Ultimo appuntamento questa sera alle 21,10 su Rai1 con Un passo dal cielo, la fiction con protagonista Terence Hill nei panni di Pietro, irreprensibile guardia forestale. Dati auditel alla mano, il bilancio della “nuova” serie targata Lux Vide non può che considerarsi positivo. Ben 6 milioni di spettatori con uno share del 24% hanno infatti seguito le avventure di Pietro e compagni. Un risultato più che prevedibile per un prodotto realizzato su misura per il pubblico della prima rete di Stato. Lo stesso pubblico che dal lontano 2000 segue con passione ed interesse le vicende di Don Matteo, altra serie Lux Vide con protagonista lo stesso Hill. Tra le due fiction, entrambe nate da un soggetto di serie e con la regia di Enrico Oldoini, le similitudini non sembrano certo mancare.
La cittadina di Gubbio ha lasciato spazio al paesino di San Candido, nella provincia di Bolzano; qui, tra le Dolomiti, Terence Hill si ritrova ancora una volta ad interpretare il ruolo del supereroe. Il personaggio di Pietro, saggio e determinato, risolve con gran facilità qualsiasi problema e ingiustizia gli si presenti innanzi, rappresentando per la comunità un punto di riferimento oltre che un’importante guida morale. Privo di bicicletta, decisamente scomoda per affrontare le impervie stradine di montagna, ma in sella ad un cavallo come ai vecchi tempi in cui lo chiamavano Trinità, tra lupi da salvare, misteriosi avvelenamenti e immancabili disgrazie, Terence Hill non sbaglia mai un colpo.
La parte di commedia, in grado di bilanciare la disciplina e l’austerità del protagonista, ma soprattutto fondamentale ad alleggerire i toni della serie spetta come in Don Matteo ai più “umani” comprimari. Ad ereditare il ruolo di Nino Frassica alias Maresciallo Cecchini è il commissario napoletano Vincenzo Nappi, interpretato da Enrico Ianniello, mentre l’ingenuo Huber, interpretato da Gianmarco Pozzoli, rappresenta un degno sostituto del sacrestano Pippo (Francesco Scali) e della perpetua Natalina (Natalie Guetta).
Un passo dal cielo ricalca un canovaccio sin troppo collaudato, non rappresentando nulla di innovativo nel panorama della fiction italiana ma mostrando, al contrario, numerosi limiti comuni alla serialità del nostro paese. Nella fiction di Rai 1, ancora una volta, sembra non esserci la voglia di cercare di rendere reali o quantomeno verosimili le vicende narrate. Può capitare così che in Südtirol non si senta neppure lontanamente un accento tedesco o un dialetto del luogo, ma gli abitanti originari del paese, parlino con inflessioni venete e romane. Una realtà completamente e ingiustamente italianizzata dove gli scenari da cartolina e le bellezze del Trentino, rimangono fini a se stesse, con buona pace della Business Location Südtirol, società di Bolzano che mirando ad un ritorno di immagine ha finanziato il progetto.
1. serio ha scritto:
17 maggio 2011 alle 12:22