10
aprile

LA FUGA DI TERESA. IL TV MOVIE CON STEFANIA ROCCA E ALESSIO BONI, QUESTA SERA SU RAI1

Alessio Boni e Stefania Rocca in La fuga di Teresa

Non solo fisiche. Spesso le violenze nei confronti delle donne possono essere anche psicologiche. Sono tantissime le mogli, fidanzate e compagne che, giornalmente, tra le mura domestiche, anziché sentirsi al sicuro, subiscono umiliazioni e atti di prevaricazioni dai rispettivi partner. Donne che accanto ai propri uomini, perdono la dignità, la sicurezza e la voglia di vivere.

A questa importante tematica è dedicato La fuga di Teresa, terzo tv movie del ciclo Mai per amore, in onda questa sera alle 21.10 su Rai1. Protagonista è Stefania Rocca nei panni di Laura, una donna felice, con un lavoro gratificante, ma che accanto al marito Stefano, un chirurgo di successo interpretato da Alessio Boni, perde a poco a poco il proprio orgoglio. Il marito, infatti, appena scopre il desiderio di indipendenza di lei, ne vuole fare un’altra donna, deformandola per amore. Un comportamento, quello di Stefano, che spinge con il tempo Laura al suicidio.

La pellicola diretta da Margarethe Von Trotta, alla sua prima esperienza lavorativa in Italia, cerca dunque di scavare il tema della violenza di tipo psicologico, feroce quasi quanto quella fisica, che logora l’esistenza di chi la subisce direttamente, e turba chi è costretto a vivere situazioni familiari apparentemente tranquille, ma in realtà tutt’altro che serene.

Nel film, la cui sceneggiatura porta la firma di Andrea Purgatori, Teresa (Nina Torresi), sedicenne, che da due anni studia in un collegio all’estero, non riesce, infatti, a rassegnarsi al suicidio della madre Laura, come invece sembra fare suo padre, che per quanto addolorato individua nella depressione della moglie la causa del suo gesto. Per conoscere la verità, la ragazza deve scavare nella sua memoria, ma soprattutto sapere cosa sia successo a sua madre che, dopo aver abbandonato una brillante carriera manageriale, ha passato due anni in un volontario isolamento.

Teresa decide di scappare di casa con l’unico amico, Miki (Alessandro Sperduti), un diciottenne ribelle e dalla cattiva fama, che è pronto a assecondarla, perché innamorato di lei. Il viaggio, che per Miki doveva essere una fuga romantica, diventa per Teresa il modo per riannodare i fili della memoria. Ripercorrendo i luoghi e incontrando le persone del passato, Teresa scopre infatti la sconvolgente verità sulla morte della madre.

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2 Commenti dei lettori »

1. La Zanzara ha scritto:

10 aprile 2012 alle 19:51

Qualche settimana fa, commentando in un altro blog, mi sono espressa a favore di questo ciclo di film incentrati sulla violenza nei confronti delle donne. Mi sembra però doveroso che il servizio pubblico affronti anche il tema nella prospettiva opposta, per venirne a capo: parliamo anche della “violenza delle donne” in qualche serie TV: voglio le “quote turchesi” … smettiamola con quest’ipocrisia e questo stereotipo della donna vittima sempre e comunque! Questi uomini nasceranno pure da qualcuno? Quando varcano la porta di casa trovano sempre delle sante? Io non ho mai subito la violenza di un uomo e se mi è capitato ammetto di essere stata fraintesa nella mia buona fede; quando ho subito è stato perché un uomo ha creduto che esiste un solo modo per confrontarsi con una donna: trattarla come una prostituta!
Perché accade questo? Io quando una persona non mi interessa non la strumentalizzo per avanzare nella scala sociale,comprare un vestito, per avere un lavoro, per comprare le sigarette, un borsa o delle scarpe! Nelle relazioni interpersonali nessuno procede con una domanda in carta bollata… se una persona fa una delle cose che ho appena detto pensa che io non sia così ingenua da pensare che ho incontrato un benefattore, magari lui pensa di avere solo quegli strumenti per attirare la mia attenzione e se accetto ha delle aspettative anche importanti e non necessariamente offensive! Molte donne però sono convinte che la libertà della donna passi attraverso il mediocre pensiero: sono libera di tirarmi indietro quando voglio! Sacrosanto, aggiungo io! Ma magari un po’ d’onestà non guasterebbe… non tutte le persone hanno una forza d’animo e un carattere tale da sostenere certe meschinità e così si crea terreno fertile per la violenza che pagheranno altre donne al posto nostro, fino a quando non arriverà il nostro turno! Non voglio giustificare gli uomini, sia chiaro, perché sarebbe auspicabile fare affidamento sui freni inibitori e sul buon senso: spesso non accade! Mi dispiace che le donne abbiano declinato i valori del femminismo solo in un senso di comodo… questo atteggiamento ci regala una società malata e corrotta in cui nessuno crede più a niente: ne alla politica, ne a qualunque altra cosa che si distacchi dall’alimentazione del proprio egocentrismo. Una società in cui nessuno ha l’idea di non essere solo non è una società civile: è un branco! Io non voglio vivere in branco e sono solidale con tutte le donne che subiscono di riflesso questa concezione materialistica della vita e della persona. La violenza è sempre il prodotto di un dolore. Mi auguro che impariamo a reagire al dolore con la pace e non a proiettarlo su altri!
Spero che nessuna donna sia vittima di un uomo che concepisce la donna come una proprietà da esibire e di cui disporre! Se ci sono uomini così chiediamoci: perchè questo comportamento malato?



2. silvia ha scritto:

11 aprile 2012 alle 05:01

purtroppo esistono tante bruttissime situazioni di questo genere, uomini (peter pan) che non riescono a staccarsi dai propri genitori_ pur avendo una propria famiglia (moglie e figli)_ e subiscono la loro influenza, le loro frustazioni e fanno male tanto male psicologico alla propria donna sono degli esseri spregevoli ipocriti e maledetti, se non arriva la giustizia terrena spero arrivi presto quella di DIO per gli uomini per le madri e per i padri di queste persone indegne……auguro loro morte lenta dolorosa e rimorsi all’infinito_



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