Dopo il fischio d’inizio dell’arbitro Mattarella, il nuovo governo guidato da Giuseppe Conte entrerà finalmente in partita. Tra i primi banchi di prova per l’inedita formazione giallo-verde ci sarà il rinnovo dei vertici di Cdp, Autorità per l’Energia, Antitrust. E poi ci sarà il nodo cruciale della Rai, visto che il 30 giugno prossimo scadranno i mandati dell’attuale CdA e del DG Mario Orfeo.
Come noto, qualsiasi governo ha sempre considerato decisivo il tassello del servizio pubblico. E così sarà anche per il nuovo esecutivo, sebbene pentastellati e leghisti in passato avessero garantito di volersi approcciare in modo diverso agli oneri (ed onori) del rinnovo. Al di là delle promesse e dei buoni propositi, però, i nuovi arrivati dovranno attenersi alla legge Renzi di riforma della Rai, che ha recentemente modificato i criteri di nomina.
Secondo la norma, il Direttore Generale (con funzioni di Amministratore Delegato) verrà sempre nominato dal Ministero dell’Economia in qualità di azionista di maggioranza dell’azienda pubblica. L’incombenza, dunque, spetterà al neo-ministro del Tesoro Giovanni Tria. Cambierà invece qualcosa nella designazione dei 7 consiglieri del CdA (non più 9 come in passato).
Due di essi saranno designati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministero dell’Economia. Due verranno eletti dalla Camera e altri due dal Senato. Ogni deputato e senatore potrà votare un solo consigliere Rai. In Parlamento, la maggioranza giallo-verde potrebbe teoricamente avere i numeri per aggiudicarsi anche tutti e quattro i consiglieri di nomina ‘politica’.
Bisognerà però vedere se M5S deciderà di proporre candidati politici o se sceglierà – come teorizzato in passato e come avvenuto per la nomina di Carlo Freccero in quota grillina – personalità selezionate in base al curriculum. D’altra parte, la Lega potrebbe – sempre in linea teorica – concordare la nomina di un consigliere con gli alleati (esterni al governo) di centrodestra. Solitamente, poi, la prassi parlamentare prevede che anche alle minoranze sia concessa una rappresentanza nel CdA Rai: il ‘governo del cambiamento’ si atterrà a questa consuetudine o la archivierà?
All’appello manca infine un consigliere, che verrà scelto dai dipendenti del servizio pubblico. La scadenza per la presentazione delle candidature era fissata per il 31 maggio 2018. Per candidarsi occorrevano tre anni di anzianità aziendale, almeno 150 firme o la presentazione delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto di lavoro della Rai SpA. Il consigliere eletto aggiungerà al proprio stipendio un gettone da 66mila euro, ma dovrà restare complessivamente sotto il tetto dei 240mila euro.
1. aleimpe ha scritto:
1 giugno 2018 alle 16:58