Quando si decide di ispirarsi ad un titolo famoso per realizzare un nuovo progetto si corrono due rischi: il primo è quello di tradirne il senso originale, non essendone all’altezza; il secondo e opposto è quello di ripetersi, non offrendo al pubblico nulla di nuovo ed interessante. Ebbene, la fiction Tutta Colpa di Freud, disponibile da venerdì prossimo su Amazon Prime Video, destinata al prime time di Canale 5 ed ispirata all’omonima pellicola del 2014, ha evitato entrambe le trappole, vincendo la propria scommessa.
Il cuore del film di Paolo Genovese – che qui firma il soggetto, mentre la regia è di Rolando Ravello – rimane intatto, la storia non perde la propria sostanza ma viene rallentata, ampliata, e cresce. L’inserimento di nuovi personaggi e situazioni aiuta a spalmare la narrazione su più puntate e ad impreziosirla è in particolare il Matteo di Max Tortora: amico casinaro e sempre presente del protagonista, con il suo affetto sfonda il primato degli inossidabili legami di sangue, sui quali si fonda la storia.
Claudio Bisio declina in modo del tutto personale il protagonista Francesco, non tradendo l’impronta lasciata da Marco Giallini ma neanche emulandola: il suo psicanalista è più buffo, tragicomico, meno autorevole e dichiaratamente fragile, con i suoi attacchi di panico e le paure manifeste, ma non per questo meno efficace e amorevole. La scelta di puntare poi su attrici non troppo inflazionate nel panorama televisivo per portare in scena le sue tre figlie, aiuta a dare credibilità ai personaggi e a farle adottare dal telespettatore, pur con tutte le loro nevrosi e contraddizioni.
Colpisce in particolare Caterina Shulha, vista di recente in Nero a Metà, che riesce a regalare a Sara – personaggio che fu di Anna Foglietta – più delicatezza, approcciandosi piano alla sua omosessualità, senza forzature. Ma il racconto funziona soprattutto perchè corale, a più voci, nel quale i personaggi si mescolano e si incontrano creando e rafforzando legami con registri sempre diversi, che vanno dal comico al sentimentale senza disperdersi. E, con leggerezza, offre un approfondimento psicologico che Freud avrebbe apprezzato.