27
novembre

CHAMPIONS LEAGUE: LA RAI POTREBBE PRESENTARE UN’ OFFERTA (AL RIBASSO) PER I DIRITTI IN CHIARO. UNO SPIRAGLIO CONTRO L’EGEMONIA DELLE PAY TV?

L'ambita Uefa Champions League

Non raggiungerà più gli stratosferici ascolti di qualche anno fa (almeno nelle partite della fase a gironi) ma anche quest’anno i match della UEFA Champions League hanno permesso alla Rai di avere la meglio sulla concorrenza  nella serate del mercoledì. Il merito è anche di un intelligente programmazione, pensata per dirottare i calciofili su Rai2 e catalizzare sull’ammiraglia – dove impazzava il baby talent della Clerici – bambini, anziani e pubblico femminile. Così anche una partita importante ma non di cartello come Inter-Twente del 24 novembre ha ottenuto un ragguardevole 16,35% con quasi 5 milioni di spettatori a vedere le fatiche della squadra di Benitez.

Si è parlato in queste settimane dell’intenzione del Cda della Rai di rinunciare alla presentazione di un’offerta per l’acquisizione dei diritti televisivi in chiaro per il triennio 2012-2014. Per il periodo che si concluderà con l’edizione della Champions 2010/2011, i diritti free sono costati a Viale Mazzini 27,5 milioni di euro annui, ben ripagati anche dal fatto che nella scorsa stagione la finale tra Inter e Bayern Monaco ha raccolto davanti a Rai1 ben 11.509.000 spettatori. La notizia di queste ultime ore è il ripensamento dei vertici della tv pubblica che sembrano aver deciso di partecipare all’asta (da presentare entro martedì 30 novembre) offrendo una cifra più bassa rispetto a quella sborsata finora.

E non è detto che Viale Mazzini non ottenga i diritti risparmiando qualche milioncino: l’ Uefa, che vorrebbe mantenere lo “status quo”, spinge per la conferma della soluzione attuale (italiana, ma adottata anche in Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) con 2/3 dei match riguardanti le squadre “indigene” a pagamento e 1/3 in chiaro. D’altronde, la messa in onda di una partita free contribuisce a dare visibilità agli sponsor del torneo e una connotazione non elitaria al prodotto ma le leggi di settore statuiscono che soltanto la finale – e le semifinali qualora dovessero vedere impegnata una squadra italiana – possano essere viste anche da chi non possiede un decoder satellitare o digitale terrestre.

Quali scenari potrebbero aprirsi nel caso in cui l’inno della Champions League non dovesse più essere suonato sulla televisione pubblica? La conseguenza più probabile è che per vedere giocare le stelle dei più importanti club europei i calciofili dovranno abbonarsi alla pay tv satellitare o a quella digitale terrestre (entrambe le piattaforme posseggono i diritti televisivi dell’intera manifestazione): il costo dell’operazione infatti sarebbe troppo oneroso per potere essere sostenuto da La7 e Mediaset (in chiaro) non sembrerebbe interessata all’acquisto. Con un po’ di fantasia si potrebbe pensare che Sky acquisti anche i diritti in chiaro per potere mandare in onda la partita del mercoledì su Cielo ma siamo nel campo dell’improbabilità.

Attualmente la Rai manda in onda gli highligts in chiaro delle partite del martedì e la diretta di una partita di una squadra italiana il mercoledì sera. Gli ascolti delle dirette sono, come dicevamo, abbastanza buoni (ed andranno ad aumentare man mano che si arriva alle fasi successive della competizione) mentre la rubrica 90°Minuto Champions galleggia su medie appena sufficienti. Certo, a RaiSport potrebbero anche impegnarsi a migliorare l’appeal degli approfondimenti sportivi e magari dare una ringiovanita a studi, grafiche e soprattutto redazione giornalistica ma quella è un’altra storia.



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