Sì o No è un programma per temerari. Per uomini duri. L’approfondimento referendario condotto su La7 da Enrico Mentana arriva infatti dopo una lunga settimana televisiva in cui di riforma costituzionale si è parlato davvero ovunque: è quindi evidente che solo i più “valorosi” siano disposti a seguire una seconda serata del venerdì interamente dedicata al suddetto argomento.
La trasmissione si articola in un faccia a faccia tra due esponenti con posizioni opposte in merito al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Si tratta di una formula molto semplice, anche nella struttura dello studio, che tuttavia consente a Enrico Mentana di offrire un approfondimento politico di pubblico servizio.
Il dibattito condotto dal direttore del TgLa7 si distingue per uno stile analitico e discorsivo (talvolta al limite della noia) che difficilmente si ritrova in altri contesti magari più chiassosi e quindi imprecisi. Talvolta la discussione tra i contendenti si addentra in questioni cavillose, di fronte alle quali l’attenzione del telespettatore è messa a durissima prova. Solo una battuta di Mentana, in quello stile che il comico Crozza imita bene, può forse ridestare l’interesse perduto.
Due ore di confronto referendario non sono certo poche ed è chiaro che la buona riuscita del duello dipenda anche dal livello degli schermidori. Finora il faccia a faccia più interessante è stato quello tra Matteo Renzi e Gustavo Zegrebelsky: la puntata in questione – trasmessa in prima serata – ha totalizzato l’8,4% di share. Non possiamo dire altrettanto del dibattito tra Andrea Romano del PD e Vittorio Ferraresi del M5S tenutosi ieri sera subito dopo Crozza.
Sì o No, come ogni talk show referendario che si rispetti, spesso si trasforma in un muro contro muro alla lunga monotono e repellente. Ma una cosa è certa: in questo programma, per lo meno, si entra davvero nel merito della riforma.