3
marzo

ZELIG, LA MACCHINA PERFETTA

Ieri sera, mentre attendevo che iniziasse il programma, scorrendo con lo sguardo i titoli di testa, un fatto anomalo ha acceso la mia curiosità: tra le varie figure professionali compariva quella della “Vocal coach” Paola Folli. Ora, per chi non conoscesse Paola Folli, la suddetta è una delle più belle voci del panorama musicale italiano, corista in quasi tutti i cd più prestigiosi, voce solista insieme a Lalla Francia di “Domani”, un grande successo degli Articolo 31 di qualche anno fa. Ma non siamo qui ad esaltare l’excursus professionale della signora Folli. Il dato che più mi ha colpito è che abbiano collocato il suo ruolo nei titoli di testa, fatto direi insolito per qualsiasi programma televisivo (certi figure professionali seppur importanti, vengono collocate di solito nei titoli di coda), ma probabilmente non così strano per Gino, Michele e Giancarlo Bozzo, i tre ammiragli dell’Armata Zelig.

Credo di intuirne i motivi e proverò a spiegarveli: riconoscere l’importanza del ruolo, in una logica di meritocratica gratificazione, fa parte di un “modo di lavorare” che alla fine paga sempre: non prendersi solo i meriti del successo, ma condividerlo con tutti, in equa misura, è una prerogativa arguta mirata e funzionale ad una logica precisa, quella di saper lavorare “in squadra”. Tutto questo crea clima, coesione, complicità.

E che dire degli occhi, lo sguardo e la postura di Paolo Jannacci? Non più e non solo “figlio di” (Enzo, ndr), ma musicista di grande sensibilità, capacità e gusto, dagli arrangiamenti colti e “moderni”. Ecco, se vi capita, fateci caso: provate a guardarlo ora: non più ingobbito su quel piano ad accompagnare il padre nelle sue meravigliose, poetiche e surreali performances, ma finalmente con un’orchestra tutta sua ed un ruolo non più secondario. Anche i suoi occhi splendono di luce propria.

Canale 5 è per sua natura una rete “larga”, con un pubblico famigliare, quindi, per ogni produzione, l’obiettivo è quello di proporre un prodotto che sappia acchiappare un pubblico eterogeneo. Essendo la comicità e la satira prodotti fruiti o da un target più elevato, o da un pubblico essenzialmente giovane, la difficoltà era quella di “aggredire” un pubblico più vasto, con contenuti che potessero trovare il loro gradimento senza una dispersione di ascolti di target.

Ed è qui che troviamo la “longa manu” del Trio che ha cercato di trovare, puntata dopo puntata, un giusto equilibrio dovendo tra l’altro rimpiazzare, senza farli rimpiangere, le dipartite di comici del calibro di Ale e Franz, Ficarra e Picone, Sconsolata, Cirilli, Aldo Giovanni e Giacomo, molti di loro consolidatisi professionalmente sotto il tendone, ma decollati verso altri lidi. Gli ingredienti di cui disponevano: comici nuovi (usciti dal laboratorio sperimentale di Zelig Off), lo storico cast di comici targati Zelig e, novità di quest’anno, riproporre comici d’antan che hanno, in alcuni casi, fatto la storia della comicità; citiamo, per esempio, Gaspare e Zuzzurro, Gene Gnocchi, ancor più bravo di come ce lo ricordavamo nei suoi monologhi dai risvolti “lunari”, Enrico Brignano, ormai assurto a livelli altissimi, Enrico Bertolino, che a torna a Zelig dopo avervi mosso i primi passi.

Pur con tutte queste apparenti difficoltà, ogni edizione offre un prodotto dalla qualità incontrovertibile, che non fa mai rimpiangere le vecchie edizioni, dovendosi tuttavia innegabilmente scontrare con un dato ormai oggettivo: la frammentazione degli ascolti e dei telespettatori, soprattutto quelli giovani (il loro target principale), sempre più diretto verso il web e verso le nuove piattaforme. Ecco perchè credo che, quest’anno, la mission fosse quella di “allargare” il più possibile il prodotto, con tutta una serie di accorgimenti predisposti a tavolino.

Un altro ingrediente ”pop” introdotto è stato quello di proporre, ogni settimana, un medley a tema o monografico, eseguito dal cast accompagnato dal balletto: Vasco, Beatles, De Andrè. Quello che stupisce è la grande professionalità di ciò che viene proposto: Bisio che canta in modo sublime, la Incontrada che armonizza con precisione svizzera (e qui probabilmente c’è lo zampino della vocal coach), un balletto ineccepibile; insomma l’aria che si respira è una gran voglia di divertirsi lavorando tutti insieme per un obiettivo comune, senza primattori in scena. Un esempio? Le decine di ceffoni presi sul “coppino”, qualche settimana fa, da Bisio durante tutto il numero di Paolo Cevoli, tirando diritto senza mostrare il benchè minimo fastidio, ma cercando di “portare a casa” al meglio il pezzo.

Gioco di squadra, rispetto ma soprattutto riconoscenza è anche quello di riproporre un Leonardo Manera, in versione monologhista. Quest’anno in realtà non proprio azzeccatissimo (chi non lo ricorda in coppia con Claudia Penoni, negli esponenti del cinema polacco?) con dei testi non proprio centrati e con tempi e dinamiche ancora da calibrare, ma senza accantonarlo si è deciso di lavorandoci su. Credete che i Tre non si siano resi conto di quanto affermiamo? Non sembra casuale che, dopo i primi tentativi non andati a buon fine, sia nato il “Laboratorio Manera” con un personaggio diverso ogni settimana (il vecchietto di ieri sera che aspira ad andare a “Uomini e Donne” l’ho trovato esilarante).

Questa è la loro filosofia: lavoro, lavoro, sperimentazione, applicazione ma soprattutto testare idee e personaggi con il pubblico in sala: solo così capisci ciò che funziona e cosa non funziona (il nuovo Fiorello è nato proprio così: prima prova i nuovi personaggi in tourneè, poi quelli che hanno maggior riscontro di pubblico li porta in tv). E Zelig ci sembra una risposta positiva ed esauriente a coloro che parlano di una tv, in senso generale, che ha perso di qualità.

Zelig fa ridere a prescindere, senza beceraggini, volgarità, urla, parolacce, doppi sensi banali. Complimenti!



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6 Commenti dei lettori »

1. marco82 ha scritto:

3 marzo 2010 alle 18:10

se posso dire alcuni nuovi comici di zelig non mi fanno impazzire, i vecchi sono sempre forti.



2. Marinella ha scritto:

3 marzo 2010 alle 18:23

Grazie di questo articolo. Penso ciò che pensa lei anche nei riguardi del bravo Paolo Jannacci e sono doppiamente felice del suo splendere di luce propria in quanto sono una “vecchia” fan di suo padre :)



3. lauretta ha scritto:

3 marzo 2010 alle 18:58

effettivamente trovo che sia un gran bel prodotto che di anno in anno è cresciuto sempre di più fino a diventare quello che è oggi: un prodotto di classe vero e proprio!!



4. Filippo Catani ha scritto:

3 marzo 2010 alle 21:58

io invece parlerei anche delle ballerine.
lo so che a voi la gnagna interessa poco…ma a quanto pare interessa ai capoccia dei programmi televisivi.
tant’è vero che pur essendo in un periodo di forte recessione per la gnagna in tv, queste ragazze vengono utilizzate in sempre più programmi, senza però essere valorizzate.
come per esempio succede nello stesso zelig…che in tanti anni di messa in onda non ha mai avuto “bisogno” di un corpo di ballo…
ma guarda caso, in un periodo in cui le belle gnocche non trovano posto in tv, troviamo il balletto pure quì.
oh…intendiamoci…se uno è appassionato di ballerine, non troverà di certo gratificazione a zelig….infatti queste 8 (se non erro) ragazze, appaiono non più di 2 minuti in 3 ore.
voi mi direte: “ma è un programma comico”…
e io rispondo che…
1) da che mondo è mondo ogni programma comico ha sempre avuto belle donzelle al suo interno.
2) ma se non “servono” che ci stanno a fare?

sicuramente non servono per noi pubblico a casa



5. Angelo D'Adamo ha scritto:

3 marzo 2010 alle 23:25

orami zelig ha fatto il suo tempo, alla lunga stanca.



6. teo ha scritto:

24 aprile 2010 alle 21:54

Zelig è , e rimane il numero uno



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