RAI



23
febbraio

LE “SPESE DI RAPPRESENTANZA” DI GUGLIELMO ROSITANI PUBBLICATE DA REPUBBLICA: 3870 EURO TRA RISTORANTI E GIOIELLERIE. IL CONSIGLIERE: “E’ TUTTO REGOLARE, MOTIVATO E GIUSTIFICATO”. E PARTE LA QUERELA.

Guglielmo Rositani

Guglielmo Rositani

E mica solo Augusto Minzolini. In Rai l’uso della carta di credito aziendale per spese di rappresentanza è diventata una prassi per diversi protagonisti dell’azienda. Stando a quanto rivelato da Repubblica infatti, che ha ricevuto in via anonima 11 ricevute di una carta di credito che fa riferimento all’azienda pubblica, tra i personaggi del settimo piano di Viale Mazzini che hanno usufruito in più di un’occasione di questa possibilità compare anche il Consigliere di Amministrazione della Rai Guglielmo Rositani.

Nulla di strano, fondamentalmente. Ai Consiglieri di Amministrazione viene elargito uno stipendio (lordo) di 98 mila euro l’anno, più 28 mila euro extra nel caso diano vita ai comitati editoriali e una carta di credito aziendale dal valore di 10 mila euro l’anno per le spese di rappresentanza. In merito a questa carta, non vi sono -a quanto pare- regole precise sull’utilizzo e quindi l’ “uso consono e corretto” viene demandato agli stessi possessori.

La domanda che sorge spontanea è cosa si intenda per “spese di rappresentanza” e soprattutto per “uso consono” poichè nelle ricevute in mano a Repubblica, che riportano l’intestazione Rai (o comunque sono spillate su carta intestata di Viale Mazzini) e fanno riferimento a Rositani, compaiono degli acquisti (tutti effettuati a Rieti) forse poco attinenti allo scopo.




2
febbraio

RAI: GARIMBERTI CHIAMA IL PREMIER MONTI. CDA NELLA BUFERA

Paolo Garimberti

Adesso scatta il Far West, si salvi chi può. Nel Cda Rai tira l’aria del tutti contro tutti dopo il voto di martedì scorso che ha approvato le nomine di Alberto Maccari al Tg1 e di Alessandro Casarin alla Tgr (leggi qui). Paolo Garimberti ha già preparato le munizioni ed è pronto a reagire: il Presidente di Viale Mazzini, infatti, ha chiesto di incontrare Mario Monti. Di cosa parleranno non è un mistero.

Con tutta probabilità, Garimberti spiegherà al Premier che la Rai non può essere guidata con l’attuale sistema. Nel colloquio i due potrebbero confrontarsi su una riforma della tv pubblica, visto che lo stesso Monti si era detto propenso al cambiamento. A marzo dovrebbe scadere l’attuale Cda e quella potrebbe essere l’occasione per introdurre un nuovo sistema di regole.

Il DG Lorenza Lei, da parte sua, ha confermato di avere in pugno le redini del Cda ma ora la attendono nuove sfide. Dall’opposizione si registra un inasprimento dei toni. Dopo le clamorose dimissioni del Consigliere Nino Rizzo Nervo, infatti, ieri sono arrivate le parole del suo collega Giorgio Van Straten: ”l’errore più grave della mia vita professionale è stato votare Lorenza Lei come DG” ha detto.

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,


31
gennaio

MAURO MASI RIVELA: MI SONO RIFIUTATO DI SVENDERE LA RAI A MURDOCH

Mauro Masi

Combatté valorosamente per la Patria e per la Rai, e infine mormorò: non passa lo straniero. Tra sventolii di tricolori e applausi commossi, eccovi un lato inedito del soldato Mauro Masi, emerito Direttore Generale della Rai. In un’intervista concessa al settimanale Chi, l’ex vertice di Viale Mazzini ha raccontato di essersi opposto alla possibilità di svendere la tv pubblica a Rupert Murdoch, lo Squalo di Sky.

Ci fu una trattativa con Sky. Offrirono 50 milioni di euro l’anno per sette anni, in totale 350 milioni di euro, per comprare la Rai. Sono stato accusato di aver fatto saltare la trattativa: in realtà mi sono rifiutato di svendere l’azienda a Rupert Murdoch.”

Con queste parole, Masi ha dato la sua versione dei fatti vicenda della trattativa di rinnovo con Sky poi naufragata. L’episodio è solo un’anticipazione dei contenuti di un libro che l’ex DG ha scritto come memoriale dei suoi 800 giorni alla guida della tv pubblica. L’opera omnia si annuncia scoppiettante, almeno stando alle anticipazioni dell’autore. 

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,





24
gennaio

GIORGIO GORI PROPONE “DUE” RAI, NOI NON SIAMO D’ACCORDO.

Giorgio Gori

L’influenza dei partiti che condiziona le scelte editoriali, l’alto tasso di turnover ai vertici e una doppia mission: l’obbligo di fare servizio pubblico e la necessità di competere sul mercato. Di gatte da pelare la Rai ne ha da vendere, soprattutto in un periodo più che mai complicato per gli epocali cambiamenti che stanno investendo il settore radiotelevisivo.

Pochi giorni fa sul Corriere della sera Giorgio Gori ha proposto di “biforcare” l’azienda, distinguendo nettamente i canali destinati ad assecondare logiche commerciali (l’ex numero 1 di Magnolia indica provvisoriamente Rai1, Rai2, Rai4, Rai Premium, Rai Movie, Rai HD) – da finanziare esclusivamente con la pubblicità a valori di affollamento analoghi a quello delle reti private – da quelli di servizio pubblico finanziati totalmente dal canone, a fronte di una completa rinuncia alla pubblicità. Una proposta che non ha trovato d’accordo Agostino Saccà che, intervenuto sullo stesso quotidiano, nega l’esistenza di un problema di governance, citando a supporto della sua tesi gli ascolti registrati dalla televisione di Stato negli ultimi anni.

Posizioni opposte tra le quali DM non si sente di scegliere, optando per una terza via mediana. Non crediamo, innanzitutto, in una Rai dicotomizzata. Eliminare completamente la pubblicità da alcuni canali potrebbe equivalere a rinunciare a ghiotte occasioni di profitto (vedi i canali per bambini o Rai3). Allo stesso modo risulterebbe paradossale imbattersi in  format simili su Rai1 e Rai3 ma con un diverso trattamento, cosa che peraltro nel lungo periodo spingerebbe inevitabilmente la rete ammiraglia a limitare la produzione di “generi alti” che per questioni di identità della rete e di economie di palinsesto non possono comunque mancare. Sarebbe complicata anche la scelta dei canali da destinare al servizio pubblico in quanto molti di essi hanno insite le due anime. E’ il caso di Rai Movie – provvisoriamente escluso da Gori – che propone commedie ma anche film d’autore.

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,


11
gennaio

RAI: SANREMO C’E’ PER 7.000.000 EURO ALL’ANNO PER TRE ANNI

Lorenza Lei

[DAGOSPIA] Habemus Sanremo! Dopo otto mesi di doglie è stata partorita la nuova convenzione triennale per la realizzazione e diffusione televisiva del Festival della Canzone Italiana. La trattativa, condotta per la Rai dall’avv. Massimo Pacella e per il Comune di Saremo dall’avv. Giorgio Assumma, si è conclusa con l’impegno di Lorenza Lei di versare al Comune di Sanremo un corrispettivo di 7 milioni di euro l’anno.

Non solo. In base alla nuova convenzione, che sarà firmata dalle parti entro gennaio, la Rai riprenderà, per ognuna delle tre edizioni, cinque serate del Festival, realizzerà uno show in prima serata di “accompagnamento” all’evento nonché una puntata di Domenica In.

Non è finita! Viale Mazzini consentirà al Comune di Sanremo la indicazione di uno sponsor istituzionale, ed inoltre realizzerà annualmente nel territorio sanremese uno speciale LINEA VERDE dedicato al Corso Fiorito…





2
dicembre

X FACTOR 5, MORGAN: “IN RAI ERA TUTTO FINTO, ME NE SONO ANDATO PRIMA DELLO SCANDALO DELLA DROGA”. NON C’E’ LIMITE AL PEGGIO?

X Factor 5

Si dice che in Rai siano più ferrei sull’uso di un certo linguaggio. Eppure nella terza edizione di X Factor, Morgan non esitò nel mostrare il dito medio alle telecamere e al pubblico che era seduto alle sue spalle. Si dice anche che a Sky siano molto attenti alla qualità dei loro prodotti e all’immagine. Ma nemmeno questo ha trattenuto Morgan dal servirci l’ennesimo discutibile teatrino, degno dei momenti più bassi del Grande Fratello.

Sarà che il Castoldi soffre di un’incurabile mania di protagonismo, sarà che per emergere sembra aver bisogno di trasgredire, ma era chiaro che il ballottaggio tra due dei suoi concorrenti, Davide e Valerio, sarebbe diventata l’occasione per un altro dei suoi show. Al momento di decidere chi dei due eliminare, Morgan perde la testa o forse fa solo finta:

Io non voglio eliminare nessuno di loro e non voglio neanche eliminare me stesso. Se avessi voluto eliminare me stesso, sarei rimasto in Rai. Ho lasciato la Rai prima che uscisse lo scandalo della droga perché in Rai era tutto finto. Qui le cose sono vere, io amo il brivido della verità e amo anche questi due ragazzi perché loro sono veri e puri. Non elimino nessuno di voi“.

Poi sollecitato da Alessandro Cattelan a stringere sul nome dell’eliminato, Morgan risponde “Berlusconi“. E il pubblico applaude e lo incita. Lui ride e afferma di voler chiamare il tilt, cosa non permessa dal regolamento. Poi di nuovo attacca il programma:

Io vi ho già detto quello che voglio fare, non l’avete capito? Che diavolo volete da me? Volete giocare con me? E’ ridicolo che vogliate giocare ancora con me dopo tutto quello che mi è successo. Ce l’avete con me e con questi due poveracci?“.

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, , ,


28
novembre

MEDIASET E RAI: MENO 20% DELL’AUDITEL PER I SEI CANALI GENERALISTI NELL’ULTIMO DECENNIO. EVASIONE CANONE AI MASSIMI STORICI.

Crollo ascolti Rai e Mediaset

Che lo stato di salute della vecchia televisione generalista fosse precario lo si era capito già da qualche tempo. Il clima di austerity piombato nel Paese con i macrocambiamenti che tutti abbiamo visto ha reso evidente qualcosa che stava covando da tempo, a partire dalla loro dieta mediale. L’approfondimento che batte le fiction, anche le più pop, il crollo generale dei numeri, il cambio dichiarato degli obiettivi di rete.

Secondo lo studio portato avanti dall’Università Cattolica del Sacro Cuore le sei reti del duopolio (ed è giusto precisare che in questo studio non sono stati compresi i canali del digitale che fanno capo ai due colossi) hanno smarrito per strada quasi un quinto della loro forza. C’è sicuramente una rilevantissima moltiplicazione dell’offerta, così come delle tipologie di piattaforme mediali in concorrenza, ma l’alibi del crollo non può essere liquidato come fisiologica contrazione da proliferazione della scelta.

Se nel 2000 ‘Raiset’ si spartiva grossomodo il 90% dei telespettatori e degli investimenti pubblicitari, dopo 11 anni ci si attesta mediamente al 70%. Un dato ancora più severo sulla politica di gestione dei contenuti se si guarda più a fondo e in prospettiva. Risulta infatti che in questo nuovo quadro la popolazione con un livello culturale elementare costituisca il 30% del campione, appena il 5% invece per quanto riguarda i laureati.

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,


1
novembre

RAI: LE PROPOSTE DEL ROTTAMATORE MATTEO RENZI

La rottamazione della Rai secondo Matteo Renzi

Rottamazione vs usato. Con un gergo da incentivo automobilistico la sfida che da qualche mese si consuma in una nuova versione all’interno del Pd non risparmia l’idea di televisione pubblica che le due correnti intendono affermare come linea maggioritaria. Matteo Renzi, il vispo sindaco di Firenze, all’interno della sua campagna di comunicazione molto forte per il rinnovamento del Partito Democratico si esprime a favore di una razionalizzazione privatistica del sistema radiotelevisivo.

Tra le cento proposte, molte delle quali etichettate come vintage anni 80 da Bersani, Renzi e il suo team di pionieri del nuovo si è espresso anche sulla questione della Rai, porgendo una mano trasversale a qualche altro esponente politico, di diversa estrazione, che aveva già avanzato ipotesi nella stessa direzione. Più concorrenza a Mediaset, meno incertezza di bilancio, fine del regime misto canone-pubblicità per gli stessi canali e netta separazione del finanziamento.

Le proposte specifiche sono la numero 16 e la numero 17 del manifesto della rottamazione. Ecco la ricetta renziana, che lasciamo alla descrizione diretta di coloro che hanno presentato la possibile fase due della sinistra italiana:

Oggi la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”. Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri, inclusi Rai 1 e Rai 2, devono essere da subito finanziati esclusivamente con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e successivamente privatizzati. Il canone va formulato come imposta sul possesso del televisore, rivalutato su standard europei e riscosso dall’Agenzia delle Entrate. La Rai deve poter contare su risorse certe, in base ad un nuovo Contratto di Servizio con lo Stato.