Enrico Mentana paperone dell’informazione italiana, così come era emerso nei giorni scorsi con i vari rimbalzi per il web di cifre astronomiche? Niente affatto, almeno secondo quanto scrive il direttore del Tg di La 7 a Dagospia, principale molla di quelle indiscrezioni che stavano facendo storcere il naso a investitori e telespettatori.
Era già scoppiata l’indignazione per quella strana equazione in voga in Italia, e da cui è auspicabile che ci si liberi presto, secondo cui si può essere di sinistra solo se non si partecipa a feste con bevande non da hard discount o se non si fa shopping nelle vie più glamour delle città, come se sposare la causa del proletariato significhi necessariamente mantenere il tenore di vita delle classi sociali che si difendono.
Portafogli a destra e cuore da tutt’altra parte, con questo leit motif si stava cominciando a insistere sulla storia che si era alla solita e che è facile pettinare le bambole col pettine degli altri (perdonate la parafrasi del detto decisamente più colorito). Necessaria la smentita del Mitraglietta allora, in prima linea anche nella campagna acquisti che si muove attorno al destino de network che lo ospita:
”Caro Dago, magari guadagnassi quelle cifre! Di sicuro competerei per acquistare La7… Il mio vero stipendio è di 500mila euro annui lordi, più i premi di risultato. Le cifre che hai dato forse si riferiscono al costo dei programmi…”
Un contratto dunque nel miglior spirito delle imprese contemporanee, con una parte variabile profondamente legata ai ricavi che il singolo riesce a procurare grazie alla sua bravura e professionalità all’azienda per cui lavora. Ed è innegabile che con il suo telegiornale l’ex direttore dell’informazione di Canale 5 abbia fatto spiccare un volo non indifferente alla sua fascia oraria, e a cascata con l’indotto di immagine, e non solo.
Niente cifre a nove zeri dunque, secondo questa puntuale precisazione. Al massimo costi di produzione totali per la produzione dei programmi. Così è (se vi pare). Arriverà presto anche la confessione – smentita di Cristina Parodi, inizialmente annoverata tra i paperoni del tubo catodico?
1. Pippo76 ha scritto:
2 ottobre 2012 alle 11:19