di Massimo Dorati – [Hai perso la prima parte? Clicca qui] Abbiate pietà, so benissimo che è come farvi fare un’escursione in rafting. Vi sto facendo saltare sulle rapide degli ascolti zappingando da un argomento all’altro, ma credo sia necessario per capire certe dinamiche. Come dice il mio amico Fiorello (ancora lui…) “Chiedo Schiuma”. Io direi “Chiedo tenia”.
Ora svisceriamo l’argomento di natura sociologica, un pò pesante ma utile a capire alcune sfumature delle problematiche che stiamo trattando. E’ indiscutibile il senso di grave precarietà che ci sta attanagliando, una sorta di paura endemica si è impossessata del nostro vissuto quotidiano. Se poi ci aggiungiamo il lavoro che manca, i soldi che scarseggiano, una non visione del futuro, cosa ci resta da fare se non restare a casa la sera a guardare il vecchio caro televisore 600 pollici al plasma con 18 telecomandi che non servono a nulla? E se poi ci aggiungiamo che questa nostra povera Italia è un paese di anziani, di over 65 in continuo aumento, questo elemento chiude drammaticamente il cerchio.
La gente comune non è, per capirci, il popolo di twitter o dei social network; il “popolo” come negli anni 60 cerca in tv l’emozione, la risata, utilizza la stessa come strumento di compagnia. In definitiva la gente cerca rassicurazione, cerca storie o programmi in cui possa riconoscersi, emozionarsi, divertirsi; cerca cose che là fuori non trova perche là fuori c’è quel senso incombente di paura misto a precarietà. La gente ha bisogno di certezze, cerca quel “passato” che tanto bene conosce, e anche in tv rifiuta il futuro perchè non lo conosce mentre preferisce adagiarsi su cose già viste ma che gli infondano tranquillità e stati emotivi che non accrescano ulteriormente l’ansia del vivere.
Fatta questa premessa, parlare di Don Matteo è automatico. Grande successo in numeri e in gradimento determinato principalmente dalle storie, dal cast, sempre quello, da un ritmo che infonde tranquillità e che prende per mano il telespettatore senza colpi di scena destabilizzanti. Stessa storia per la fiction con la Pivetti, Provaci Ancora Prof. Vince il concetto della “sana normalità”, un tempo così noiosa ma oggi diventata il vero valore aggiunto del gradimento popolare del successo in numeri.
Altro elemento su cui soffermarsi, è il crollo quasi verticale dei programmi di approfondimento che discettano di politico. Questo, per svariati motivi: 1) la ‘dipartita’ di Berlusconi 2) la perdita di credibilità della politica e dei politici stessi.
Esaurito questo triste argomento, risaliamo sulla canoa e rimmergiamoci nelle rapide dei palinsesti e delle scelte strategiche e parliamo di Canale 5, della rete ammiraglia.
1. MisterGrr ha scritto:
26 marzo 2012 alle 17:37