Non sarà un titano di statura ma quando ha un obiettivo è un osso duro. Renato Brunetta lo ha dimostrato come Ministro della Funzione Pubblica e anche quando ha dismesso i ruoli istituzionali, continuando a battibeccare aspramente contro il partito d’opinione opposto al suo. Il nuovo obiettivo del nemico dei fannulloni sembra essere Report, trasmissione Rai candidata al premio Oscar Tv 2012.
Alla trasmissione di Milena Gabanelli l’ex ministro contesta la correttezza nell’acquisizione delle informazioni. A scatenare la reazione del politico del Pdl la modalità con cui è stato contattato dalla redazione che lavora per le inchieste del programma. In una nota Brunetta ricostruisce quelle che reputa pratiche giornalistiche deontologicamente anomale:
‘Questa mattina verso le ore 11 mi chiama un ‘giornalista’ di Report il quale comincia a fare domande, piu’ o meno le stesse che mi aveva fatto una tale Chiara, sempre di Report, che si era rifiutata di fornire il suo cognome, venerdi’ scorso. La telefonata sembra registrata, dato il fastidioso ‘ritorno’, ma il mio interlocutore non lo dice. Risponde affermativamente solo dopo la mia esplicita richiesta.’
Continua Brunetta:
‘Al di la’ del merito della telefonata, informazioni sui miei redditi, gia’ pubblici online dal 2008, e della mia piena disponibilita’ a rispondere per iscritto a ulteriori domande, e’ lecito legalmente e deontologicamente, chiamare al cellulare una persona, per giunta un parlamentare, da parte di un giornalista del servizio pubblico, e registrare la telefonata senza avvertirlo, senza chiedergli l’autorizzazione? E’ questa la correttezza nell’acquisizione delle informazioni cui ogni buon giornalista dovrebbe attenersi? Di questo intendo chiedere conto al ministro competente, al presidente dell’Ordine dei giornalisti, al Garante della privacy, riservandomi ovviamente ogni ulteriore azione legale.’
A scorrere un po’ la memoria, giusto per contestualizzare con più criterio, viene in mente quella dichiarazione di metodo che qualche mese fa Alberto Nerazzini, collaboratore molto fidato della Gabanelli, aveva professato nel salotto di Massimo Bernardini a Tv Talk dichiarando provocatoriamente di non far firmare le liberatorie, con la successiva precisazione che si trattasse di parole volutamente estreme per far comprendere la difficoltà del giornalismo d’inchiesta di far emergere le notizie in un Paese ‘blindato’ come l’Italia.
Ennesima bega giudiziaria in vista per il programma della Gabanelli, collezionatrice di battaglie in tribunale per affermare il suo diritto di cronaca, a dispetto di quanto volessero di volta in volta far intendere le ‘vittime’ delle inchieste? Al di là di tutto un’occasione per ribadire i confini etici del giornalismo tra dovere di informare e diritto alla privacy.
1. MisterGrr ha scritto:
6 marzo 2012 alle 11:03