Mentre Oltremanica si valuta l’ipotesi di cancellare il canone per il servizio pubblico radiotelevisivo, in Italia risuona l’insistente lamentela dei vertici Rai sull’importo – ritenuto troppo basso – della gabella in questione. “E’ una risorsa incongrua“, ha ribadito stamane l’Ad Rai Carlo Fuortes, ripetendo in commissione Lavori pubblici del Senato un concetto espresso nei mesi scorsi. E’ cambiato il contesto ma non il messaggio: le casse Rai necessitano di maggiori entrate.
In merito al “valore unitario” del canone in Italia, Fuortes è andato nuovamente all’attacco:
“E’ strutturalmente, come ben noto, il più basso in tutta Europa: 90 euro. Una somma distante da quelle degli altri Paesi al punto da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa, per Rai, della fonte integrativa degli introiti costituita dalla raccolta pubblicitaria. Senza fare riferimento alla Svizzera e all’Austria, Paesi nei quali l’importo unitario è superiore o pari a 300 euro, o alla Germania e alla Gran Bretagna, nei quali è pari rispettivamente a 220 e a 185 euro, in Francia il canone ammonta a 138 euro, oltre il 50% in più rispetto all’Italia“
ha affermato il top manager di Viale Mazzini, lasciando trasparire un certo fastidio anche per le recenti discussioni sulle modifiche alla modalità di riscossione.
“Troppo frequenti interventi sull’entità del canone o sulle modalità di riscossione rendono evidente, da un lato, l’assenza di un quadro di certezze in cui Rai possa svolgere la sua missione e, dall’altro, la difficoltà di elaborare previsioni economiche solidamente affidabili“
ha lamentato Fuortes, dipingendo l’ennesimo ritratto a tinte fosche per le finanze dell’emittente. “Alla luce degli impegni che Rai è chiamata a svolgere, il quadro economico-finanziario e le relative prospettive sono preoccupanti“, ha osservato l’Ad di Viale Mazzini, spiegando anche che la politica dei tagli non potrà essere spinta oltre un certo limite. Ulteriori restrizioni – ha detto – sarebbero “incompatibili con il perimetro industriale e l’ampiezza della missione” aziendale.
Alludendo al piano industriale in approvazione nei prossimi mesi, il top manager ha però accennato alla volontà di mettere mano ai canali tematici. In che termini, esattamente, non lo si è capito.
“Stiamo facendo valutazioni sui canali tematici. Ne discuteremo con il piano industriale che sarà approvato nei prossimi mesi. Si farà una valutazione sul rapporto costi-benefici“
ha affermato, con una precisazione: “I canali tematici interessano il 6% dell’audience e non si possono considerare residuali o da chiudere“. Una valutazione di non poco conto, forse trascurata nell’ambito della più ampia audizione odierna. Sulla promozione o sulla spending review si giocherà infatti una delle partire d’indirizzo del servizio pubblico del futuro: l’azienda intende investire sul digitale terrestre o no?
“Il mercato dei canali tematici lineari sta scendendo a vantaggio delle piattaforme digitali“, ha osservato comunque Fuortes.
1. pietrgaf ha scritto:
18 gennaio 2022 alle 15:27