In uno degli studi più belli che la Rai abbia sfoggiato negli ultimi tempi, sulle note di Viva la Vida dei Coldplay intonata dai quattro coach, inizia, finalmente, The Voice of Italy, il talent show condotto da Fabio Troiano e trainato da un battage pubblicitario così imponente da far tremare Pino il Pinguino. L’inizio è forte e d’impatto, il montaggio c’è (ma potrebbe essere più raffinato e veloce) e il meccanismo delle Blind Audition non fa una piega.
L’atmosfera che si respira è sì tensiva, ma allo stesso tempo complice: i quattro giudici si divertono, si consultano e cercano di rintracciare i componenti migliori per la propria squadra, ognuno seguendo un differente stile e una differente ispirazione. Il livello delle esibizioni è alto, l’Avetik di turno è solo un lontano ricordo, ma un po’ sconcerta e delude che alcune delle voci più belle della serata, come quella di Martina Liscaio e la sua personale versione di One day, finiscano con il triste esito delle spalle girate dei quattro coach.
Il punto di forza resta comunque uno. Fabio Troiano? Decisamente no, non ci ha entusiasmato. Il riferimento è alla giuria, dove non sono mancate le sorprese. L’inossidabile Raffaella Carrà è tornata ad accendere, anzi ad accendersi sul piccolo schermo con carisma, sguardo vigile, immancabile risata e… guanti di pelle in stile Karl Lagerfeld.
Rivelazione assoluta resta Piero Pelù. Telegenico e graffiante, il cantante dei Litfiba si è distinto per l’ottimo equilibrio, quasi inaspettato per un artista che non ha mai amato particolarmente il mezzo televisivo. Un po’ deludente Noemi, spesso un po’ troppo indecisa sui giovani concorrenti: che sia timore reverenziale nei confronti dei colleghi?
Apprezzabile, poi, il percorso del Maestro Cocciante: un grande professionista emozionato e divertito, ma decisamente meno imbalsamato di Fabio Troiano. La sua voglia di mettersi in gioco e di abbandonare la composizione per mettere al servizio la sua esperienza in un nuovo esperimento come quello di The Voice, lo svecchia e lo rinvigorisce.
Si è partiti col piede giusto e il programma sembra aver trovato, anche in Italia, una formula vincente con buona pace di X Factor. Si sa, la perfezione non esiste e anche The Voice meriterebbe una revisione soprattutto in merito ai tempi morti e alle reazioni dei parenti dei candidati dietro le quinte, spesso eccessivamente melense e tediose. La qualità e il livello del programma continuerà a trovare riscontro nel pubblico chiamato a una difficile scelta in un giovedì sera particolarmente agguerrito? Certo, se fosse andato in onda mercoledì, The Voice non avrebbe patito “un’ansia da prestazione” così intensa.
1. dany ha scritto:
8 marzo 2013 alle 11:08