Tutto da rifare. Mediaset dovrà ricalcolare il percorso (ma non la meta). Pur confermando la volontà di investire in progetti di espansione internazionale, il gruppo di Cologno ha formalizzato lo stop all’operazione Mfe-MediaForEurope, che avrebbe dovuto portare alla creazione di un polo europeo della tv in chiaro sotto l’egida del Biscione. La presa d’atto è arrivata ieri dal Cda dell’azienda, dopo la sentenza del tribunale di Madrid dello scorso 20 luglio, che respingeva il ricorso di Mediaset España e dava di fatto ragione a Vivendi (azienda che si era opposta al progetto).
“Mediaset prende atto della decisione del Tribunale Spagnolo, non ne condivide le conclusioni alle quali comunque si adegua, e riafferma che, anche sulla base dell’opinione dei propri consulenti legali di ciascuna delle giurisdizioni interessate dal progetto di fusione transnazionale, il progetto è conforme alle norme di legge applicabili, rispettoso dei diritti degli azionisti – cosi come affermato dai Tribunali italiani ed olandesi – e indirizzato esclusivamente al perseguimento degli interessi di Mediaset e di tutti gli azionisti che ne condividono lo sviluppo“
si legge in una nota diramata da Mediaset, il cui CdA prende atto che “il progetto di fusione, come deliberato il 7 giugno 2019, è quindi irrealizzabile a causa delle scadenze tecniche“. Addio ad Mfe, quindi, ma non all’idea originaria che anzi resta in piedi: l’azienda ha infatti comunicato di aver “avviato immediatamente lo studio per un’esecuzione diversa del progetto originario che raggiunga i medesimi obiettivi“.
Ogni valutazione al riguardo, però, verrà rimandata nei dettagli a settembre, quando si pronuncerà anche il Tribunale di Amsterdam, che a sua volta aveva congelato l’operazione. A quel punto, Mediaset potrà considerare meglio le strade alternative per raggiungere il proprio obiettivo. Quella del Biscione resta comunque una posizione chiara, anche nei confronti di Vivendi, alla quale il CdA guidato da Fedele Confalonieri ha riservato parole tutt’altro che concilianti.
“La decisione assunta dal Tribunale di Madrid è conseguenza soltanto dell’opposizione strumentale e preordinata di Vivendi che agisce nel proprio esclusivo interesse, anche quale concorrente del Gruppo Mediaset (…) È evidente che questa interruzione costituisce un grave danno frutto di un’ostilità pregiudiziale di Vivendi che ha iniziato a concretizzarsi subito dopo la rottura contrattuale esercitata dal gruppo francese nel 2016 (cessione Premium) con il successivo tentativo di scalata ai danni di Mediaset. Una serie di violazioni culminate oggi con le iniziative giudiziarie che hanno causato il blocco del progetto di fusione, violazioni onerosissime di cui Vivendi dovrà rispondere in Tribunale“
sottolinea ancora Mediaset, riservando anche una considerazione sulla recente lettera inviata da Vivendi, nella quale – riconoscendo la valenza industriale del progetto Mfe – si comunicava la volontà di sostenere i progetti di sviluppo internazionali del gruppo. Una comunicazione, quest’ultima, di cui l’azienda di Cologno evidenzia la tardività e l’assenza di proposte concrete.
“Se Vivendi è davvero intenzionata a trattare su basi concrete e orientate agli interessi di tutti gli azionisti, compresi quelli di maggioranza, Mediaset è pronta ad aprire un tavolo di confronto in cui verificare il nuovo, positivo, approccio“
afferma ancora il gruppo guidato da Confalonieri. Per effetto della mancata realizzazione della fusione, si apprende che le azioni in relazione alle quali è stato esercitato il diritto di recesso ritorneranno nella disponibilità degli azionisti recedenti.