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Black Doves: una spy story che profuma di Love Actually. Da vedere.

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

11/12/2024 - 13:47

Black Doves: una spy story che profuma di Love Actually. Da vedere.

© Netflix / Ludovic Robert

3.7 /5

Riuscire a rendere calda e natalizia una serie tv splatter e adrenalinica è un’impresa non da poco, e a Netflix va il merito di averla compiuta: Black Doves è una storia di spionaggio e doppi giochi in cui di sangue letteralmente esploso dai corpi delle vittime se ne vede tanto, anche sui volti dei protagonisti, ma sembra allo stesso tempo una commedia stile Love Actually.

Il merito è del contesto in cui è calata, ovvero una Londra che si prepara all’arrivo del Natale, tra recite scolastiche e pudding da preparare in famiglia, mentre una crisi geopolitica di proporzioni enormi monta come panna sullo sfondo. Molto dipende anche dalla protagonista Helen Webb (Keira Knightley), una spia professionista e spietata che si nasconde dietro la facciata di moglie fedele e madre impeccabile.

Black Doves: la protagonista è croce e virtù del racconto

Helen è un grande pregio e al contempo il peggior difetto della serie, perchè le sue azioni sono davvero poco credibili. Le spie di norma si muovono nell’ombra, lei invece ha sposato un ministro ed è sotto gli occhi di tutti: nonostante ciò, agisce indisturbata senza mai essere smascherata, pur partecipando a sparatorie per la strada incinta di due gemelli, o presentandosi dalla padrona di casa del suo amante ammettendo candidamente di esserne la compagna.

L’assurdità della situazione non impedisce alla serie di scorrere piacevolmente, alternando momenti action con quelli familiari e il registro ironico con quello emotivo. Cuore principale della storia è l’amicizia tra Helen e Sam (Ben Whishaw, il Q dei nuovi film di 007), suo preparatore e ora angelo custode che l’aiuta e condivide con lei un inappagato ed irraggiungibile desiderio di normalità.

In conclusione, l’ottimo cast e l’alta capacità di intrattenimento aiutano Black Doves a farsi perdonare le tante forzature narrative e l’ennesimo ricorso al mondo delle spie.

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