Difficile capire quanto una fiction possa influenzare il pubblico. Ciò che è certo è che il successo di serie tv, come Il Capo dei Capi e Romanzo Criminale, ha in qualche modo sdoganato l’immagine di alcuni tra i più terribili criminali italiani, facendoli apparire a volte persino simpatici agli occhi dei telespettatori. Una moda, quella della “mitizzazione” del crimine e della malavita, a detta di molti pericolosa, e per questo da sempre oggetto di numerose polemiche. Diattribe e discussioni ritornate con forza in questi giorni, in vista del debutto questa sera alle 21,30 su Sky Cinema 1 HD della miniserie Faccia D’angelo.
La fiction con protagonista Elio Germano nei panni di Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta, uno dei criminali più abili e spietati d’Italia, è stata criticata addirittura dallo stesso Maniero. La “faccia d’angelo”, ora libero e pentito, dopo aver visto soltanto il promo, ha sentenziato:
“Non è così che si comporta un malavitoso. Una misera fiction per fare cassetta, che ha stravolto la verità e il senso del libro al quale si è ispirata (La serie è liberamente tratta dal libro Una storia criminale di Andrea Pasqualetto e dello stesso Felice Maniero ndDM). Un messaggio che incoraggia a imboccare la cattiva strada. I giovani lo devono sapere, e non mi va che invece con questi film la criminalità diventi fascino”
Dello stesso parere dell’ex-criminale, anche il sindacato della Polizia, che chiede a Sky di bloccare la messa in onda della miniserie.
Franco Maccari, segretario generale del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza delle Forze di Polizia) dichiara:
“E’ ora di finirla con la beatificazione mediatica di criminali e assassini, televisione e cinema continuano a sovvertire la scala dei valori, imponendo modelli di illegalità e violenza. Maniero rischia di diventare un nuovo affascinante eroe per i ragazzini, che dovrebbero invece essere educati al disprezzo di personaggi che hanno ucciso in maniera spietata gente innocente, tra cui tanti uomini delle forze dell’ordine“
Anche i senatori del Pdl Giovanbattista Caligiuri, Francesco Bevilacqua e Giuseppe Valentino, sembrano pensarla allo stesso modo:
“La nuova serie su Sky dedicata al boss della Brenta Felice Maniero rischia di produrre gli stessi effetti negativi di “Romanzo Criminale, la serie”: una grande opera artistica, ma che ha smosso negli adolescenti istinti negativi. Chiediamo al Ministro Severino ed al presidente Tamburino di consentire e autorizzare studi e analisi su questi criminali perche i giovani devono sapere che si tratta di gente spietata che ha ucciso innocenti, civili e uomini delle forze dell’ordine. Bisogna spostare l’orario delle fiction in seconda serata e fare controinformazione”
Pronta la risposta di Andrea Scrosati, Vice President Programming & Promotions Sky Italia, che sulle pagine de Il Corriere della Sera, respinge al mittente le accuse e dichiara:
“Faccia d’ angelo è un film, non è un documentario, non è un reportage. Prima di giudicarlo occorre vederlo. E vedendolo nessuno, ma proprio nessuno, potra’ sostenere che ” beatifica un criminale” o ” inneggia alla violenza”. Anzi. Il messaggio che emerge è esattamente l’ opposto. Emerge la tragedia che la violenza produce in chi la subisce e, in ultima analisi, anche in chi la perpetua. Emerge l’ impegno degli uomini dello Stato che combattono l’ illegalita’, esponendosi, rischiando, spesso con mezzi infinitamente piu’ limitati di quelli dei loro avversari. Emerge lo straordinario talento di Elio Germano, che dipinge il dramma di chi pensava che i soldi potessero comprare ogni cosa, e finisce da solo, con i propri fantasmi. Emerge la capacita’ di un gruppo di giovani attori veneti di interpretare un’ epoca, una cultura, una deviazione, una colpa, la sua pena, la sua tragedia. Emozioni, sentimenti, drammi su cui da quando esiste la scrittura si cimentano i prodotti culturali, dalle tragedie greche, a Shakespeare, Goethe, e molti altri”
Chissà se tra gli spettatori che questa sera e lunedì 19 marzo seguiranno la miniserie, ci sarà veramente qualcuno intenzionato a tentare una carriera criminale come quella di Maniero. Un criminale abile, ambizioso, spietato, che tenne banco sulle pagine di cronaca nera per anni, con colpi efferati, rapine spettacolari e clamorose evasioni. Una parabola che inizia con un’ascesa che sembra inarrestabile e si conclude con una resa inevitabile.
Prodotto da Gabriella Buontempo e Massimo Martino di Goodtime per Sky Cinema, e diretta da Andrea Porporati – autore anche del soggetto e della sceneggiatura assieme ad Elena Bucaccio ed Alessandro Sermoneta – Faccia d’Angelo è stato girato per 9 settimane nelle zone del Brenta, a Venezia e in Slovenia.
Siamo nel Veneto contadino dalla fine degli anni ’70, allora chiamato “il Sud del Nord”. E’ in questo scenario che muove i primi passi il “Toso”, protagonista della storia romanzata del gangster. Cresciuto in una famiglia di umili origini, in pochi anni costruisce un impero partendo da rapine, sequestri di persona, taglieggiamento. Abile “imprenditore del crimine”, il Toso approfitta della crescente ricchezza dei piccoli centri tra Padova e Venezia e dell’iniziale miopia delle forze dell’ordine per mettere in piedi una banda potentissima e spietata, la “Mala del Brenta”, come viene chiamata dai giornali, che conquista il controllo del gioco d’azzardo di tutto il Nord Est fino oltre il confine dell’ex Jugoslavia, allargando lentamente il suo giro d’affari allo spaccio di droga e al contrabbando di armi, e che si lascia dietro una lunga scia di cadaveri. Parallela alla storia del Toso, c’è quella degli investigatori e dei magistrati che per anni sono sulle sue tracce e cercano di incastrarlo senza successo. E’ solo dalla fine degli anni ‘80 che, grazie ad un meticoloso lavoro di indagini che mette in collegamento i vari crimini nel territorio del Brenta, le forze dell’ordine riescono a perseguire il Toso e la sua banda, con l’accusa di associazione mafiosa, formulata per la prima volta per un’organizzazione non del meridione. Inizia una vera e propria caccia all’uomo, che tiene banco sulle prime pagine di giornali e telegiornali, fatta di evasioni ingegnose e rocambolesche, come quella attraverso l’antico sistema fognario del carcere di massima sicurezza di Fossombrone, e lunghe latitanze, dalle quali il boss continua a gestire i suoi affari. Fino all’ennesima cattura e all’amaro finale.
Sia questa sera che lunedì prossimo, alle 22.40 su History (canale 407) andrà in onda La Mala del Brenta – la vera storia, che testimonia la parabola di Felice Maniero non solo attraverso le interviste ai membri della sua efferata “holding criminale”, ma dando voce anche a coloro che si sono battuti per anni dalla parte dello Stato e della legalità, dedicando parte della propria vita a dargli la caccia.
1. Tyrael87 ha scritto:
12 marzo 2012 alle 16:35