Jeremy Irons



27
dicembre

Canale 5 racconta «Napoleone. Nel nome dell’Arte» con Jeremy Irons

napoleone

Jeremy Irons in Piazza Duomo a Milano

Serata in costume per Canale 5. Dopo il debutto della serie Sissi, domani andrà in scena «Napoleone. Nel nome dell’Arte». Volto e voce narrante del docufilm, l’attore Premio Oscar Jeremy Irons, che parlerà dall’interno del Duomo di Milano, dove un’orchestra riproporrà per la prima volta il Te Deum dell’incoronazione di Bonaparte, e dalle sale della Biblioteca Braidense.




3
marzo

I BORGIA: ARRIVANO SU LA7 INTRIGHI E CORRUZIONE

I Borgia

L’apertura alle serie tv de La7 continua. Dopo le contemporanee Grey’s Anatomy e Unforgettable, da stasera 3 marzo alle 21:30 faremo un salto nel passato. Di qualche secolo. E precisamente al 1492. In Italia. No, non è la storia di Cristoforo Colombo e delle tre caravelle che partono alla scoperta dell’America. Ci ritroveremo invece nell’intrigante, ambiguo e corrotto mondo della famiglia de I Borgia, in pieno Rinascimento Italiano. Più che una famiglia, un’associazione a delinquere.

La serie, in onda con successo sul canale americano Showtime (Dexter, Homeland), è interpretata da un credibile Jeremy Irons nella parte di Rodrigo Borgia che riesce a farsi eleggere Papa con il nome di Alessandro VI, usando gli stessi mezzi che Al Capone avrebbe usato per farsi eleggere Presidente del Consiglio, aggiungendoci anche un po’ di violenza in più.

Ad aiutarlo a mantenere saldo il suo potere c’erano i suoi tre figli. E già pensare a un Papa con i figli lascia intuire che le atmosfere in cui ci troviamo non siano quelle di Un Medico in Famiglia (in onda in contemporanea su Rai1). Cesare, nominato cardinale, difende il padre dagli attacchi all’interno del Vaticano, Juan è invece gonfaloniere, nemmeno a dirlo, dell’esercito papale e Lucrezia è data in sposa a Giovanni Sforza per garantire l’alleanza con il Nord Italia. Cesare Borgia e Lucrezia Borgia evocano cattiveria e malignità solo a nominarli, anche se sappiate che Lucrezia nella realtà era meno perfida di quanto la storia invece la dipinga.

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7
aprile

THE BORGIAS E THE KENNEDYS: LE SERIE TV SULLE DUE DINASTIE CONQUISTANO IL PUBBLICO AMERICANO

I Borgia e i Kennedy, due delle dinastie più famose e chiacchierate della storia mondiale, continuano ad appassionare milioni di persone. Merito delle due serie televisive che da domenica 3 aprile sono approdate con successo sul piccolo schermo statunitense. La serie The Borgias, creata dal regista Neil Jordan con Jeremy Irons nel ruolo di Papa Alessandro VI, ha ottenuto su Showtime nel primo episodio oltre un milione di spettatori, ai quali bisogna aggiungere i 432.000 americani che hanno seguito la replica. In totale circa 1.500.000 di spettatori che hanno permesso al canale televisivo di raggiungere il record d’ascolti degli ultimi sette anni.

La celebre famiglia dei Borgia, che tra intrighi, scandali sessuali, corruzione, delitti e vizi d’ogni sorta, caratterizzò buona parte della politica italiana tra il XV e XVI secolo, ha indubbiamente fornito una grande mole di materiale per i 9 episodi realizzati dalla casa di produzione Canadian-European Treaty. Nel cast oltre a Jeremy Irons, anche Colm Feore, David Oakes, Derek Jacobi, Francois Arnaud, Holliday Grainger, Joanne Whalley e Lotte Verbeek. Altra dinastia ben più recente ma altrettanto ricca di scandali, vizi e tragedie, è quella dei Kennedy, protagonista della nuova miniserie in 8 puntate trasmessa dal canale Reelz.

The Kennedys, che arriverà anche in Italia in esclusiva su La7 il prossimo autunno, ripercorre la storia della famiglia più amata d’America, a partire dall’8 novembre del 1960, giorno della storica vittoria contro Nixon. Prodotta da Joel Surnow con la canadese Muse, con la regia di Jon Cassar (già regista per la Fox delle prime sette stagioni del serial 24), la serie doveva inizialmente andare in onda su History Channel che però ne ha sospeso la programmazione, alla vigilia della messa in onda lo scorso gennaio, perchè giudicata troppo romanzata rispetto agli standard del canale. In realtà, secondo quanto affermato dai giornali statunitensi, dietro al repentino cambio d’idea ci sarebbero state le pressioni del clan Kennedy che avrebbe preso le distanze dal contenuto della serie.