25
luglio

Rai, Pd all’attacco sulle nuove nomine. Di Maio: «Noi facciamo i casting, quelli di prima mettevano i loro compari»

Luigi Di Maio

La nomina dei nuovi vertici Rai diventa materia di scontro politico. Dopo l’incontro tenutosi ieri sera a Palazzo Chigi e conclusosi con un provvisorio nulla di fatto, il Pd è passato all’attacco accusando il governo di “spartizione selvaggia” sul servizio pubblico e invitando la Commissione di Vigilanza a monitorare la situazione. La replica del vicepremier non si è fatta attendere.

Appresa la notizia del vertice governativo sulle nomine Rai, i parlamentari del Pd e membri della Vigilanza, Michele Anzaldi e Davide Faraone, hanno attaccato così:

Ieri sera si è svolto a Palazzo un vertice con il premier Conte, i vicepremier Salvini e Di Maio, il ministro Tria che, secondo quanto è stato annunciato ufficialmente dal presidente Conte nella sala stampa del Governo, avrebbe avuto come tema le nomine della Rai. Il vertice, come riportano tutti i quotidiani non smentiti, sarebbe servito a trattare non solo i nomi di amministratore delegato e presidente, peraltro quest’ultimo una nomina di garanzia e quindi che necessita dell’avallo dell’opposizione, ma addirittura i ministri avrebbero discusso delle nomine dei direttori del telegiornali. Mai si era assistito ad un’ingerenza e un abuso del genere“.

Secondo quanto si apprende, l’argomento è stato affrontato oggi dallo stesso Anzaldi nell’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza.

Sollecitato dai cronisti, Di Maio ha replicato alle accuse:

Noi stiamo ascoltando tutti i profili, qualcuno pensava si dovesse chiudere ieri sera. Il tema vero è che stiamo cercando di mettere insieme personalità tecniche, manageriali che abbiano anche grandi conoscenze sui piani editoriali della Rai

ha dichiarato il vicepremier, negando di aver mai parlato con Salvini di Tg 1 e ribadendo invece di essersi concentrato sulla nomina dell’Amministratore Delegato (qui, secondo le ultimissime indiscrezioni, i profili favoriti per l’incarico). L’esponente M5S, inoltre, ha respinto le critiche sul metodo dei casting per i candidati alla Rai, «auditi» uno dopo l’altro a Palazzo Chigi.

Quelli di prima i casting non li hanno mai fatti perché quelli che mettevano lì li conoscevano da trent’anni ed erano i loro compari. Noi queste persone non le conosciamo per esperienze politiche, ma per curriculum. Facciamo gli incontri per conoscerli e capirne le competenze (…) Il metodo di incontrare le persone per approfondire le loro competenze e concordare gli obiettivi dell’azienda dimostra che non stiamo mettendo i nostri nella Rai ma gente che sia in grado di portare avanti questa grande industria culturale“.

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3 Commenti dei lettori »

1. RoXy ha scritto:

25 luglio 2018 alle 17:44

Ma i PDioti con che coraggio parlano? Davvero, dopo aver infestato la RAI con i loro sorci rossi, persino cameramen e personale tecnico, figriamoci le vedettes, occupazione piena e senza quartiere, adesso osano anche ribellarsi? Sono davvero senza vergogna.

Il lavoro del nuovo governo sarà lungo e difficile, non basterà cambiare i direttori dei TG. Le redazioni sono infestate dai ratti PDioti da far paura, in particolare il PD1, mi si creda, più di TeleKabul. Qualcosa da far paura.



2. Vince! ha scritto:

25 luglio 2018 alle 23:13

La storia si ripete sempre uguale, solamente con una punta di ipocrisia in più…



3. Giovanni ha scritto:

26 luglio 2018 alle 09:33

RoXy, condivido il ragionamento ma non la forma. Est modus in rebus.



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