L’ora x è scattata: l’atteso one man show di Michele Santoro si è consumato ieri all’interno di AnnoZero, come da molti era stato preannunciato. Venti lunghi minuti in cui il giornalista salernitano, complice le polemiche di questi giorni sulla risoluzione consensuale del suo rapporto con la Rai con conseguente buonuscita milionaria, ne ha avute per tutti, presunti “amici” compresi.
Si parte con una captatio ai telespettatori: “Quando un programma viene portato via o un conduttore cambia il pubblico s’incazza”. Ma il più incazzato sembra lui, il Michele Sant’uomo resosi martire davanti a milioni di persone che lancia attacchi indistintamente alla Rai di destra, quella che quattro anni fa si è trovata costretta a riaccoglierlo nell’azienda pubblica turandosi il naso solo perchè “E’ stata una sentenza che lo ha voluto” e che “Non ha mai voluto prendere atto che l’azienda ha tratto profitto dalla sua trasmissione incassando per produrre programmi meno nobili”, e, soprattutto, a sinistra. Già, proprio quella sinistra di cui il nostro si è reso negli anni baluardo e portavoce scatenando in ogni suo intervento polemiche abbondanti e che ora sarebbe rea di non tutelarlo abbastanza, di non aver difeso il suo operato, avendolo lasciato solo a trincerarsi circondato da “indiani pronti a colpire il bersaglio in ogni momento”. Ce n’è per tutti, Zavoli e IDV compresa, colpevoli di sindacare sulla cospicua somma offertagli dall’azienda a titolo di trattamento di fine rapporto: “Sono affari miei, la mia liquidazione è un fatto privato” e per giornali come Repubblica e Corriere, tacciati, nemmeno troppo velatamente, di non aver avuto, in molti casi, la sua stessa libertà intellettuale.
“Michele contro tutti” si sfoga in diretta per quasi mezz’ora e conclude lanciando un’ultimatum: se i suoi considereranno AnnoZero “una perla del servizio pubblico” l’accordo, non ancora siglato, potrà saltare e il nostro eroe potrà “sacrificarsi” per il bene di tutti e tornare l’anno prossimo nuovamente con la trasmissione, rinunciando così a battere cassa.
Video nella seconda parte del post:
Il pubblico in studio è silente, perplesso, quello davanti ai teleschermi anche. La difesa di Santoro è, a detta di molti, debole e pretestuosa: non ci sembra che, in tutto questo tempo, il nostro giornalista abbia avuto da parte dell’azienda pubblica qualche veto o censura e la sua linea ideologica, discutibile o meno ma nota a tutti, è sempre stata portata avanti nel corso delle puntate. Nelle sue prime serate del giovedì è stato affrontato tutto e il contrario di tutto, dalla polemiche sugli aiuti all’Aquila fino alla recente ospitata della D’Addario, senza che nessuno potesse sindacare preventivamente sui contenuti delle sue scelte editoriali. Quale azienda pubblica occidentale (ma anche orientale per dirla come ieri il conduttore di Annozero) avrebbe mai permesso ad un suo dipendente (e Santoro a quel che ci risulta è, allo stato attuale, ancora un dipendente dell’azienda pubblica) di tenere un sermone al vetriolo di venti minuti?
E questo, se volesse, potrebbe continuare a farlo anche durante la prossima stagione (visto che la sentenza di reintegro è, a quanto sappiamo, ancora valida) se il suo desiderio fosse davvero quello di offrire un servizio pubblico d’informazione ai cittadini, fregandosene quindi di essere apprezzato o meno da chi comanda in Rai e dalla classe politica: a nostro avviso un giornalista che si vanti di fare servizio pubblico dovrebbe avere come unico referente soltanto il pubblico, appunto.
“Un giocatore si vede dal coraggio” diceva una vecchia canzone, e bene, ci sembra che sia proprio questa la dote che manchi a Santoro poiché, accettando questa buonauscita milionaria, il giornalista cadrà nella contraddizione di fare gli interessi (economici) esclusivamente suoi piuttosto che dei telespettatori, poco importa che la sua ribalta mediatica sulla seconda rete l’anno prossimo presumibilmente non ci sarà più e che chi lo ha sempre seguito si troverà orfano di un programma su cui poter fare riferimento a prescindere dalle convinzioni politiche.
1. sepese ha scritto:
21 maggio 2010 alle 14:45