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PIETRO VALSECCHI, MA UN PO’ DI AUTOCRITICA MAI?

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

08/05/2015 - 15:58

PIETRO VALSECCHI, MA UN PO’ DI AUTOCRITICA MAI?
Pietro Valsecchi

La stagione televisiva sta per concludersi e non è stata delle migliori per la fiction Mediaset, che ha collezionato risultati tiepidi con offerte che non hanno entusiasmato il pubblico. La sperimentazione e i nuovi linguaggi che il Biscione ha tentato di portare – per esempio la messa in scena del thriller psicologico e dell’esoterismo con Il Bosco e Le Tre rose di Eva 3 – non hanno pagato. E a qualcuno non va giù.

Pietro Valsecchi: dura critica alla fiction italiana dal numero uno della Taodue

Parliamo di Pietro Valsecchi, numero uno di Taodue, che nei giorni scorsi ha rilasciato delle pesanti dichiarazioni all’Adnkronos e, ben lontano da un eventuale mea culpa per gli scarsi ascolti raccolti di recente dai suoi Le mani dentro la città, Squadra Mobile e appunto Il Bosco, ha sparato a zero sulla fiction italiana e ancor di più sul pubblico che la guarda, apostrofandolo come “arretrato“.

“Ci sono diverse Italie e diverse fiction. C’è una Italia culturalmente, socialmente ed economicamente, e anche anagraficamente, arretrata, che si accontenta di una fiction didascalica, che ama le storie prevedibili, i personaggi tutti d’un pezzo, le biografie agiografiche; insomma una serialità rassicurante e banalizzante. […] Esiste molta fiction che rispecchia in pieno questo obiettivo, che raggiunge spesso grandi ascolti ma che non racconta l’Italia vera, che non elabora un linguaggio contemporaneo, che ripropone stereotipi e può quindi essere insidiata da prodotti di acquisto rivolti a un target simile, come dimostra il successo delle telenovelas spagnole”.

Una posizione condivisibile da molti, che però sembra non tener conto della qualità dell’offerta. Perchè sì, sicuramente titoli quali Don Matteo, Il Commissario Montalbano o Che Dio ci aiuti seguono schemi ripetuti e rassicuranti, ma nel loro genere sono ben fatti, ben riusciti, confezionati a dovere. Mentre non si può dire lo stesso dei tentativi nostrani di indagare nuovi generi, spesso affrontanti con superficialità, senza un’adeguata preparazione e con risultati patetici.

Pietro Valsecchi: un invito ad innovare che però non sempre trova riscontro nelle produzioni Taodue

Valsecchi parla della volontà di soddisfare “un pubblico diverso, che non ha come unica fonte di svago o di approfondimento nella televisione, un pubblico molto esigente abituato a confrontarsi con le serie americane, al quale bisogna offrire un prodotto non banale“. Raggiungere i livelli narrativi della serialità americana non è semplice e, di sicuro, i telespettatori abituati a quel tipo di messa in scena poco apprezzano i nostrani tentativi di riproporla, vissuti più come goffe emulazioni che altro. In questo senso, quindi, la tendenza di “certa fiction” di proporre continuamente qualcosa che si sa fare bene, come anche le biografie, andrebbe apprezzata più che denunciata. Perchè, dopotutto, è meglio che ognuno faccia quello che sa fare meglio.

Ma è soprattutto il concetto di “banalità” che va chiarito. Viene da domandarsi infatti cosa intendesse Valsecchi affermando che non bisogna “realizzare una fiction ‘già vista’ […] O si produce qualcosa di significativo e originale o saremo sempre più marginali nel mondo“, quando poi l’ultima fatica della sua Taodue – ovvero Squadra Mobile – si basa sul ritorno in scena di un vecchio personaggio, a mò di riesumazione del trapassato remoto. Quello non è forse un già abbondantemente visto?

A fronte di questi controsensi, e assodato il giusto bisogno di sperimentare per ampliare gli orizzonti di narrazione, bisognerebbe forse prendersi qualche responsabilità. Perchè è troppo facile (e anche un pochino offensivo) scagliarsi contro i gusti del pubblico sovrano, con il suo attuale bisogno di essere rassicurato piuttosto che angosciato, ed etichettarlo quale arretrato perchè non gli è piaciuta la nostra offerta. Molto più giusto sarebbe talvolta fare ammenda e ammettere di aver mandato in onda fiction confuse, senza mordente, che non hanno sfondato soprattutto perchè portatrici di trame superate ed annacquate. Come, manco a dirlo, proprio nel caso di Squadra Mobile.

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11 commenti su "PIETRO VALSECCHI, MA UN PO’ DI AUTOCRITICA MAI?"

  1. Il problema non e' che ci viene meglio ...per te che confondi ascolti con qualita' ... Questo tuo commento conferma la tua prevenzione .... su Valsecchi e Tao due .... Peccato .... e' come parlare coi muri D'altronde per chi trova the best in Italy fiction ... Don Matteo .... non ci si puo aspettare altro ....