Ad una puntata dalla conclusione, possiamo senza dubbio dire che Attenti a quei due è una scommessa vinta: raggiungere il 18% di share in tempi di magra e contro un colloso sempreverde come Zelig è un’impresa ardua, e invece la prima rete pubblica è riuscita a tenere testa al varietà comico di Canale5 con un prodotto tutto sommato godibile, tant’è che Mauro Mazza ha deciso di dare fiducia a Pasquale Romano, autore nonché produttore con la sua Toro, con due puntate aggiuntive, segno che l’obiettivo è stato centrato.
Ma è anche un’occasione sprecata. Il format infatti ha tutte le carte in regola per “sfondare” e diventare un caposaldo di Rai1, se solo l’azienda pubblica credesse un po’ di più in ciò che produce. Attenti a quei due è un prodotto sì godibile, ma piuttosto artigianale, con quel retrogusto anni ‘80, tra le famiglie bisognose e il voto del pubblico in sala, veramente poco attuale.
La sensazione è che non si è riusciti, o forse non si è proprio potuto chissà, a creare “l’evento” attorno alle sfide tra i due protagonisti, nonostante il programma si presti molto di più in tal senso piuttosto che in un amichevole e gioioso gioco tra amici e colleghi, il più delle volte artisticamente poco attinenti. Il risultato invece è l’ennesimo varietà tipico di Rai1, che indubbiamente convince lo zoccolo duro della prima rete, ma che allontana tout court i target più giovani, già piuttosto lontani. Un passo avanti e un passo indietro: se le precedenti edizioni soffrivano la ripetitività della conduzione di Max Giusti e Fabrizio Frizzi, stavolta, con i duellanti a rotazione, a risultare deboli sono invece le prove.