Mediaset riparte da Rete4. La cenerentola per definizione del Biscione è la protagonista assoluta della presentazione dei palinsesti per la stagione 2018/2019, avvenuta a Monte-Carlo con la conduzione di Piero Chiambretti (“A Mediaset ho fatto più presentazioni dei palinsesti che programmi”, ha scherzato), new entry a sorpresa del canale numero 4 del telecomando. Se Canale 5 si affida a prodotti consolidati e Italia 1 sperimenta ma non troppo, la rete diretta da Sebastiano Lombardi cambia radicalmente volto. A cominciare dal logo per arrivare ad un prime time composto da ben cinque produzioni, per un totale di 58 serate (contro le 30 dello scorso autunno).
In campo scendono Barbara Palombelli (in access e in onda anche con Lo Sportello di Forum), Piero Chiambretti, Gerardo Greco (che sarà anche direttore del TG), Roberto Giacobbo, Nicola Porro (che non lascia Canale 5) e il confermato Gianluigi Nuzzi. Una rivoluzione copernicana che Piersilvio Berlusconi spiega così:
“Vista la quantità di canali tematici, ci sembrava giusto e importante portare Rete 4 ad una dimensione più da rete generalista. La strada dell’attualità è la più giusta”.
Rete 4 sembra, dunque, farsi strada sulla falsariga de La7 ma Piersilvio precisa:
“Siamo concorrenti, ma non è una rete contro La7. Vogliamo posizionarla in maniera più larga, non così mirata verso un tipo di pubblico, in linea anche con la tradizione”.
Rete 4 potrebbe essere anche la casa ideale per il famigerato programma di Matteo Renzi sulla storia di Firenze. Berlusconi Jr rivela:
“Ci hanno contatto stiamo aspettando di vedere che prodotto sarà, ci potrebbe interessare”.
La “morte” della tv generalista
Il rinnovamento della storica cenerentola di Cologno è, dunque, sintomatico di un mercato mutevole e che affida giocoforza alla generalista il compito di essere calda e in diretta. Tuttavia a Mediaset respingono nettamente ogni previsione catastrofica sulla fine della televisione tradizionale:
“Recentemente ho trovato un report del 1998 che diceva che la tv generalista era morta“, rivela Piersilvio mentre il filmato mostrato ai giornalisti sottolinea la leadership europea editoriale di Mediaset.
Le recenti dichiarazioni di Luigi Di Maio, che auspicava una Netflix italiana alla luce delle difficoltà future della tv generalista, Piersilvio Berlusconi le interpreta come una spinta ad innovare. Il top manager non manca di evidenziare come per creare la Netflix italiana serva un governo che aiuti e non contrasti gli editori. Inoltre rimarca la contraddizione del Movimento Cinque Stelle in tema di tv: se per Di Maio la generalista è morente, per Grillo – che vorrebbe vendere due reti Rai – è una risorsa.
Con la Netflix vera, invece, i rapporti sono buoni ma ancora non si è trovato il modo di collaborare per una co-produzione. Un progetto probabilmente complesso visto che Berlusconi è convinto del fatto che:
“I migliori prodotti di Netflix sulla nostra tv non farebbero ascolti”.
Sul piano meramente palinsestuale, logiche commerciali impongono a Mediaset l’inizio ritardato della prima serata. Piersilvio assicura che se la Rai stabilisse un orario, Mediaset la seguirebbe a ruota.
1. Joseph ha scritto:
5 luglio 2018 alle 12:28