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Noi del Rione Sanità, Carmine Recano brilla in un contesto già visto

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

24/10/2025 - 11:59

Noi del Rione Sanità, Carmine Recano brilla in un contesto già visto

© Punto e Virgola / Gianni Fiorito

3.2 /5

Ci sono due cose in particolare che emergono dalla visione della prima puntata di Noi del Rione Sanità, andata in onda ieri sera su Rai 1. La prima è il magnetismo di Carmine Recano, attore dal grande talento che riempie la scena e che ruolo dopo ruolo sta conquistando il suo meritato spazio nel panorama seriale italiano. La seconda è che paradossalmente, per quanto ispirata ad un’incredibile e singolare storia vera, la serie all’esordio non si distingue e somiglia a molte altre.

Napoli è una città ricca di spunti diversi e bellezze nascoste, dalle quali reti televisive e piattaforme streaming stanno attingendo a piene mani negli ultimi anni, con un gran numero di titoli ambientati tra i suoi vicoli e vicino al suo mare. Il che è lodevole, ma rischia di creare una sorta di omologazione nell’offerta, facendo risaltare poco le peculiarità dei singoli prodotti.

Noi del Rione Sanità, dinamiche e interpreti affini ad altre serie tv

Qualche esempio? Noi del Rione Sanità è ambientata in una zona affine a quella di Mina Settembre e, così come qui Don Giuseppe (Recano) si impegna per aiutare i ragazzi in difficoltà sfidando le istituzioni, lo stesso faceva l’assistente sociale interpretata da Serena Rossi.

La malavita che irretisce i giovani richiama Gomorra – La serie, ma le similitudini più forti sono, com’è ovvio, quelle con Mare Fuori, di cui Recano è da sempre uno dei volti principali: ieri la puntata si è chiusa anche con un matrimonio finito nel sangue, scena già vista nella seconda stagione della serie di Rai 2.

Dinamiche affini e spesso affini anche gli interpreti, che creano una sorta di continuum narrativo nel quale ci si confonde. Questo non lede l’intensità della storia né il valore sociale del racconto, ma in qualche modo anticipa gli eventi togliendo suspense e ciò, unito ad un ritmo piuttosto lento, non dona alla serie quel quid in più che avrebbe meritato.

Tra gli elementi più interessanti dell’insieme ci sono i “confessionali” che i personaggi più giovani fanno per presentarsi, parlando direttamente al pubblico, e in generale il cast, con un Giovanni Ludeno sorprendente nei panni di un terribile boss: chi lo avrebbe mai detto ricordando il suo Antonio de Le Indagini di Lolita Lobosco?

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