Mario Tozzi non fa promesse da marinaio, soprattutto se parla di naufragi ed ‘inchini’, di tragedie ed abissi. Perciò viene da credergli quando, in un’intervista che ci ha concesso, assicura che racconterà l’affondamento della Costa Concordia senza speculazioni di sorta. Il 20 aprile prossimo, il popolare geologo condurrà in prime time su La7 lo “Speciale Atlantide: Titanic-Concordia, la notte dei naufragi”. Tozzi analizzerà due grandi incidenti nautici della Storia: 100 anni fa toccava al transatlantico inglese, oggi alla crociera di Schettino. Il divulgatore di La7 presenterà una sua inchiesta girata all’Isola del Giglio e introdurrà anche il docu-drama della BBC Inside The Titanic, basato su testimonianze reali. Il tutto, seguendo un filo rosso teso tra presente e passato.
Mario, ma c’è ancora qualcosa che non sappiamo della Concordia?
Noi quell’incidente lo ripercorriamo tutto, perché il Titanic è stato molto raccontato, sceneggiato, cinematografato e invece della Concordia abbiamo i video amatoriali, le telefonate vere, le tracce Gps… Però ancora non sappiamo delle cose. Innanzitutto ad oggi la scatola nera non è stata analizzata nel dettaglio, poi non sappiamo le ragioni, se il ritardo nell’abbandono della nave fosse dovuto solo a trascuratezza, non sappiamo come mai la Concordia si sia messa in quella posizione e cosa accadeva in plancia di comando. C’è ancora parecchio da dire…
Non ti sembra che nel racconto televisivo della tragedia ci stata un’eccessiva spettacolarizzazione?
Senz’altro. Tanto è vero che noi facciamo un programma molto più sobrio e misurato. Tanto per cominciare non ci occupiamo nel dettaglio delle storie dei singoli naufraghi, e questo è successo molto per la Concordia, pure troppo. Il nostro intendimento è quello di analizzare quello che è accaduto dal punto di vista dei fatti, senza lasciarci andare troppo a giudizi. Se c’è stato un errore lo mettiamo in luce, ma non stiamo a entrare nell’animo del comandante Schettino o a vedere se c’era la moldava.
Quindi da voi non ci saranno i cosiddetti naufraghi di professione?
No, per carità di Dio! Io ne ho conosciuti! Ho partecipato a una ventina di trasmissioni e vedevo sempre ricomparire gli stessi personaggi. Hanno pure scritto subito libri, fatto video… una cosa incredibile!
Quando sei stato ospite a Porta a Porta hai anche ammirato da vicino il tanto discusso ‘plastico’ della Concordia. Pensi che una simile rappresentazione possa aiutare il pubblico a capire meglio l’attualità?
Francamente non credo. Penso piuttosto che uno possa raggiungere lo stesso scopo utilizzando altri tipi di supporto, per esempio una ricostruzione in 3D – come faremo nella nostra trasmissione – che parla più chiaro. Grazie al computer ti rendi conto da diversi punti di vista dove erano i passeggeri, come si sono mossi, dov’è cominciata la collisione. Invece il modellino, anche aperto, è troppo piccolo per poter vedere bene, assolve una funzione simbolica, non aiuta a comprendere e rimane un oggetto quasi fine a se stesso.
La Concordia è davvero il Titanic del 2012?
Secondo me abbastanza, nel senso che le due vicende si somigliano parecchio. La differenza fondamentale sta nel comportamento dei due comandanti, perché Edward Smith rimane sul Titanic fino all’ultimo, affonda con tutto l’equipaggio e si prende delle responsabilità, cosa che non avviene sulla Concordia. Detto questo, le due navi sono pressapoco lunghe uguali e hanno quasi la stessa velocità, naufragano di notte e col mare calmo. Una prende un iceberg, l’altra uno scoglio, poi in entrambi i casi ci sono una serie di imprudenze e si fa un grosso affidamento alla tecnologia. Dunque le somiglianze ci sono, anche se non per le proporzioni della catastrofe.
Com’è cambiata la divulgazione televisiva in questi anni?
A Gaia, il programma che ho condotto per quasi 10 anni su Rai3, eravamo agli inizi degli effetti speciali. Li usavamo per primi noi in prima serata. Questo è stato un fattore di maggior comprensione ma anche di appeal. Oggi la computer grafica è diventata più raffinata ma dal punto di vista dell’uso non mi sembra sia cambiato un granché, non ho visto un passo in avanti. Qualche volta noi abbiamo utilizzato la grafica mettendoci dentro il conduttore: può darsi che questo sia un po’ il futuro per la tv generalista, perché ci sono talmente tanti documentari sul satellite che non avrebbe così senso mandare ancora programmi con parecchi documentari.
Qualche anno fa la Rai trasmetteva Gaia, oggi invece c’è Voyager… credi sia cambiato qualcosa?
Io sono stato forse il primo conduttore ricercatore; nel caso di Voyager e di altri programmi ci sono invece dei conduttori-giornalisti che hanno fatto un’esperienza di comprensione delle materie scientifiche. Voyager punta molto sull’aspetto suggestivo, molto apprezzato dagli italiani, che fa supporre che ci sia sempre dietro qualche cosa. A dir la verità a fine puntata in genere Roberto Giacobbo dice sempre “però gli scienziati ci dicono che non è così…”. Ma intanto ha fatto due ore su quell’argomento. Noi avevamo un altro approccio, quello di raccontare le materie della natura facendo parlare la Terra stessa.
L’inchiesta che vedremo in onda resterà un’esperienza isolata o hai altri progetti con La7?
Questa inchiesta segue un piccolo percorso che avevamo cominciato facendo due speciali dedicati alle alluvioni e alla giornata della Terra. Nel prosieguo credo che con la rete qualcosa faremo. I progetti ci sono e probabilmente proseguiremo su questa rotta, dedicandoci con particolare cura a qualche evento. Questo speciale contiene anche il film della BBC e i nostri contenuti di autoproduzione: ci abbiamo messo una settimana a girarlo! Abbiamo voluto dargli un sigillo di qualità.
1. Giuseppe ha scritto:
10 aprile 2012 alle 19:36