e se fosse così  lo direi. Mi hanno dato dell’ omofobo e adesso quando faccio i concerti spiego cosa significa davvero omofobia. Io non ho paura degli omosessuali. Credo che nessuno ne abbia. Omofobia è un termine politicamente inventato negli ultimi anni. Forse il nuovo termine è “poviafobia.” A Firenze (dove vive, ndDM) non ho nessun problema a entrare in un locale gay, ma in quel momento sento di esser guardato male e allora chi è che discrimina?

Al posto di Morgan a XFactor o al posto di Grazia Di Michele ad Amici?

Morgan è uno che giudica e ha il suo carattere, è un cantautore e non ha mai scritto una canzone che ha scalato le classifiche. E’ molto stimato perché ha una grande cultura. Vorrei avere la cultura di Morgan e il buon senso di Grazia Di Michele.

Parliamo di televisione, qual è il programma che proprio non riesci a guardare?

La pubblicità (ride, ndDM). Non lo so, non c’è un programma. A parte il calcio, la televisione non la guardo tanto. Guardo Violetta, a cui mi ha fatto appassionare mia figlia Emma. E’ la storia di una ragazzina che canta. Quando verrà in Italia, le ho promesso che la porterò al concerto.

Vasco Rossi o Ligabue?

Io son cresciuto con Vasco Rossi, con i suoi testi, con il suo stile di vita. Sono stato due anni in comunità perché ho fatto delle cavolate ai tempi in cui avevo venti, ventidue anni. Vasco l’ho ascoltato perché le sue canzoni mi davano la speranza di vivere in una condizione migliore. Cosa che poi è accaduta. Ligabue è molto più preciso. Ha dei testi ultimamente molto più forti..Scrive cose tipo “l’amore conta – conosci un altro modo per fregar la morte” che è una cosa che avrei volto scrivere io.

Devi scegliere un cantante con cui fare un tour. Chi sceglieresti?

Non sopporto i duetti e queste operazioni discografiche. Forse con Baglioni, ma a cantare i suoi pezzi. Se dovessi  fargli da corista, allora sì.

Il prossimo brano che interpreterai a I Migliori Anni?

Tanta voglia di lei dei Pooh. E’ la prima canzone che ho cantato…e non è detto che la canti bene.

Sei nella condizione di poter invitare a cena fuori una tua collega de I Migliori Anni, chi scegli?

Alexia. Non che ci sia qualcosa, per carità (ride). E’ una ragazza intelligente, piacevole, con la quale puoi parlare di tantissime cose.  Ha un cervello, è mamma e a me piacciono le donne mature di testa.

Guarderesti Italia’s Got Talent se non fossi impegnato con I Migliori Anni?

A me di solito piacciono i programmi di cose inedite. Gli darei un’occhiata per curiosità, ma poi non so.
Hai mai detto in un’intervista qualcosa di cui poi ti sei pentito?
Si, ma alla fine bisogna dire quello che si pensa. Certo, un cantautore o un personaggio di spettacolo deve stare attento a pesare le parole. Qualunque cosa io dica vengo sempre catalogato in una casella politica. Non mi piace che ogni volta alcuni giornalisti facciano il gioco della collocazione politica dell’editore.

Quando uscirà il tuo disco?

Esce il 19 novembre che è il giorno del mio compleanno e si chiamerà Cantautore. E poi nel 2014 porterò in giro per i teatri uno spettacolo. Parlerà di tutto, d’amore, di politica, di ironia, di satira, tematiche sociali. Sono 90 minuti di chitarra e voce per rilanciare il concetto del cantautore, far capire, più a me stesso che alla gente, che una canzone resta in piedi anche se è solo chitarra e voce. Una volta fatto questo si può riarrangiarla come vuoi. Oggi invece si fa un po’ il contrario.

Guarderai Sanremo?

Si. Fazio, bisogna rendergliene merito, ha fatto un Sanremo rischioso, secondo i suoi gusti e con un cast apparentemente di nicchia Con un cast così il rischio è che anche questo Sanremo sarà costruito più sul contorno che  sulla musica. Sono curioso di sentire la canzone di Marco Mengoni che mi piace un sacco. Secondo me potrebbe vincere. E’ uno, che non so come faccia, ma canta come Freddy Mercury.

Hai un look ben distinguibile, all’apparenza sembri uno di quelli che non ci pensa tanto e invece…

L’abito fa il monaco (ride, ndDM). Non mi vesto mai in maniera distratta. Sabato scorso ai Miglior Anni ero vestito di bianco, che dà sempre l’idea di pulito… e poi bianco fuori un po’ sporco dentro. Quando mi vesto di nero, metto una collana che fa luce, mi piacciono gli accessori, i capelli lunghi e lo scegliere le scarpe intonate.

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61 commenti su "POVIA A DM: SE CANTASSI ‘LUCA E’ TORNATO GAY’ DIREBBERO CHE HO SCRITTO UNA CANZONE BELLISSIMA"

  1. L'omofobia è l'avversione irrazionale nei confronti di persone gay, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio. In greco, "fobia" significa "paura", ma anche "avversione" e "intolleranza". L'Unione Europea la considera una violazione della dignità umana, come il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e il sessismo. Dal sito dell'Unione Europea: Homophobia is a mixture of negative attitudes and feelings towards lesbian, gay, bisexual and transgender (LGBT) people. It is an unacceptable violation of human dignity and it is incompatible with the founding values of the EU. The principle of equal treatment is a fundamental value for the EU, which is going to great lengths to combat homophobia and discrimination based on sexual orientation.

  2. sempre pessimo nelle risposte e nei suoi ragionamenti... davvero una persona sgradevole e opportunista... uno sciacallo mediatico direi

  3. @ Anon: parliamo di due cose diverse. La diversità da quello che dovrebbe essere la maggioranza, che poi neanche quello è vero, non è un difetto, anzi. Finchè si vedrà la diversità con accezione negativa allora c' è poco da sperare. Dobbiamo tornare al discorso di Darwin, che solo i più forti possono vivere e gli altri si spengono? Ci sarà una via di mezzo o no? E non capisco sinceramente cosa ci sia da criticare in una diversità se la persona in questione non fa del male a nessuno e si comporta come tutti. Una persona la si critica se fa qualcosa di male. E' deprimente giudicare o stabilire se una persona si può criticare o meno se è gay o no. Mi spaventano i tuoi discorsi, te lo dico senza offesa e senza malizia. Gay e ciccioni come li chiami saranno diversi dalla massa ma fosse per te andrebbero isolati e schifati da alcuni solo perchè sono tali.

  4. @Marco89: Il disagio che ha il gay se lo crea lui stesso. È lo stesso disagio che ha un ragazzo che vede una bellissima ragazza ma non la corteggia perché pensa che lei non si fidanzerà mai con lui. Sono d'accordo che l'essere gay sia una diversità, ma non puoi obbligare qualcuno a non criticare questa diversità. Molte persone schifano i gay (che sono diversi) così come molte altre schifano i ciccioni (che sono diversi). Purtroppo la diversità esiste ed è anche ben propagandata dallo Stato. Vedi per esempio a scuola: esiste l'ora di religione. Che religione si studia? Quella cattolica. Perché, quando in Italia ci sono centinaia di altre religioni? Semplice. Perché è la più diffusa. Tu che non sei cattolico, vieni visto come diverso così come un gay viene visto come diverso perché la maggioranza è etero. Come ho già detto, tu che hai un difetto e sai che potresti essere criticato puoi evitare di metterlo in mostra, soprattutto quando non è indispensabile.

  5. WHITE-difensore-di-vieniviaconme dice:

    no proprio lo odio.

  6. @ Valeria: sul discorso dei bulli però credo che Nina abbia ragione. Emarginare non è mai bello ma se uno è bullo e vede che è acclamato e seguito persiste. Se viene isolato capisce che forse non è giusto quello che fa. Non credo sia un atteggiamento sbagliato, soprattutto quando i bambini sbagliano e a volte sanno creare in altri bambini dei disagi che perdurano nel tempo.

  7. @ anon: scusa ma che discorso è ? Una ragazza brutta fa parte di una categoria più grande. Il gay, anche se non mi va di parlare così', è un genere più vasto, quindi aver paura dei gay è come dire in modo frivolo e superficiale, aver paura delle ragazze. Poi, io non conosco nessuno che si presenta come omosessuale, proprio no. Ce ne saranno e neanche a me piace, ma ti assicuro che anche questo mettersi in mostra per me deriva da un imbarazzo, da un disagio che ognuno affronta come può. Se la maggior parte è etero, ed essere gay si dice sia una diversità, ben vengano le diversità. Io non sono magro, sono diverso perchè la maggior parte è magra. Benissimo. Non è un problema. Non vedo perchè debba esserlo se uno è gay. Io preferisco essere diverso soprattutto se tutti quelli che sono uguali non sono poi migliori di me.

  8. Scusate se non ho potuto rispondere subito ma non potevo. @ Valeria: grazie per la risposta, è più o meno quella. @ Nina: ti assicuro...c' è gente che ha paura a come rivolgersi ad un omosessuale perchè non sa cosa potrà dire, come potrà parlare o quello che potrà fare. C' è chi li evita proprio perchè ha paura, paura che deriva secondo me dall' ignoranza. Mi è capitato di un uomo che non vuole inginoccharsi sapendo che dietro c' è un ragazzo gay, la sia butta sulla battuta ma è così e non è per niente gradevole. Esempio? A scuola con me, 7 maschi, un ragazzo visibilmente omosessuale. Siamo in gita a Sanremo. Gli altri 5 mi dicono in camera con lui ci stai tu, di notte sai, non è per niente ma meglio evitare. Lo hanno chiesto a me perchè io non ero un loro stretto amico, stavo con la mia ragazza e con le amiche della mia ragazza, mi son sempre trovato meglio...e sono tutti in teoria bravi ragazzi. Io mi sono trovato benissimo e siamo stati da Dio. Questa non è paura che questo ragazzo possa toccarli o fare chissà che roba? Tu dici che questo è schifare ma è uno schifo che deriva dalla paura. Paura di qualcosa di diverso che se andasse conosciuto forse farebbe meno paura.

  9. Valeria, bisogna educarli a valutare le situazioni e a comportarsi di conseguenza. Devono arrangiarsi da soli.

  10. la parola "odio" mal si concilia con il sistema di valori evocato dal white, dal "vieni via con me" e dal vessillo pace. E poi la parola odio ha la sua completezza semantica solo se coniugata con l'amore (odi et amo) all'interno di passioni travolgenti e assolute. Per quanto riguarda il testo di cui si discute, credo che si tratti non di omosessualità, ma piuttosto della narrazione di un processo di crescita e di faticosa acquisizione della propria identità, nel caso specifico di ordine sessuale, ma sicuramente comune, pur nelle differenti manifestazioni, a tanti giovani del nostro difficile e incomprensibile mondo. Ciò detto, Povia pensa davvero che figure professionali (seppur efficienti) possano sostituire il calore di una vera famiglia e di vere figure genitoriali omo o etero ?