Che il messaggio di Matteo Renzi sia stato positivo, in apertura ad Amici, è fuori dubbio. Speranza necessaria, per quei ragazzi che guardano il programma e che, tanta fortuna, non l’hanno avuta come i talenti presenti in studio.
Un soliloquio del Primo Cittadino di Firenze, durato 4 minuti, senza nessun botta e risposta con la conduttrice che lo ha introdotto senza troppi giri di parole. E Matteo Renzi, per dire, evita giacca e cravatta, predilige giubbotto di pelle nera alla Fonzie, per ‘parlare ai ragazzi’.
Se l’obiettivo era il racconto-intervento ai giovani(ssimi), dispiace costatare che si è scelta una modalità inopportuna, quella che, per uno strano meccanismo, trasforma i politici in star da acclamare in piedi. Leggi di apparenza, a danno dei contenuti. Intenzione nobile c’era: far dialogare i ragazzi con i temi importanti di uno stato civile, ma siamo certi che si possa fare tra pajettes e business? Doveva esserci un messaggio chiaro e c’è stato: speranza. Ma la speranza, quella vera, è che un discorso così non rimanga nei primi minuti di un talent, che sono già stati dimenticati dagli accaniti fans.
4 minuti non sono poi così tanti, ma bastano. Se non si tratta solo di canti e balli bisogna stare attenti. Se si interviene sulle rappresentazioni sociali, se le si cambia o le si vuole cambiare, o almeno ci si prova, ci sarebbe bisogno di maggiore consapevolezza. Ci si aspettava maggiore colloquio tra la conduttrice e Matteo Renzi, come elemento di mediazione con il pubblico. La perplessità è questa: siamo certi che quello di Amici sia il contesto giusto per dare un messaggio di speranza ai cittadini italiani?
1. massimo ha scritto:
6 aprile 2013 alle 22:36