Molte case di produzione sono all’opera per realizzare nuovi prodotti seriali con i quali deliziare il pubblico. Così, questo piovigginoso preludio d’estate diventa il momento giusto per dire quello che abbiamo da dire, pena il dover tacere per sempre o, almeno, fino alla prossima cocente delusione. Dunque, signori, pur con il massimo rispetto, siamo qui a ricordarvi che non siete tutti J. J. Abrams e non state accingendovi a creare quel seppur controverso capolavoro che è stato Lost: voi i finali aperti ve li dovete scordare. E vi spieghiamo anche il perchè.
Lasciare il finale aperto ad una fiction durata sei/dodici serate è un qualcosa che non si fa a prescindere, perchè tradisce il patto con il telespettatore che:
1. ha seguito una storia;
2. ha fatto delle ipotesi e/o riposto delle speranze;
3. vuole sapere come va a finire.
Tuttavia, nel caso in cui voi foste certi di produrre un nuovo capitolo della fiction in questione, qualche licenza potreste anche concedervela e mettere dopo l’epilogo un bel cliffhanger con cui stuzzicare la curiosità per il futuro.
Un esempio sublime di come vada gestita la questione potete trovarlo in Una Grande Famiglia: alla fine di ogni stagione il nodo cruciale attorno al quale era stata avvolta la trama poteva dirsi risolto (Edoardo è vivo; i cattivi non ci sono più) ma intanto veniva lanciato un nuovo amo per continuare la pesca. Almeno fino all’epilogo della terza stagione nel quale gli autori, non essendo affatto sicuri di proseguire oltre, hanno messo un punto alla storia per non lasciare nulla di incompiuto.
La stagione televisiva appena terminata, invece, è stata costellata di fiction che non si sono concluse e che molto probabilmente non si concluderanno mai, perchè non avranno un seguito, visto il netto calo di ascolti registrato dal genere e i sonori flop che sono piovuti. Pensate a I misteri di Laura, terminato prima di sapere se la protagonista avrebbe coronato o meno la sua storia d’amore con il collega poliziotto, fresco di trasferimento; o peggio che mai pensate a Tutti insieme all’improvviso dove, dopo che il giovane Paolo ha scoperto che Walter era suo padre e non suo zio, piuttosto che affrontarlo è partito per un lungo viaggio senza fare più ritorno.
Qualcuno potrebbe obiettare che questi erano esperimenti, tentativi, e che dunque non sono state prese le giuste misure. E che dire allora dell’espertissima Lux Vide, che ha costruito per la Rai un’intera serie sul fatto di non far scoprire a Enrico che Lisa era madre di due figli e poi glielo ha fatto sapere negli ultimi due minuti di Non dirlo al mio capo, non dandogli neanche il tempo di reagire ma, come se non bastasse, facendogli spuntare una moglie a carico?
Questa, signori, non è narrazione, è confusione. Questo non è raccontare una storia, è prendere un pentolone e buttarci dentro un mare di ingredienti pensando che, poiché tutti di buona qualità, ne verrà fuori un piatto appetibile. Ebbene no, è un piatto indigesto, che non lascia soddisfatti, che non toglie la fame, che verrebbe voglia di non ordinare mai più.
Allora, per il futuro ricordate di non fare il passo più lungo della gamba, di non pensare che il vostro prodotto arriverà al decimo capitolo, accettate il fatto di non essere invincibili: la tv non è più quella di una volta, non è più quella in cui Incantesimo era il gotha e il genere seriale non è più una certezza ma un tentativo perpetuo, come tutti gli altri.
Rispettate un pochino di più il vostro pubblico, mettete da parte le manie di grandezza e, almeno voi che avete il potere di decidere come va a finire, usatelo, questo potere. Ché la vita vera è già abbastanza sospesa di suo.
1. xxxxx ha scritto:
20 giugno 2016 alle 15:49