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Un giorno in Pretura: 30 anni di processi con Roberta Petrelluzzi. Da stasera le nuove puntate
di Marco Leardi
17/03/2018 - 15:49

Trent’anni di cronaca televisiva tra aule di giustizia, arringhe, requisitorie, dibattimenti e sentenze. Un Giorno in Pretura taglia lo storico traguardo dei tre decenni in onda e si attesta come il programma più longevo di Rai3. La trasmissione condotta da Roberta Petrelluzzi, che ha raccontato con immagini e testimonianze originali i principali casi giudiziari del Paese, tornerà stasera alle 23.55 per un nuovo ciclo di puntate.
Dopo aver documentato i processi per l’omicidio di Avetrana, la strage di Erba, Vellettopoli, per i casi Cucchi, Aldrovandi e Calciopoli (solo per citarne alcuni), stasera la trasmissione di Rai3 ripartirà dalla Corte d’Assise di Torino, presieduta dal Dott. Pietro Capello. Le telecamere entreranno nell’aula in cui si affronta il caso di Alberto Musy, il consigliere comunale dell’Udc di Torino vittima di un agguato sotto casa.
E’ il 21 marzo 2012. Sono le otto del mattino. Un uomo con un casco in testa si fa aprire per consegnare un pacco in un palazzo del centro di Torino. Dopo pochi minuti cinque colpi di pistola squarciano il silenzio. E’ stato colpito Alberto Musy, un avvocato di 44 anni, di rientro a casa dopo aver accompagnato a scuola le sue quattro bambine. Musy morirà in ospedale dopo 19 mesi di coma.
Le indagini sono difficilissime. L’avvocato Musy era conosciuto come una persona perbene. Si divideva fra la professione forense nello studio di famiglia, l’insegnamento all’Università di Novara, e l’impegno politico come consigliere comunale. In assenza di spunti investigativi evidenti, vengono analizzati tutti i fascicoli del suo studio legale, le iniziative in campo politico che avessero potuto nuocere a qualche interesse nella malavita torinese, i rapporti con i suoi colleghi all’università. Fino a quando alcuni collaboratori di Musy riferiscono di alcuni dissapori con un ragioniere calabrese che era stato inserito nella sua lista civica alle ultime elezioni.
Francesco Furchì viene arrestato, e deve oggi difendersi, incensurato, dall’accusa di omicidio volontario.