Sarà il tempo che passa inesorabile, o forse più probabilmente il nuovo meccanismo, legittimo ma ammazzaspettacolo, ma la finale di Amici a cui abbiamo assistito ieri sera è stata sicuramente quella che ci ha tenuto meno con il fiato sospeso, e non per i valori in campo. Non è bastato il crisma della giuria ulteriormente arricchita a dare quel soffio di emozione in più. Per un programma ormai istituzionalmente allargato e così ricco di duetti ed ospiti già dalle prime puntate del serale ci voleva quel qualcosa in più, difficilissimo da trovare, e che non è arrivato. Se non avessimo visto le celeberrime tutine colorate probabilmente avremmo pensato a una delle tante puntate.
Proprio ora che la De Filippi riesce a convincere persino Michele Santoro che i suoi amici hanno una testa per pensare si consuma il picco più basso di adrenalina. Sviolinate da destra e da sinistra, tanto dalla danza quanto dal canto, tardive e forse doverose, al programma che più di tutti ha riacceso la coscienza e l’educazione allo spettacolo a casa dell’italiano medio. Che lo facciano i giornalisti ormai non è più una novità, ma che a schierarsi a favore della Castigatrice siano anche delle bandiere autoriali come Vecchioni e la Mannoia, rende veramente l’idea di come il programma sia riuscito ad emanciparsi verso l’alto, quest’anno più che mai. Amici sembra essere diventato però come quelle donne che proprio nel momento in cui correggono i propri difetti non trovano più marito.
Vincono Denny Lodi e Virginio Simonelli, il trionfo torna ad avere volti maschili e visi d’angelo. Annalisa si aggiudica il premio della critica, mentre Francesca si aggiudica a sorpresa la borsa di studio dello sponsor per seguire un corso intensivo di due mesi a Nashville. Difficile immaginarsi la salentina pestifera già a disagio nell’ambiente non troppo formale di Amici, alle prese con i grandi circuiti del voice star system made in Usa. Sulla vittoria di Virginio, già più vicino al pubblico sin dalla vigilia, ha pesato probabilmente l’abbinamento a due mostri televisivi del momento come Il professore e La Pasionaria. Per il prodigio Giulia invece poca gloria, conferma che forse si era esagerato nei complimenti. Diventa oggetto d’interesse solo per il presunto flirt con Stefano De Martino infatti.
Quelle carte finali sulle note dei Queen quest’anno non abbandonano i fan a quell’incredibile senso di vuoto da liturgia televisiva che i veri affezionati sentivano alla fine degli scorsi cicli. Una finale molto sobria e dai buoni contenuti spettacolari ma che un retrogusto di amarezza lo lascia comunque. Massimo rispetto però per il televoto sovrano e per l’espressione del pubblico da casa, croce e delizia della trasmissione.
Per i ragazzi è sicuramente un lieto fine: tra contratti e assegni, per qualche mese ci sono garanzie di lavoro. Per la produzione e gli autori è un’edizione che proprio nella vocazione celebrativa del decennale ha trovato il suo miglior pregio e il suo peggior difetto: l’idea d’innovare in senso più sofisticato e meritocratico doveva accompagnarsi a scelte più audaci anche dal punto di vista delle forme narrative. Non si può ambire al jazz, al soul, al gran pas clasique continuando a giocare con le tutine colorate, le squadre e le stelline ma soprattutto non si può entrare in un negozio di antiquariato e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo.
1. Vincenzoo ha scritto:
7 marzo 2011 alle 12:33