Che non verrà candidato in nessuno schieramento politico, è una certezza. Su tutto il resto, le illazioni sul suo futuro vanno via come le paparazzate della pancia della sua ex. Parliamo di quello che ha il cognome come quella cosa che la Regina Elisabetta porta in testa e il nome di Bentivoglio. Non lo nominiamo, perché abbiamo il dubbio che il nome sia stato registrato e a fine articolo ci toccherebbe compilare il borderò da consegnare alla Siae con il numero di volte in cui lo abbiamo citato. E poi pagare i diritti.
Sul caso umano e su quello processuale evitiamo di pronunciarci. Che, se abbiamo una sicurezza quando scriviamo su questo blog, è che non siamo né preti né avvocati (più o meno!). Sul caso mediatico invece due paroline le vorremmo scrivere. Il primo insegnamento di tutta questa vicenda è che i creativi che chiamano gli attori famosi per fare le pubblicità esponendoli al pubblico ludibrio dovrebbero prendere appunti su cosa significa fare comunicazione.
Abbiamo una fuga che da Milano a Lisbona è diventata famosa come il Cammino di Santiago. Adesso verrà percorsa da tutti gli imputati in attesa di giudizio in segno di devozione a quelli che hanno già avuto una condanna definitiva. Abbiamo una macchina usata per la fuga, che come minimo a Lapo Elkann gli arriva una fattura con parecchi zeri, quanto meno per risolvere le questioni in sospeso. La dimostrazione che il sistema GPS del mezzo funziona è un omaggio del fuggitivo.