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ottobre

Seconda Linea: il debutto è frenetico, la Fagnani una ‘belva’ in gabbia

Seconda Linea, Francesca Fagnani e Alessandro Giuli

La di Rai2 non avanza poi così spedita. Il nuovo talk show del servizio pubblico si è incartato proprio su quella che avrebbe dovuto essere una sua peculiarità: la sperimentazione, intesa come rottura rispetto alla sintassi degli abituali dibattiti tv. Pur partendo da ottime premesse e da ospiti di tutto rispetto, il programma condotto da  e Alessandro Giuli non è riuscito a risaltare per originalità, al netto di alcune intuizioni valide ma non adeguatamente sviluppate.

Ci riferiamo per esempio all’intervista iniziale a Paolo Bonolis, che è stata di certo un bel colpo per il nuovo talk. Su Rai2 il popolare conduttore ha offerto un punto di vista intelligente sui principali temi d’attualità, spaziando dal coronavirus all’utilizzo dei social da parte dei giovani. L’attenzione suscitata dalle sue parole si è però spenta rapidamente all’avvio di un confronto con Carlo Cottarelli. L’ex commissario alla Spending Review (inflazionato ospite dei più classici salotti televisivi) ha rallentato il ritmo con le proprie disquisizioni professorali in materia economica. E, d’un tratto, è calato pure l’entusiasmo.

Poco riusciti, insomma, i promettenti tentativi di contaminazione tra linguaggi ed ospiti provenienti da contesti differenti. Se da una parte Max Giusti e l’ex concorrente del Collegio, Nicole Rossi, hanno detto la loro sulle notizie più recenti (qualcosa di simile accadeva a Nemo, sempre su Rai2), dall’altra il neoeletto governatore della Regione Marche, Francesco Acquaroli, non è andato oltre alle formalità né ha interagito particolarmente con gli insoliti interlocutori.

A togliere ulteriore vivacità al tutto è stata la scelta della conduzione a due, che ha appesantito il ritmo e non si è risolta – come auspicabile – in un gioco di armonici assist. Da sola, la presenza di Francesca Fagnani sarebbe potuta bastare. La giornalista è apparsa maggiormente a suo agio, abile nelle interviste, capace di cogliere le sfumature più notiziabili del dibattito, dotata di ironia. Ma, per l’appunto, sacrificata nel ruolo: una (ex) Belva in gabbia. Acerbo nella conduzione e ancora troppo vincolato al copione Alessandro Giuli, che solo nel finale – commentando una tavola dell’illustratore Milo Manara – si è espresso con più disinvoltura.

Interessanti, ma troppo brevi e non definibili come inchieste, i servizi proposti ed introdotti da Francesca Parisella, altra presenza non adeguatamente amalgamata. Piuttosto frenetica, invece, la scansione della puntata, concretizzatasi in un susseguirsi di contenuti e di ospiti privo di un vero filo conduttore o di un carattere identitario. Elementi che, ça va sans dire, sono invece significativi per un programma che intende farsi spazio nel panorama informativo.



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