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GIOVANNI TOTI A DM: IL PROGRAMMA DELLA PARODI SU LA7 NON MI PREOCCUPA. E’ UN INCROCIO TRA LA BIGNARDI E QUALCHE ALTRA TROVATA TELEVISIVA UN PO’ COPIATA
di Davide Maggio
11/09/2012 - 15:02

Direttore. Anzi, direttore bis. Giovanni Toti guida contemporaneamente due telegiornali di casa Mediaset: Studio Aperto e Tg4. Una sfida, questa, tutta all’insegna dell’informazione, che il giornalista affronta con lo spirito di chi vuol lasciare il segno. Non potevamo non saperne di più sulla sua mission ma lo interrompiamo, ieri, mentre guarda nel suo ufficio il debutto di Cristina Parodi su La7. La nostra chiacchierata inizia proprio da un giudizio sul diretto competitor dell’edizione delle 14 del Tg4 nella sua nuova era ‘post-Fede’.
Direttore, che te ne pare del programma della Parodi?
Mi sembra uno studio un po’ freddo con un bellissimo tavolo però nulla di nuovo. Un incrocio tra la Bignardi e qualche altra trovata televisiva un po’ copiata.
Non ti preoccupa, quindi, per il Tg4 delle 14?
No, non particolarmente. La sfida del Tg4 delle 14 è talmente difficile che non mi preoccupa l’arrivo di un competitor in più. A me preoccupano i telegiornali regionali della Rai. Anzi, dovrebbe essere preoccupata anche la Parodi dei TGR, noi poi ci spartiamo le briciole.
In effetti i risultati dell’edizione delle 14 sono bassi…
Ci vorranno alcuni mesi per far capire al pubblico che c’è quell’edizione, imparando a sintonizzarsi su Rete4 se si è in cerca di notizie nazionali. Il lavoro che stiamo facendo però mi piace: mezz’ora di informazione vera, senza fronzoli, con molti collegamenti. Dopo di che per i risultati ci vorrà tempo: è un orario che non ha mai avuto informazione ed è dominato da programmi femminili, molto leggeri. Oltretutto in questa settimana la rete non era ancora completamente accesa. Diciamo che per un giudizio completo ci dobbiamo risentire a Natale.
Quando sei stato chiamato alla direzione del Tg4, qual è stato il primo pensiero che hai fatto?
Che roba complicata!
Dirigere due tg? (ridiamo)
No, raccogliere l’eredità di Emilio (Fede, ndDM) che resta pur sempre un pezzo di storia del giornalismo e, senza buttar via quel che di buono c’era della sua eredità, rifondare un telegiornale che di fatto era diventato l’Emilio Fede Show. Quello che l’editore mi ha chiesto è trasformare lo show di una persona in un telegiornale che avesse più punti ora sulla rete e fosse la spina dorsale della trasformazione che Rete4 in questi mesi sta mettendo in atto. Una rete con una forte vocazione all’informazione non può non avere un telegiornale che la connota.
E’ il ‘pur sempre’, riferito a Fede, che non riesco a capire. Sembra ci sia dell’astio.
Io so che se sono qua, oggi, come giornalista Mediaset lo devo un po’ anche a Emilio Fede perchè l’informazione in quest’azienda l’ha fondata lui. E ha fatto pagine di grande giornalismo.
E poi che è sucesso?
Nell’ultimo periodo il suo telegiornale aveva preso una deriva personalistica troppo accentuata sia per quanto riguarda la parte leggera (vedi Sipario o le Meteorine, un mondo che secondo me non appartiene all’informazione) sia dal punto di vista delle notizie: molto calcate, commentate, tagliate sulla figura del fondatore.
Meglio un palese essere di parte o meglio mantenere un’imparzialità di facciata?
Meglio un palese essere di parte. Ma quando questo palese essere di parte connota un intero telegiornale e influenza tutte le notizie dal profondo rischia di non trovare più dimora visto che una televisione commerciale non può chiudersi in una nicchia di simpatizzanti dell’una o dell’altra fazione. Un editore di una tv commerciale cerca di raggiungere tutto il pubblico possibile ed io con il Tg4 ho proprio questa ambizione.
E’ una necessità dettata anche dalle imminenti elezioni politiche?
Non credo, altrimenti avrebbero lasciato il telegiornale ad Emilio Fede. Credo siano ragioni puramente editoriali. Ci sono da riconquistare tutti i giorni quote di mercato e Rete4 con Feyles (il direttore di rete, ndDM) sta facendo un grande sforzo per ricrearsi una sua identità ed essere appetibile per target pubblicitari buoni, svecchiandosi un po’ ma senza perdere il suo core business che è quello di presidiare un’area matura del pubblico. E questo non puoi farlo lasciando una roba completamente avulsa dalla rete come l’informazione di Emilio Fede. Noi ora vorremmo fare un sistema integrato dell’informazione di cui il Tg4 è la spina dorsale e intorno ci sono programmi di prima serata e ce ne saranno di seconda.
Come mai Sipario e le Meteorine sono stati messi da parte?
Non rientrano nel mandato editoriale del Tg4. Non erano due prodotti coerenti col telegiornale che l’editore mi chiedeva di fare su Rete4. E secondo me non erano adatti nemmeno per il Tg di Italia 1, non mi profumavano di nuovo e di fresco.
Te lo chiedevo perchè con Lucignolo e con Live hai dimostrato di apprezzare anche l’infotainment. Cosa preferisci maggiormente: infotainment o informazione pura?
A me piace dare le notizie che il pubblico vuole sentire.
Si parla sempre dell’importanza del traino per il telegiornale. Non credi che l’edizione di Studio Aperto delle 12.25 smentisca un po’ questa teoria?
L’edizione delle 12.25 di Studio Aperto è l’edizione che mi dà maggiori soddisfazioni in assoluto. La gente la va a cercare e nasce da un’abitudine d’ascolto che va avanti da tanti anni. E’ sempre stata lì. Io sono convinto che il traino sia importantissimo però sono altrettanto convinto che sia sopravvalutato. A fronte di un’insufficienza del traino uno può giocare con gli ingredienti della cucina che c’ha in casa. Magari si può aprire in maniera un po’ più aggressiva per far salire la curva un po’ prima. E questo, chiaramente, ti comporta un po’ di critiche. Ma la botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere.
Preferisci di avere critiche positive dai salotti buoni oppure preferisci il consenso del pubblico?
Assolutamente il consenso del pubblico. La realtà dei critici più blasonati credo sia abbastanza scollegata dalla vita reale del Paese e spesso leggo critiche disinformate da parte di gente che scrive di televisione senza guardarla. Grande approssimazione e tutto basato su presunti quarti di nobiltà che attribuiamo a determinati giornalisti o a determinate star. Se sei nel salotto buono di Mediobanca sei uno che è giusto ascoltare; se non lo sei, devi sempre uscire dalla porta di servizio.
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Pippo76 dice:
Valerio, la tua analisi è perfetta. Qualcuno ancora non si è accorto di che tipo di tv hanno fatto a Mediaset negli ultimi 20 anni a livello di infotaiment ( completamente schierata e di supporto) Poi si permettono anche di fare le pulci a chi vuol fare un tv diversa dalla solita melassa..
Valerio dice:
Mi scuso per aver citato erroneamente Toaff ma mentre leggevo l'intervista al direttore del Tg4 Toti si è aperta la pagina dell'intervista a Lorella Landi de Le Amiche del Sabato (il link è sotto) e ho fatto confusione perché ho la schermata a scorrimento e le pagine se clicchi per errore su un link si caricano molto velocemente e se ti distrai continui a leggere un'altra intervista :D Ovviamente Toaff è autore di RaiUno e non anche dei tg Mediaset :) a prescindere da questa svista il succo del mio ragionamento non varia perché intendevo dire che Raiuno e Canale5 sono gestite spesso dalle stesse persone nominate dalla politica che spesso coincide con l'editore dell'azienda concorrente Mediaset (esempio Clemente Mimun o appunto la Perego che non è una dirigente ma se certo su RaiUno ci fosse un modo diverso di intendere la tv dopo certe trasmissioni su Canale5 non l'avrebbero presa in Rai).
Valerio dice:
@ Eldegge: prega che magari Silvio torni, così finirà di demolire ciò in cui ancora non era riuscito... Mi fa ridere che ti appigli agli ascolti bassi per attaccare la Parodi (La7 difficilmente fa alti ascolti) per cui se ti aspetti che la trasmissione chiuda per questo spero che i vertici di La7 non facciano l'errore di dare a quelli come te questa soddisfazione. Sarebbe la resa al modello televisivo berlusconiano del pomeriggio (lui non è più al governo ma la tv la fanno ancora e soprattutto i suoi fedelissimi) per cui, benché io la pensi diversamente sulla Parodi su moltissime cose (lei votò in passato per Berlusconi), non posso che esserle solidale perché dimostra di crederci nel voler fare una televisione del pomeriggio leggera ma alternativa per cui spero che la sua trasmissione abbia lunga vita. Quello che i vertici di RaiUno e di Canale5 (che poi sono la stessa cosa: Toaff "supervisiona" la trasmissione della Venier e ora anche i tg Mediaset?) vorrebbero è vederci obnubilati dal verbo berlusconiano: no, grazie. Ricordo ancora la Buona Domenica condotta nel 2008 da Paola Perego in cui, ad urne elettorali aperte (!!!) e in spregio delle leggi sulla regolamentazione della campagna elettorale (e del silenzio elettorale in tv dalle 24 ore precedenti alle aperture dei seggi), invitarono Donna Assunta Almirante a parlare dei rumeni facendo di tutta l'erba un fascio (con l'aiuto del solito pubblico che grida e sbraita) solo perché c'era stato un grave caso di cronaca nera - guarda caso a Roma dove c'era Veltroni - e bisognava tirare la volata al Pdl perché si rinnovava pure il sindaco della Capitale e perché Alemanno conquistasse la poltrona in Campidoglio. Quel tipo di tv fa schifo, se in Rai comandassero davvero i "comunisti" gente come la Perego non avrebbe più messo piede in azienda. Quindi, cosa ti turba? Che tra tante trasmissioni spazzatura del pomeriggio ce ne sia finalmente una fuori dal vostro controllo? Non temevate Geo & Geo perché ha un pubblico diverso e non fa infotaiment, invece la Parodi sì la temete perché sta sul vostro stesso terreno di scontro ma non siete più così certi che parlerebbe ancora a vostro favore o come garberebbe a voi.
Valerio dice:
Ahahahahah invidioso!!! Gli piacerebbe lo studio che ha la Parodi, lui che deve far condurre Tg4 e Studio Aperto da due studi (studi???) che sembrano sgabuzzini per le scope! Cristina Parodi Cover e Cristina Parodi Live non sanno affatto di copiato, mentre il Tg4 si ha tentato pateticamente col suo finto restyling di emulare il notiziario di Mentana con tanto di apertura per spiegare i temi dell'edizione della sera prima del lancio dei titoli. Ma il Tg4, Fede o non Fede, rimarrà sempre schierato da quella parte politica lì per cui ha poco dà dare lezioni di giornalismo, quando tornasse Berlusconi o qualche fedele al governo vedremo quanta voglia di dare notizie e di fare opposizione ci sarà ancora... Per quanto riguarda Studio Aperto, un telegiornale (telegiornale??) che rimanda in onda le bravate di YouTube, il Pulcino Pio e la solita carrellata di seni, cosce e sederi delle graziate di Arcore, è sintomatico del degrado intellettivo (non intellettuale, intellettivo) se l'edizione delle 12.30 fa più telespettatori di un notiziario serio e completo come il TgLa7 delle 20.00. Io non dico che non andrebbe visto, ma chi guarda solo quello che informazione può avere di ciò che accade nel mondo? Mi chiedo quanto cinismo ci sia nelle reti commerciali che puntano tutto sugli ascolti smarrendo il senso della misura, loro sì della realtà (spesso ingigantendo le notizie fino al ridicolo proprio come fa Studio Aperto nei titoli) e della deontologia giornalistica, della responsabilità che si ha quando si "informa" non dicendo sempre il vero o aggiungendo molto di proprio al fatto in sé. «A fronte di un’insufficienza del traino uno può giocare con gli ingredienti della cucina che c’ha in casa. Magari si può aprire in maniera un po’ più aggressiva per far salire la curva un po’ prima. E questo, chiaramente, ti comporta un po’ di critiche. Ma la botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere». Non c'è che dire: una vera e propria ammissione delle sue colpe. Cosa non si dice per qualche punto di share in più.