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Avetrana non deve temere la serie di Disney+

Il sindaco della cittadina ha ottenuto la sospensione ma i suoi timori non sono fondati. Vi diciamo perchè

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

25/10/2024 - 17:41

Avetrana non deve temere la serie di Disney+

© US Disney+

Il ricorso presentato dal sindaco di Avetrana, che ha portato alla sospensione cautelativa della serie Disney+ sull’omicidio di Sarah Scazzi – la cui uscita era prevista per oggi -, è come una diga che cerca di fermare un’onda nel mare in tempesta. Non basterà a tirar via la cittadina pugliese dall’occhio del ciclone, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni di Michele Misseri (sotto il video de Le Iene), che ha nuovamente rivendicato l’omicidio: la triste storia che ha reso “famosa” la città non sembra destinata a finire, così come il clamore che la circonda.

Perchè allora bloccare questa serie tv, nella quale Avetrana ne esce come una delle vittime? Perchè il sindaco Antonio Iazzi non lo sa, non avendo visionato le quattro puntate dirette da Pippo Mezzapesa. Ed è questo ciò che chiede di poter fare, unitamente ad una modifica del titolo Avetrana – Qui non è Hollywood, che però era stato annunciato oltre due anni fa. Dunque, il ricorso appare, come minimo, tardivo.

Ecco come viene descritta Avetrana nella serie tv

Il timore che Avetrana venga mostrata come una “comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata” è fondato? Non tanto, considerato che lì un crimine efferato c’è stato e qualcuno ha taciuto a lungo.

Quello che emerge – in un racconto che si basa su fatti reali ma ne romanza altri, come sempre accade – è una comunità incredula, che all’inizio non prende sul serio la scomparsa di Sarah ma poi si unisce per cercarla. Che vorrebbe essere di supporto alla famiglia, pur subodorando prima di chiunque altro che qualcosa non quadra. Una comunità che con alcune pur tardive confessioni darà una svolta a quelle stesse indagini che avevano messo in piazza dettagli privati di persone che non c’entravano nulla col delitto.

Certo, la sceneggiatura racconta anche degli avetranesi che del circo mediatico si sono nutriti, nonchè di quelli che con grande superficialità discutevano il caso in presenza della madre della vittima. Ma punta il dito soprattutto sul mondo esterno che invade senza rispetto le sue mura, che elimina ogni traccia di privacy, sui giornalisti che si fanno la guerra a caccia di scoop, sui turisti che vanno a visitare i luoghi del massacro in pullman organizzati. Non fa sconti a nessuno e racconta l’ignoranza e i peccati di tanti, tutte cose che quattordici anni di dirette e salotti televisivi avevano già avuto modo di sviscerare.

Il peccato dei singoli in ogni caso non ricade sulla città, perchè tutto il mondo è paese e in ogni città possono esserci assassini così come persone omertose e retrograde. E il peccato più grande è continuare a bloccare questa serie che risulta una lente meno morbosa e volgare tra tutte quelle che hanno analizzato questo caso di cronaca.

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