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L’effetto Fazio

Che Tempo Che Fa non solo sta ottenendo buoni risultati, ma è andato oltre segnando risultati in linea con l’ultima stagione su Rai3.

Mattia Buonocore

di Mattia Buonocore

20/12/2023 - 15:55

L’effetto Fazio

Fabio Fazio ha aperto un varco. Almeno in linea teorica. Finora i passaggi di rete dei big della tv erano accompagnati da fiumi di scetticismo; per dirla in maniera prosaica, per qualcuno portavano sfiga. Nell’immaginario collettivo ci sono ancora gli insuccessi di Pippo Baudo e Raffaella Carrà di fine anni 80, ai quali sono seguite nuove avventure altrettanto nefaste di personaggi blasonati (compreso lo stesso Fazio che lasciò la Rai per la nascente La7). Ancora di più l’operazione sembra insidiosa quando ci si confronta con streamers o neo generalisteche rischiano di farti sparire dai radar anche se il programma è di successo.

Allo stesso tempo per le realtà nuove ed emergenti non è stato facile farsi largo. I grandi investimenti sulle produzioni spesso hanno portato ritorni minimi o appena sufficienti. Da un lato un’abitudine dura a scalfire, dall’altro titoli fuori fuoco o con poco mordente, incapaci di fornire allo spettatore la spinta a cambiare canale o di rimanere impressi nella memoria. Nel mezzo, questioni di palinsesto o di catalogo che non permettevano di creare flussi e traghettare pubblico.

Il caso Fazio però è una novità. Che Tempo Che Fa non solo sta ottenendo buoni risultati, com’era giusto che fosse considerato l’investimento ingente, ma è andato oltre segnando risultati in linea (inferiori ma non troppo) all’ultima stagione su Rai3. E parliamo di un programma il cui ciclo di vita è maturo, che ha dovuto fronteggiare la concorrenza fratricida di Report e che in questa prima parte di stagione ha potuto contare su ospiti tutto sommato ordinari.

Rispetto a case histories precedenti, il trasloco di Fabio Fazio è avvenuto di pari passo con quello di format e cast. Tutto uguale (come accaduto anche con Bianca Berlinguer, più significativo a livello editoriale meno a livello di industry). Il conduttore, poi, non è quello che ha lasciato il programma amato dal pubblico, magari per avidità o mera ambizione, ma è stato “costretto” (anche se poi così non è) ad andare altrove. Della serie, povero Fazio, dobbiamo sostenerlo.

Così se la “prima era” delle nuove tv si è combattuta sui format (X Factor, Italia’s got talent), la seconda rimette al centro i personaggi (guardiamo anche alla nuova fiction che pullula di attori strappati alla generalista). Rivoluzione copernicana sì ma a metà. Assisteremo a nuovi cambi di casacca? Il primo nome che viene in mente è Barbara D’Urso, alfiera della tv generalista rimasta a spasso. In questo caso lei non ha un format tutto uguale da portare e l’allure della sua tv non è così positivo, sebbene l’estromissione repentina da Pomeriggio Cinque le abbia fatto guadagnare punti.

L’errore, invece, che si sta commettendo dalle parti delle ‘nuove tv’ è quello di puntare con insistenza su volti intercambiabili. Ad esempio, Sky e Prime Video che si scambiano “personaggi” come Fedez, Dargen D’Amico, i vari The Jackal (che sono dappertutto senza che se ne capisca il perchè) aggiungono confusione alla confusione. Non esci dal guado se non sei unico.

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